TOP

Ricetta elettronica: la salute animale entra nel futuro

Con la ricetta elettronica veterinaria non si eliminano solamente un sacco di carta e scartoffie, ma si può finalmente tracciare un quadro preciso dei farmaci utilizzati per curare animali, dimostrando una volta per tutte se il problema di un loro eccessivo utilizzo riguarda gli allevamenti oppure altri ambiti.

Basta con la carta, ora la prescrizione di farmaci per gli animali si farà solo in formato digitale. Lo dice la Gazzetta Ufficiale numero 89, dove è pubblicato il decreto che impone l’obbligo della ricetta elettronica veterinaria. L’Italia è fra i primi Paesi europei, insieme alla Spagna, ad adottare queste nuove regole che promettono un controllo puntuale sull’impiego dei farmaci veterinari, antibiotici compresi.

Per comprendere quanto profonda sia questa trasformazione, è opportuno ricordare come si procedeva sino a ieri. Il veterinario era tenuto a scrivere la ricetta in quattro copie, delle quali una andava all’allevatore per l’ordine in farmacia, una era destinata all’archivio in allevamento, una terza all’archivio del medico veterinario e infine la quarta era consegnata alla Asl di competenza territoriale. Un sistema complicato da gestire e ancor più da controllare. L’avvento della ricetta elettronica cancella tutta questa procedura, rendendola più semplice e di più facile controllo.

Basta con la carta, ora la prescrizione di farmaci per gli animali si farà solo in formato digitale. Lo dice la Gazzetta Ufficiale numero 89, dove è pubblicato il decreto che impone l’obbligo della ricetta elettronica veterinaria. Condividi il Tweet

Il veterinario scrive la ricetta sul proprio computer, ma va bene anche un tablet o uno smartphone, purché collegato a Internet. La ricetta viene immessa nel sistema informatico gestito dal ministero della Salute (sul portale Vetinfo), che al ricevimento della richiesta genera un numero univoco, che fa riferimento al farmaco richiesto, al veterinario ordinante e all’allevamento che lo utilizzerà e infine all’animale al quale il farmaco è destinato. Con questo numero si potrà richiedere il farmaco presso la farmacia o presso il grossista. Prima di arrivare a questo punto, è necessario che l’allevamento e gli animali siano iscritti all’anagrafe zootecnica e al contempo che il medico veterinario sia registrato sul portale Vetinfo.

La ricetta elettronica spazza via molti adempimenti burocratici, ma al contempo comporta una certa complessità organizzativa, risolta con un lungo lavoro di preparazione sia del sistema, sia dei medici veterinari, che hanno potuto frequentare corsi di aggiornamento e di preparazione all’uso dei nuovi sistemi. Un lavoro difficile, che ha comportato qualche ritardo, peraltro comprensibile, nell’applicazione del nuovo sistema digitale, prima previsto al via nel settembre dello scorso anno e poi rimandato all’inizio del 2019. Infine si è dovuto attendere il parere della Corte dei Conti, cui spettava l’ultima parola prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

La ricetta elettronica spazza via molti adempimenti burocratici, ma al contempo comporta una certa complessità organizzativa. Condividi il Tweet

Quello della semplificazione è solo uno dei vantaggi della nuova ricetta e nemmeno il più importante. È intuibile la facilità con la quale sarà ora possibile tracciare ogni farmaco veterinario, cosa che favorirà ancor più un uso corretto del farmaco stesso, con ovvie ricadute sulla salute pubblica. Poi si avrà un monitoraggio puntuale della situazione sanitaria degli allevamenti, conoscendo tempestivamente quali sono le patologie più diffuse o emergenti. Chi se ne intende parla di una più efficiente attività di farmacovigilanza e di analisi del rischio sanitario. Contribuirà a ottimizzare questo obiettivo il sistema ClassyFarm, che su base volontaria suggerisce a tutti gli allevamenti un modello di autocontrollo (guidato dal veterinario aziendale) per individuare eventuali aree di miglioramento.

Con la ricetta elettronica si può poi conoscere, finalmente, qual è il reale uso di farmaci in campo animale, distinto fra animali da compagnia e animali da reddito, come sono definiti quelli destinati alla produzione di alimenti per l’uomo. Potrà così essere sciolto un enigma che da tempo affligge il settore, imputato di un eccessivo impiego di antibiotici. Alcune supposte incongruenze sui dati Italia pubblicati nel rapporto ESVAC (progetto di monitoraggio comunitario) inducono, infatti, a ritenere che i numeri reali di consumo siano più bassi rispetto a quelli del venduto riportati nel rapporto.

Con la ricetta elettronica si può poi conoscere, finalmente, qual è il reale uso di farmaci in campo animale, distinto fra animali da compagnia e animali da reddito. Condividi il Tweet

Molti o pochi che siano gli antibiotici utilizzati in campo animale, il problema dell’antibiotico-resistenza, come si definisce la crescente inefficacia degli antimicrobici contro batteri che divengono sempre più insensibili alle terapie, va combattuto su tutti i fronti. Gli allevatori stanno facendo la loro parte e da tempo è in atto una continua riduzione di questi farmaci, il cui uso è sceso almeno del 30% negli ultimi cinque anni. Nel rispetto del principio One Health (un’unica salute, quella dell’uomo e quella degli animali), anche da parte dei medici c’è un forte impegno in questa direzione. Un impegno che rischia però di essere vanificato dall’uso improprio che a volte si fa degli antibiotici, particolarmente preoccupante in medicina umana, sia nelle strutture di assistenza sanitaria, sia nel “fai da te” casalingo.

Colpa di una scarsa cultura sanitaria, tanto che il 57% degli europei non sa che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus. Questi i dati emersi da uno studio promosso dalla Commissione europea e nel caso dell’Italia il 60% delle persone crede che gli antibiotici uccidano i virus. Prova ne sia che, sempre in Italia, il 38% si dice convinto della loro efficacia per la cura di raffreddori e influenze. Occorre più educazione sanitaria e Il lavoro da fare è ancora lungo.

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.