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Sempre meno farmaci nelle stalle europee

Sempre più sani e sicuri i prodotti di origine animale. Questa la conclusione delle migliaia di controlli sulle produzioni delle stalle europee, dalle carni alle uova.

Su oltre 600mila campioni esaminati solo l’1,7 per mille presenta tracce di sostanze indesiderate, a volte solo contaminanti ambientali. Poco più di nulla. Sono gli esiti di un ciclopico lavoro di monitoraggio condotto da Efsa, l’ente europeo per la sicurezza alimentare che da 12 anni raccoglie gli esami realizzati da tutti i Paesi dell’Unione europea, ai quali si aggiungono Regno Unito, Norvegia e Islanda. L’ultima relazione annuale, relativa al 2021 e i cui esiti sono stati recentemente diffusi, evidenzia la costante e progressiva riduzione del numero di campioni irregolari (definiti non conformi nel linguaggio “ufficiale”). Nonostante l’aumento del numero di campioni raccolti le “non conformità” sono state inferiori a quelle degli anni precedenti. In flessione anche le presenze di contaminanti ambientali, come pure di sostanze chimiche e coloranti. Praticamente assenti (0,03%) le sostanze vietate.

Rispetto assoluto dei requisiti richiesti

Scorrendo le pagine del rapporto, si apprende che tutti i Paesi hanno rispettato i requisiti richiesti per le modalità e la frequenza di campionamento, un segnale della accresciuta sensibilità nei confronti di questo tema. Entrando nel dettaglio, si nota ancora una volta la completa assenza di ormoni, come gli stilbenici. Si è ridotta inoltre rispetto all’anno precedente la presenza di residui di antitiroidei. Entrambi questi due gruppi di farmaci possono avere effetti anabolizzanti per favorire la crescita. Anche i controlli su campioni mirati (quelli sui quali è maggiore la possibilità di trovare situazioni irregolari) hanno mostrato una flessione delle irregolarità (0,24% contro 0,27-0,35% dei quattro anni precedenti). Interessante notare che l’Olanda figura fra i Paesi dove si è riscontrato un numero più elevato di bovini trattati con sostanze anabolizzanti, mentre nessun caso è stato registrato in Italia.

Non poteva mancare una forte attenzione alla presenza di antibiotici, a fronte della crescente  diffusione di batteri resistenti. Appena lo 0,14% del totale dei campioni esaminati ha mostrato livelli superiori alla norma. Va però evidenziato che la maggior parte di queste irregolarità si riferisce al miele (0,96%). Praticamente assenti i residui di antibiotici dalle carni avicole europee, dove irregolarità sono state riscontrate in appena lo 0,05% dei campioni esaminati.

Italia prima della classe

Se a livello europeo si vantano ottimi risultati, in Italia la situazione è persino migliore. Nel caso dei bovini il nostro Paese registra le percentuali più basse di residui di antimicrobici, farmaci veterinari e contaminanti ambientali, contrariamente a Francia e Germania, dove il riscontro di campioni non conformi è più frequente. Situazione analoga per i suini, dove le pochissime irregolarità dei campioni italiani si contrappongono alle più numerose di Germania, Francia e Spagna. Nessun caso è stato evidenziato per i prodotti avicoli italiani.

Parlando di antimicrobici merita un cenno quanto si sta facendo in Italia per contrastare la crescita di batteri antibiotico-resistenti. Un problema sanitario che si fa sempre più preoccupante e che è causa di un inaccettabile numero di decessi. Per affrontare il problema è stato predisposto un piano quinquennale che seguendo la strategia One Health coinvolge salute dell’uomo e degli animali. Promosso dal ministero della Salute, il piano riconosce l’importante riduzione nell’impiego di antibiotici registrata in campo veterinario. La conferma arriva dagli esiti del PNR (Piano nazionale residui), dove su 30mila campioni esaminati solo 5 (0,017%) mostrava tracce superiori alla norma.

Ancora una volta la zootecnia europea e quella italiana in particolare, risponde responsabilmente agli appelli delle autorità sanitarie nella lotta all’antibiotico resistenza, riducendo ogni anno di più l’impiego di antimicrobici. Al contempo i prodotti di origine animale offrono ottime garanzie di sicurezza e salubrità. Merito di un capillare lavoro di controllo che inizia nelle stalle e prosegue senza interruzioni lungo tutta la filiera produttiva.

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.