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Stalle italiane al top contro l’antibiotico-resistenza

In campo veterinario già si è fatto molto per ridurre l’impiego di farmaci, ma è negli allevamenti che l’uso di antibiotici è letteralmente crollato. Lo riconfermano gli ultimi dati del rapporto ESVAC.

Il mondo della salute animale, con in prima linea allevatori e veterinari, si sta preparando all’appuntamento del 28 gennaio 2022, quando scatteranno le nuove regole per la prescrizione dei farmaci veterinari. A partire da quella data, infatti, entrerà in vigore l’obbligo di utilizzare il Registro elettronico dei trattamenti veterinari degli animali in produzione zootecnica.

Non solo si saprà quante e quali ricette sono state firmate (già esiste la ricetta elettronica), ma si conosceranno con esattezza la quantità e il tipo di farmaco utilizzato e la specie animale trattata. Il monitoraggio dell’impiego degli antibiotici (e non solo loro) sarà così completo e si saprà chi li usa e in quali quantità.

In campo #veterinario già si è fatto molto per ridurre l’impiego di #farmaci, ma è negli #allevamenti che l’uso di #antibiotici è crollato. Lo riconfermano gli ultimi dati del rapporto #ESVAC. Condividi il Tweet

Un passo avanti importante nella lotta all’antibiotico-resistenza (AMR – antimicrobial resistance), fenomeno in crescita e responsabile di molte vittime, destinate ad aumentare se non si interviene con decisione. E il primo passo da compiere è un uso mirato e ridotto al minimo degli antibiotici stessi.

In campo veterinario già si è fatto molto per ridurre l’impiego di questi farmaci e lo dimostrano i dati diffusi a livello europeo da EMA, l’agenzia europea per il farmaco nel recente rapporto ESVAC (European surveillance of veterinary antimicrobial consumption). Tra il 2011 e il 2020 l’impiego di antibiotici nelle stalle europee è diminuito del 43,2%. Bene notare che per gli antibiotici “strategici”, come cefalosporine di ultima generazione e fluorochinoloni, per i quali va privilegiato l’impiego in campo umano, la riduzione è stata del 33% per le prime e quasi del 13% per i secondi.

Negli #AllevamentiItaliani la riduzione delle vendite di #antimicrobici nel periodo preso in esame dal rapporto #ESVAC ha superato il 51%, quasi l’8% in più rispetto alla media europea. Condividi il Tweet

Significativa anche la riduzione delle polimixine, il cui uso nelle stalle europee è drasticamente calato (meno 76%). Gli allevamenti europei hanno dunque preso molto sul serio le raccomandazioni che, nel solco della filosofia One Health promossa dalla OMS, indica nella riduzione dell’uso di antibiotici una delle soluzioni per contrastare la comparsa dei fenomeni di antibiotico-resistenza da parte dei batteri.

Gli allevamenti italiani non sono stati da meno e, in alcuni casi, sono riusciti a far meglio dei loro colleghi europei. In Italia la riduzione delle vendite di antimicrobici nel periodo preso in esame ha superato il 51%, quasi l’8% in più rispetto alla media europea. Emblematico il caso delle polimixine, il cui uso in zootecnia è stato quasi azzerato rispetto al 2011 (meno 97,7%). Stride con questi dati positivi il consumo ancora elevato di antibiotici che EMA attribuisce all’Italia.

In attesa che la #RicettaElettronica ci dica con precisione come stanno realmente le cose (anche su esportazioni di #farmaci, loro reale uso nei #pet ecc.), è interessante notare come questi #antibiotici vengano somministrati. Condividi il Tweet

Per fare questo confronto, EMA si affida a un complicato algoritmo che mette in relazione i dati delle vendite di farmaci con il numero di animali allevati. Numeri da non prendere in termini assoluti, avverte la stessa EMA, ma che ci vedono al terzo posto, dietro a Cipro e Polonia per quantità di principio attivo utilizzato. Troppo, tanto da immaginare un qualche errore nelle “formule” adottate.

In attesa che ricetta elettronica e registro elettronico del farmaco ci dicano con precisione come stanno realmente le cose (occorre fra l’altro tenere conto delle esportazioni di farmaci, del loro reale uso negli animali da affezione), è interessante notare come questi antibiotici vengono somministrati.

Bisogna prendere atto dell’ottimo lavoro svolto nelle #stalle italiane contro lo sviluppo dell’#AMR: impegno che rischia di dare pochi frutti se non seguito con altrettanta determinazione in #medicina umana. Condividi il Tweet

Per questa analisi, le vie di somministrazione sono state divise da EMA in sei gruppi. Le più utilizzate sono le soluzioni orali (57%), le premiscele (22,5%), i prodotti iniettabili (12%) e in polvere (7,4%). Stando a questa distinzione, si potrebbe dedurre che gran parte degli antimicrobici siano destinati ai monogastrici, come polli e suini e solo in minima parte a bovini e ovini adulti. Il prossimo report dell’EMA, che per l’Italia potrà riportare i dati esatti provenienti dai database informatici sull’impiego dei farmaci, darà risposta anche a queste incongruenze.

Nel frattempo, non resta che prendere atto dell’ottimo lavoro sin qui svolto nelle stalle italiane per contrastare lo sviluppo dell’AMR, un impegno che rischia tuttavia di dare pochi frutti se non sarà seguito con altrettanta determinazione in medicina umana. E su questo fronte sembrano ancora molte le criticità da risolvere. Stando alla denuncia della Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), troppo spesso si assiste a un uso improprio delle terapie antibiotiche in campo umano, che si rivelano inappropriate in un caso su quattro.

C’è dunque molto da lavorare. Ma ora va sottolineato che, quando si parla di antibiotico-resistenza, non bisogna puntare il dito solo contro gli allevamenti.

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.