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PAC: non è vero che finanzia gli allevamenti intensivi

Curioso come qualche movimento ambientalista punti il dito contro gli allevamenti, impropriamente indicati fra i maggiori responsabili di inquinamento, per chiedere siano bloccati i finanziamenti che Bruxelles destina alla zootecnia. Poi si scopre che il mondo degli allevamenti è quello più trascurato dalla PAC.

Continuano gli attacchi di alcune associazioni ambientaliste a settore zootecnico ed Istituzioni europee, colpevoli secondo una piccola parte del mondo ecologista di ricevere finanziamenti dalla PAC, la Politica Agricola Comune senza far niente per il clima. L’ennesima campagna basata su false notizie, o nel migliore dei casi mezze verità. Come chi si occupa veramente di questi temi sa, infatti, con la PAC non va nulla ad allevamenti suini ed avicoli (se non per accrescere il benessere animale), mentre vanno solo pochi spiccioli ai bovini, generalmente a supporto delle economie locali e di iniziative mirate alla tutela del territorio. Ma non c’è da stupirsi delle inutili e controproducenti pretese di chiudere i rubinetti dei sostegni comunitari. Perché in pochi, purtroppo, possono dire di conoscere bene cosa sia la PAC e come “funzioni”.

Curioso come qualche movimento #ambientalista punti il dito contro gli #allevamenti, quando il settore è il più trascurato dalla #PAC. #StopFakeNews Condividi il Tweet

La PAC, ricordiamolo, è il “collante” sul quale si è saldata già dai suoi albori l’Unione europea, quando ancora si chiamava CEE, la Comunità economica europea.  Alla PAC si è affidato il compito di eliminare le distorsioni alla concorrenza che gli interventi dei singoli Stati producevano sui mercati agricoli, impedendo un libero scambio delle merci.

Costava molto la PAC di allora, e negli anni ‘80 arrivò ad assorbire il 66% del bilancio dell’Unione. E non sempre erano soldi spesi bene. Ancora c’è memoria delle eccedenze realizzate da disattente politiche di intervento. Oggi la PAC costa assai meno, “solo” 58,4 miliardi, poco sopra il 36% del bilancio dell’Unione, che nel 2019 è di 161,7 miliardi di euro. Cifre importanti, che in futuro si vorrebbero ridurre.

Perché spendere tanto per agricoltura e allevamenti? La domanda è legittima, tanto più che in un soprassalto di estremismo ambientalista si accusa il settore primario di polluzione ambientale. Certo, anche le produzioni agricole hanno un impatto sull’ambiente e per questo l’attuale PAC premia i comportamenti virtuosi, incentivando le “buone pratiche” agricole, sostenendo i pascoli e penalizzando le monocolture. Ma non è questa la risposta alla domanda iniziale.

L'attuale #PAC premia i comportamenti virtuosi, incentivando le #BuonePratiche agricole, sostenendo i #pascoli e penalizzando le #monocolture. #StopFakeNews Condividi il Tweet

I sostegni all’agricoltura europea riconoscono il ruolo che questa svolge nella tutela dell’ambiente e nel contrasto al dissesto ecologico, inevitabile laddove l’agricoltura arretra. A quello ambientale si associa quello sociale, garantendo disponibilità di una varietà di alimenti sicuri e a prezzi competitivi. Un compito che gli agricoltori, alla mercé di fattori che sfuggono al loro controllo, come il clima, non potrebbero svolgere avendone in cambio un dignitoso tenore di vita, peraltro a fronte degli importanti investimenti economici richiesti da una impresa agricola.

Con complicati meccanismi di distribuzione di questi aiuti, la PAC sostiene con pagamenti diretti il bilancio delle aziende agricole, favorisce l’ingresso dei giovani e il ricambio generazionale, aiuta i produttori in zone difficili come la montagna. Al contempo orienta le produzioni con i pagamenti accoppiati e incentiva la ricerca di sistemi e mezzi innovativi attraverso i Piani di Sviluppo Rurale (PSR). Il risultato è nei numeri, quelli dell’ambiente in primo luogo. Gli incentivi ai prati permanenti e alla biodiversità (fanno parte del capitolo “greening” della PAC) hanno ridotto le emissioni del 2% su base annua, come ricordato da Phil Hogan, commissario all’Agricoltura del precedente governo europeo. Risultato analogo, con un meno 1,5%, lo hanno ottenuto i capitoli dei PSR dedicati alla riduzione dei gas serra.

La #PAC incentiva la ricerca di sistemi innovativi con i Piani di #SviluppoRurale: gli unici fondi ricevuti dal mondo degli #allevamenti, e nemmeno in forma diretta. #StopFakeNews Condividi il Tweet

È con il ricorso ai sostegni dei PSR che nelle regioni più vocate alle attività zootecniche si sono messe a punto le migliori pratiche di allevamento capaci di ridurre le emissioni di gas serra, aumentando al contempo il potere fertilizzante delle deiezioni. Sono gli unici soldi che il mondo degli allevamenti ha ricevuto e nemmeno in forma diretta, ma attraverso i risultati delle ricerche e delle prove di campo.

Perché, è bene ricordarlo, la PAC attraverso le Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) sostiene molti settori, dall’ortofrutta alla vitivinicoltura, ma non gli allevamenti avicoli e nemmeno quelli di suini. Gli unici soldi che Bruxelles a volte destina a questi allevamenti servono a tamponare le perdite subite da qualche emergenza sanitaria o da catastrofi ambientali. Nulla di più. Qualche spicciolo solo per gli allevamenti di bovini da carne, purché “sostenibili”. Quelli da latte, poi, poco hanno avuto e molto hanno dato, dopo aver pagato le multe delle quote latte.

La #PAC attraverso le Organizzazioni Comuni di Mercato sostiene molti settori, dall'ortofrutta alla vitivinicoltura, ma non gli #allevamenti #avicoli e nemmeno quelli di #suini. #StopFakeNews Condividi il Tweet

Ora si stanno predisponendo gli schemi sui quali articolare i prossimi sette anni di PAC, quella che va dal 2021 al 2027. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea e le spinte ad una riduzione del bilancio comunitario stanno rallentando le decisioni. Sempre più probabile uno slittamento al gennaio del 2022, mentre la nuova PAC avrebbe dovuto prendere avvio nel gennaio del 2021. Molti i timori per un taglio delle risorse destinate all’agricoltura. C’è chi in modo miope caldeggia che siano gli allevamenti a pagare il tributo più alto a questa ipotesi di taglio degli aiuti. Dimenticando che gli allevamentine sono già in gran parte esclusi, mentre un’agricoltura meno efficiente sarebbe al contempo meno sostenibile e meno amica dell’ambiente.

C'è chi chiede di levare fondi della #PAC agli #allevamenti, dimenticando che questi ne sono già in gran parte esclusi. #StopFakeNews Condividi il Tweet

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.