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Non sono gli allevamenti le principali fonti di emissioni

“Oltre il 70% delle emissioni nocive che influenzano il clima e la salute umana proviene dalle città”, spiega il WWF. Confermando che il problema non sono gli “allevamenti intensivi”.

Oltre il 70% delle emissioni nocive che influenzano il clima e la salute umana proviene dalle città”: è quanto sottolinea il WWF durante la promozione della sua iniziativa “Urban Nature”. La festa della Natura in città torna per la sua VIII edizione con centinaia di appuntamenti in tutta Italia, fino al gran finale di sabato 28 e domenica 29 settembre a Roma. L’evento mira a sensibilizzare sull’importanza del verde urbano e del suo ruolo nel contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico e dell’inquinamento nelle città. Confermando di fatto quando ribadiamo da tempo: i principali nemici del clima e della salute atmosferica non sono i cosiddetti “allevamenti intensivi”.

Secondo il WWF infatti, la mancanza di aree verdi nelle città contribuisce pesantemente all’aumento delle temperature, all’inquinamento dell’aria e al maggior rischio di eventi climatici estremi. L’assenza di verde in città è tra i principali responsabili della creazione di isole di calore, a causa della sproporzione tra materiali edili, come asfalto, cemento, metallo e la presenza di aree verdi. Il WWF ricorda che oltre il 4% della mortalità estiva nelle città europee è attribuibile alle isole di calore urbane e solo nel 2023 il caldo ha causato 47.690 decessi in Europa, con l’Italia tra i Paesi con i più alti effetti del calore sulla mortalità giornaliera.

Dati che scagionano una volta di più gli allevamenti come massimi contributori alle emissioni. Già il report annuale ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che collabora con l’iniziativa del WWF, aveva evidenziato che l’agricoltura in Italia causa circa il 7% delle emissioni di polveri sottili e il 2,5% di quelle PM2,5, le più dannose, mentre trasporti, riscaldamenti e attività industriali sono responsabili del restante 93%.

Valorizzazione del verde urbano

Il WWF insiste nella valorizzazione del verde urbano come soluzione efficace per mitigare i danni ambientali, attraverso la piantagione di alberi e piante in città per ridurre significativamente le temperature, prevenire danni da inondazioni, mitigare nubifragi improvvisi e contribuire a migliorare la qualità dell’aria. Il tutto, rimuovendo fino al 20% del particolato emesso dal traffico, dall’edilizia e dalle industrie. Infatti, un ettaro di foresta urbana può rimuovere quantità significative di particolato PM10 e ozono troposferico, migliorando così la salute pubblica. Ad esempio a Medellín, in Colombia, i “corridoi verdi” creati aumentando la presenza di alberi e piante, hanno diminuito la temperatura media locale di circa 2°C, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e dimostrando come l’incremento del verde urbano sia uno strumento efficace ed essenziale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

“Per quel che riguarda l’inquinamento, un solo ettaro di foresta urbana può rimuovere mediamente 17 kg/anno di PM10 e 36 kg/ anno di ozono troposferico, quello presente negli strati dell’atmosfera in cui viviamo”, afferma Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia: “Con Urban Nature, la nostra festa della natura in città, vogliamo diffondere il valore e la cura della natura in città per il benessere delle persone, rinnovando il modo di pensare e pianificare gli spazi, e favorendo azioni virtuose da parte di amministratori, comunità, cittadini, imprese, università e scuole per proteggere e incrementare la biodiversità nei sistemi urbani”.

Bene il verde urbano, ma attenzione agli incendi

Occorre però aggiungere che “il verde urbano è una gran bella cosa, ma l’aumento di biomasse nelle aree abitate rende più difficile il contenimento degli incendi di interfaccia, soprattutto se questa proliferazione è incontrollata. Vedasi il caso di Roma quest’anno.”, commenta Giuseppe Pulina, Professore ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti dell’Università di Sassari: “Il fatto è che raramente si pensa che il fuoco è un essere vivente, nel senso che non esisterebbe senza la vita (biomasse da bruciare) e l’ossigeno (prodotto dalle piante e alghe). Per cui sì al verde pubblico, ma no alle foreste urbane che potrebbero diventare più un rischio che un vantaggio.”

“Se si vuole fare funzionare la città come la campagna – aggiunge l’esperto – occorre disarticolare il sistema urbano con isole urbanizzate in una matrice territoriale vasta con ampi mosaici di servizi ecosistemici. È un po’ lo schema italiano che invece di mandare tutti in grandi aree urbane ha preferito lo scattering territoriale con il modello della “provincia”. Basta che questo modello conservi i corridoi rurali per l’agricoltura e non sia riempito di cemento delle zone industriali e commerciali, che ne vanificano l’impronta positiva di regimazione di clima e acque. La campagna in città noi l’abbiamo già: basta pensarci, programmarla e conservarla”.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.