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“Street Food”: quando la carne la fa da padrona

Cibo di strada. Esiste da sempre, ma oggi è veramente una tendenza, in Italia e nel mondo. Sono tante le ricette a base di carne, simbolo dello street food nazionale e internazionale.

Paese che vai street food che trovi. Sia in Italia sia all’estero è un’abitudine consolidata fermarsi per strada ad acquistare ghiottonerie da gustare passeggiando o sedendosi su una panchina. Si tratta di cibi che hanno un’intramontabile storia gastronomica, preparati al momento, irresistibili ai più e che vedono la carne come protagonista principale. Dal pani ca’ meusa a Palermo agli arrosticini abruzzesi, dagli gnummarieddi pugliesi e lucani al panino con le spuntature, senza tralasciare Currywürst, Choripan, Tamales, Nikuman e tanto altro. La nostra rassegna degli irrinunciabili cibi di strada.

Arrosticini, prelibatezze d’Abruzzo

Gli arrosticini sono un tipico piatto abruzzese a base di carne di pecora, tagliata a piccoli pezzi, infilata in spiedini di legno e cotta sul braciere. L’arrosticino perfetto prevede carne di pecora adulta, ossia massimo di 4-5 anni, tagli più e meno nobili combinati in maniera alternata: tre pezzi di carne a due di grasso. La giusta quantità di parte grassa non va sottovalutata dal momento che contribuisce a mantenere la morbidezza della carne in cottura, infatti più la pecora è grassa, tanto più l’arrosticino è tenero e gustoso.

Gnummareddi dalla tradizione del sud Italia

Spostandoci a sud, in Molise, Puglia e Basilicata è impossibile non assaggiare gli gnummareddi, ovvero involtini di interiora, avvolti all’interno di budello di agnello o capretto, aromatizzati con foglie di alloro e cotti alla griglia. Si trovano ovunque, al mercato, alle feste, alle fiere paesane: è un pasto veloce che prende vari nomi, a seconda di dove ci si trovi, come gliomarieeli, gnumaredd, mazzacorda, tumacedd, mugliatiedd, marro, cazzammarro, cibreo, ma il minimo comune denominatore è la bontà.

Pane Ca Meusa, a Palermo è il più buono

Il re dello street food siciliano, ma soprattutto palermitano è il pane ca meusa, un panino con un mix di frattaglie, milza compresa, da cui il nome. L’origine di questa proposta culinaria è ebraica e risale al medioevo, quando gli ebrei palermitani impegnati nella macellazione della carne non potendo venire retribuiti per precetto religioso, trattenevano come ricompensa le interiora che rivendevano come farcitura insieme al pane.

La preparazione di questo cibo prevede la bollitura o la cottura a vapore delle frattaglie, che poi vengono tagliate a fettine sottili, soffritte nello strutto e utilizzate per farcire il tipico panino morbido detto vastedda oppure la mafalda. Ma non finisce qui. Si può scegliere se arricchire il tutto con del caciocavallo oppure della ricotta grattugiata, per poi mangiare il pane ca meusa caldo.

Panino con le spuntature

Tipico della provincia di Ancona, nelle Marche, si tratta di un panino farcito con interiora di vitello o agnello, arricchito nel gusto con peperoncino e altri aromi. Nel resto d’Italia con il termine “spuntature” si indicano le costine di maiale; nelle Marche, invece, le spuntature sono il budello dell’intestino tenue del vitello da latte usate senza eliminare il chimo, cioè il latte presente nello stomaco e nell’intestino dell’animale che se ne nutriva.
Le spuntature marchigiane vengono lavate per bene, poi messe a marinare con vino bianco, sale, aglio, rosmarino, salvia, pepe nero e a volte peperoncino, infine arrostite sulla griglia.

Lampredotto, per il panino più celebre di Firenze

L’abomaso, il quarto stomaco del bovino, non offre solamente prodotti molto utili come il caglio, ma può essere a sua volta mangiato. L’uso forse più celebre è quello del lampredotto, ossia l’abomaso usato dai trippai fiorentini (ricordiamo sempre le proprietà della trippa) per preparare il tradizionale panino. Il lampredotto nel suo insieme è di colore scuro e deve il suo nome alla lampreda, un animale simile all’anguilla un tempo molto diffuso nell’Arno, perché la sua forma ricorda quella della bocca di questo particolare pesce.

Currywürst, tipico street food tedesco

Il currywürst è un tipico cibo di strada tedesco, diffuso soprattutto a Berlino, e venduto nei chioschetti agli angoli delle strade. L’invenzione di questa pietanza viene attribuita a Herta Heuwer che, nel settembre del 1949, cominciò a diffondere con il suo chiosco ambulante questa salsiccia bollita, tagliata a rondelle, condita con una salsa a base di concentrato di pomodoro, ketchup e spolverizzare con il curry. C’è addirittura un museo in suo onore: il Deutsches Currywurst Museum, con la storia della pietanza e i trucchi per preparare questo piatto berlinese per eccellenza e la possibilità di prepararlo virtualmente.

Ali di pollo fritte, il top dello steet food americano

Le alette di pollo fritte sono tra il fast food più semplice e apprezzato in America. Si tratta di alette di pollo, appunto, lasciate marinare in un mix di salsa barbecue, peperoncino, paprika, cipolla e latte, poi panate in una farina speziata e fritte in olio di palma. Una volta cotte, si servono calde e coperte di salsa barbecue piccante oppure di tabasco, vanno mangiate con le mani, senza troppe formalità.

Choripan, dall’Argentina alla Spagna

Questo tipico street food argentino e spagnolo è un panino ripieno di chorizo, un salame piccante, accompagnato talvolta da chimichurri o salsa criolla. Diffuso anche Uruguay, Paraguay e Cile, la nascita del Choripan è attribuita ai gauchos, cowboy argentini che grigliavano la carne sui falò e forse proprio i primi a preparare i choripàn. Per gustare quello vero, bisogna trovare i puesto de choripàn, spesso presenti nei parchi o lungo le strade durate le parate e i festival. 

Mici, in Romania

I mici sono polpette dalla forma allungata a base di carne di manzo, spesso mista a carni di maiale e di pecora, aromatizzata con pepe nero, aglio, santoreggia, coriandolo e altre spezie della tradizione romena. I mici vengono cotti alla griglia e serviti con senape, pane e birra. Le origini di questo piatto si perdono nella leggenda. Secondo la versione più accreditata, in un ristorante del centro storico di Bucarest, nel 20° secolo, il proprietario rimase senza le budella per le salsicce, così pose il ripieno di carne direttamente sulla griglia e inventò i mici. 

Nikuman, street food orientale

Il nikuman è un raviolo al vapore giapponese, simile al baozi cinese. Si prepara cucinando al vapore un impasto salato di farina e acqua ripieno di carne di maiale. Il risultato è una sorta di focaccia dalla forma sferica schiacciata, di consistenza simile al pane, che viene consumata calda. Cucinato nei banchetti di strada, viene tenuto al caldo in speciali contenitori e si mangiano accompagnati con salsa di soia, oppure con la senape.

Tamales, America Centrale

Questi fagottini sono un piatto tipico dell’America centrale, ma diffusi anche nella cucina peruviana. Sono a base di mais e ripieni di carne. L’impasto viene avvolto in foglie di pannocchia o mais, banane, avocado o maguey (agave americana), mentre la cottura può avvenire al vapore o possono essere lessati in abbondante acqua. In Messico esiste una quantità considerevole di tipi di tamales con molti ripieni, e nella regione azteca vengono consumati quotidianamente a colazione o come merenda.

Non resta che lasciarsi tentare dallo street food e, alla prima occasione utile, provare le varie prelibatezze che caratterizzano i luoghi in cui vengono preparate anche da molti decenni.

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.