Salumi italiani, 2017 in netta ripresa
I dati del 2017 del settore dei salumi italiani tracciano uno scenario molto positivo: in ripresa fatturato, produzione, consumi ed export. Durante l’assemblea ASSICA, si è parlato di neo-protezionismo, nuovi trend di consumo, innovazione, promozione del Made in Italy e di Sistema Paese.
L’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria (ASSICA), nella sua assemblea annuale tenutasi ieri a Milano ha posto al centro della discussione il tema dell’internazionalizzazione, oltre a presentare i dati economici di un settore, quello dei salumi italiani, che in netta ripresa torna nel 2017 a crescere nel fatturato, nell’export, e registra una ripartenza nei consumi interni.
Le aziende associate ad ASSICA – circa 180 rappresentative dei più importanti marchi della salumeria italiana – esprimono l’80% del fatturato industriale della produzione delle carni trasformate (salumi, carni in scatola, grassi suini lavorati) pari a oltre 8 miliardi di euro. Di questi, circa 1,5 miliardi di euro sono provenienti dall’export. Nel convegno si sono approfonditi gli scenari futuri del settore alimentare, il secondo per fatturato in Italia, e del settore della lavorazione e trasformazione delle carni suine.
“I nostri prodotti, con la loro distintività qualitativa rispetto ai concorrenti internazionali, mantengono il loro appeal presso i consumatori in Italia e nel mondo. Questa specificità della nostra salumeria lega strettamente il nostro comparto all’immagine del made in Italy alimentare. Made in Italy che – ha dichiarato il Presidente Nicola Levoni – si identifica nel “saper fare” dei nostri produttori: ovvero nella ‘ricetta’, nelle tecnologie e nella cultura della qualità che caratterizza da sempre la nostra industria”.
Nel complesso dei dodici mesi del 2017 la produzione di salumi (compresa la bresaola) si è attestata a quota 1,177 milioni di tonnellate con un rialzo di +0,3%. Il fatturato, invece, ha fatto registrare un discreto miglioramento: 7.977 milioni di euro (+1,3%).
La struttura dei consumi interni ha visto al primo posto sempre il prosciutto cotto, con una quota pari al 26,5% del totale dei salumi, seguito dal prosciutto crudo – ridimensionatosi al 21,9% – da mortadella e wurstel saliti al 19,2%, dal salame in aumento al 7,9% e dalla bresaola stabile all’1,3%. Chiudono gli altri salumi, scesi al 23,2%
Secondo le elaborazioni ASSICA sui primi dati ISTAT, nel corso del 2017 il nostro export ha raggiunto quota 179.318 ton (+3,3%) per un valore di 1,5 miliardi di euro (+6,9%). Un risultato soddisfacente, soprattutto considerando che il contesto economico in cui è maturato, caratterizzato da costi crescenti, ha imposto una revisione del mix dell’offerta.
“L’export si è confermato anche nel corso del 2017 un traino irrinunciabile – ha affermato Nicola Levoni, commentando i dati ISTAT. “Il nostro settore, già molto penalizzato dalle barriere non tariffarie, ha seguito con particolare attenzione l’evolversi dello scenario internazionale e l’acuirsi delle tensioni legate ai neoprotezionismi. Nonostante le molteplici difficoltà, l’Associazione ha continuato a investire tempo ed energie sui fronti internazionali più delicati come quello cinese, senza tralasciare i mercati consolidati.” Il saldo commerciale del settore ha registrato un incremento del +6,5% attestandosi a 1,3 miliardi di euro.
Rispetto ai consumi interni, sebbene soddisfatto dalla tanto attesa ripresa, Levoni ha commentato: “L’importante aumento dei prezzi della materia prima e la risalita dei costi degli altri fattori di produzione hanno reso fragile la ripresa, soprattutto per le fasi a valle della filiera, per le quali gli effetti positivi dell’incremento della domanda finale sono stati maggiormente stemperati dagli aumenti dei costi”.
Per maggiori informazioni, visitate il sito di ASSICA.