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“Promuovere la dieta mediterranea, non quella vegana”

Ormai si sa: se si vuole restare in salute, meglio evitare gli estremismi alimentari che escludono a priori questo o quell’alimento, e scegliere la dieta mediterranea, vero caposaldo della corretta alimentazione. A ribadirlo è un importante nutrizionista: Luca Piretta, docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e componente del Consiglio direttivo della Sisa (Società italiana di scienza dell’alimentazione), sottolinea quanto ormai la validità scientifica della dieta mediterranea sia messa in secondo piano dall’avanzare di diete che possono causare rischi per la salute.

“La letteratura scientifica internazionale in questi ultimi anni – premette l’esperto – ha raccolto una enormità di evidenze che concordano sul fatto che la dieta mediterranea sia il modello di alimentazione più congeniale alla salute dell’uomo, soprattutto per quanto riguarda i Paesi del bacino mediterraneo”. Dieta che “non si discosta poi troppo da quella vegetariana, in quanto si tratta di una dieta ‘semivegetariana’, poiché gli alimenti prevalenti sono di origine vegetale (frutta, verdura e cereali). La stessa dieta considera molto importanti numerosi alimenti di origine animale (latte, uova, pesce, carne) perché in grado di apportare nutrienti fondamentali per la salute (vitamina B12, ferro, selenio, zinco, proteine) dei quali, da un punto vista nutrizionale, non sarebbe consigliabile privarsi”.

E’ proprio sul termine ‘semivegetariana’ “che c’è tutta la differenza e su questo bisogna ragionare. Gli studi scientifici che mettono in risalto i vantaggi della dieta vegetariana – spiega – sono fatti nei confronti dei regimi ricchi di carne e non nei confronti della dieta mediterranea. Rispetto a quest’ultima non si evidenzia alcun vantaggio, al contrario si sottolinea il rischio di esporre ad alcune carenze come osservato in numerosi studi, in particolare se si segue una dieta vegana”.

“Si dice spesso che nei prodotti vegetali ci sono proteine e minerali come nei prodotti animali: questo può essere vero ma il problema risiede nel fatto che – prosegue Piretta – molti di questi nutrienti hanno una scarsa biodisponibilità per la presenza frequente (nei legumi per esempio) di fitati, ossalati e inibitori enzimatici che rendono queste importanti sostanze difficilmente utilizzabili dal nostro organismo”.

Non solo: “Per molte persone la quantità di frutta e verdura che si dovrebbe consumare per compensare la carenza di prodotti di origine animale come carne e pesce non è tollerabile da un punto di vista gastroenterologico“. “Rispetto al consumo di carne – avverte – occorre però considerare che negli ultimi anni il consumo di prodotti animali (in particolare la carne rossa) probabilmente è stato di molto superiore alle reali necessità dell’individuo”.

La parola chiave è, dunque, “educazione. Bisogna educare correttamente la popolazione alla gestione intelligente delle varie tipologie di alimenti (vegetali e animali) in base agli studi scientifici attualmente disponibili per garantire la salute dell’uomo e del pianeta. Ci sono modelli alimentari che, pur non scevri da difetti e passibili di miglioramento, sfruttano l’impiego di prodotti alimentari sia di origine vegetale (in maggior misura) che animali (in minor misura) e questa dovrebbe essere la tendenza da seguire sforzandosi di non confondere e sovrapporre condizionamenti ideologici a dati scientifici.

Gli sforzi di promozione della salute in termini di alimentazione dovrebbero essere orientati alla promozione del modello di dieta mediterraneo piuttosto che quello vegetariano o vegano, come invece recentemente promosso da alcune importanti giunte comunali”, conclude.

Fonte: Metoeweb.it

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.