Se si fa una scelta, se ne scelgono le conseguenze
Birthe Steenberg, European Livestock Voice: “Non vi diremo cosa mangiare, bere o indossare. Ma ciò che vorremmo mostrarvi è il nostro punto di vista. Perché quando si fa una scelta si scelgono anche le sue conseguenze.”
Birthe Steenberg, Segretario Generale di Avec (associazione dei produttori avicoli europei) e tra i portavoce dell’iniziativa European Livestock Voice, spiega durante il webinar “The future of meat” (“Il futuro della carne” – vedi video qui sotto) organizzato dall’associazione di studenti SIB Groningen dell’omonima università olandese perché la carne e quindi il settore zootecnico sono così importanti.
Non vi diremo cosa #mangiare, bere o indossare. Ma ciò che vorremmo mostrarvi è il nostro punto di vista. Perché quando si fa una #scelta si scelgono anche le sue #conseguenze. Condividi il TweetPartendo dal ruolo della carne nell’evoluzione umana e dalle maggiori dimensioni del nostro cervello a cui nei millenni ha portato il suo consumo, Steenberg passa ad un dettaglio decisamente interessante: le condizioni di salute di quelle popolazioni di cacciatori che, ancora oggi in alcune parti del mondo, consumano grandi quantità di carne: dagli Inuit della Groenlandia agli Hadza in Africa, passando per altre popolazioni di Asia ed Americhe, Birthe Steenberg fa notare che, con un consumo di carne che in alcuni casi raggiunge i 500 kg pro-capite all’anno, i problemi di salute di queste persone sono molto inferiori rispetto a quelli riscontrati nelle società sviluppate, che pur avendo consumi di carne molto inferiori mantengono stili di vita (e spesso un’alimentazione) assai differenti.
Sedentarietà, cibi iper-processati, sostituzione delle proteine animali con cibi vegetali dalle elevate calorie (a parità di quantità – 133 g – e di proteine – 28 g – ad esempio, un petto di pollo ha 140 chilocalorie, contro le 430 di un piatto di fagioli) dimostrano insomma che non è tanto la quantità di carne che si mangia o meno a creare problemi di salute, quanto un insieme di molti altri fattori.
#Sedentarietà, #cibi #iperprocessati, sostituzione delle #ProteineAnimali con cibi #vegetali dalle elevate #calorie: non è la #carne a creare problemi di #salute, ma un insieme di molti fattori. Condividi il TweetElencati da Steenberg anche i motivi per cui il settore zootecnico e quello agricolo sono complementari, sempre ricordando che la necessaria riduzione dei fertilizzanti chimici, così come un’agricoltura biologica, non sarebbero possibili senza il letame ed i concimi naturali provenienti dagli allevamenti.
Altro tema importante trattato nel webinar: quali sono le principali fonti di gas ad effetto serra legate alle attività umane? Nonostante ciò che ripetono in modo quasi ossessivo alcune Ong ambientaliste, non gli allevamenti. Tempo di guardare alle vere origini del cambiamento climatico, insomma: settore energetico e trasporti in primis. Non solo, c’è da ricordare che il settore agricolo negli ultimi trent’anni ha visto calare di molto le proprie emissioni, per motivi che soprattutto in Europa vanno da una ridotta produzione rispetto al passato ad una maggiore efficienza (si produce più di prima, con meno risorse).
La riduzione dei #fertilizzanti chimici, così come un’#AgricolturaBiologica, non sarebbero possibili senza il #letame e i #concimi naturali dagli #allevamenti. Condividi il TweetE come non parlare di benessere animale, tema così sentito sia dagli allevatori che dall’opinione pubblica occidentali? Ebbene, Birthe Steenberg ricorda durante il suo intervento che la legislazione europea non è solo la più stringente al mondo in questo senso, ma anche che è basata su dati e fatti scientifici, e quindi si occupa dei reali bisogni degli animali a seconda delle specie a cui appartengono. Il problema, sottolinea però l’esperta danese, è che oggi questo argomento è trattato più a livello emozionale che scientifico.
Il rischio, seguendo un approccio puramente emotivo e in quanto tale spesso irrazionale (quello di chi vuole la fine dell’allevamento industriale in Europa, per intenderci), è di demolire le nostre eccellenze per poi importare carne e cibi di origine animale da Paesi terzi ben lungi dal rispettare le regole europee su benessere animale, rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, sicurezza ecc. Un rischio che stiamo già correndo, in realtà. In questo modo tutto ciò che è stato fatto negli ultimi decenni in Europa per raggiungere maggiori livelli di efficienza e sostenibilità sarebbe reso vano. Una legislazione eccessivamente contraria al consumo di carne come quella che sembra volersi fare strada nei prossimi anni potrebbe devastare non solo l’intero settore zootecnico e buona parte di quello agroalimentare, ma appunto portarci anche a dipendere da realtà extra-europee nell’approvvigionamento di cibi animali (di qualità ed “eticità” inferiori).
Dobbiamo conoscere la #scienza e i #fatti che stanno dietro le #ProduzioniAnimali, in modo da adottare le giuste #politiche. #MeatTheFacts Condividi il TweetIn conclusione, facendo presente che nel mondo la domanda di carne sta comunque crescendo, Steenberg spiega cosa sarebbe un mondo senza allevamenti, elencando i danni ambientali, paesaggistici, culturali ed economici (dietro ogni allevamento europeo ci sono almeno 7 posti di lavoro in aree rurali) a cui una si andrebbe incontro se ciò dovesse realmente accadere. Il tutto, ricordando che le produzioni animali non sono tutte uguali. Quelle biologiche, ad esempio, fortemente promosse dalla Commissione europea anche attraverso la strategia Farm To Fork, sono ottime, ma richiedono ad esempio un maggior quantitativo di acqua e di altre risorse.
Dobbiamo dunque conoscere la scienza ed i fatti che stanno dietro le produzioni animali in modo da adottare le giuste politiche, sottolinea Steenberg, perché se ci si basa solo sulle emozioni si possono fare scelte non solo sbagliate, ma anche pericolose. Sia per gli animali, che per la salute umana, che per l’ambiente.
Qui l’intervento di Birthe Steenberg, in inglese.