“Non basta allevare bene. Bisogna informare correttamente”
Il settore agroalimentare, e al suo interno quello della carne, rappresentano una delle voci più importanti sulla bilancia economica italiana. “Il 14 per cento del Pil nazionale (circa 1500 miliardi)”, viene scritto su TargatoCN, webmagazine su cui, leggiamo con piacere, “a valorizzare questo dato, giunge il progetto Carni sostenibili, che racconta il punto di vista dei produttori su temi essenziali come sostenibilità, nutrizione e valore economico-sociale del settore zootecnico”. In un interessante articolo in cui i vertici della Cooperativa Compral descrivono le qualità dell’ottima carne di fassona piemontese, viene riportato un altro dato che, una volta di più, dimostra quanto una corretta informazione riguardante la carne risulti ormai prioritaria.
Sì, perché, come fa presente la scienziata americana Temple Grandin in un’intervista rilasciata ad Eurocarni, “i giovani dei paesi industrializzati non conoscono l’agricoltura e la zootecnia, e sono completamente privi della capacità critica di valutazione e analisi quando guardano un video su Youtube o inviato sul loro Smartphone”. La metà dei ragazzi inglesi sotto i 23 anni “non è in grado di mettere in relazione i bovini con le bistecche”, sottolinea Grandin: “Chiaro che servono più informazione e formazione e l’industria delle carni, se opera bene, può rendersi protagonista in tal senso in modo trasparente senza nascondere nulla”.
Il progetto Carni Sostenibili e l’omonimo portale, in effetti, nascono proprio per questo: aiutare persone di tutte le età non solo a mettere in relazione un prodotto con l’animale da cui proviene, ma anche per spiegare l’importanza che sta dietro alle nostre scelte alimentari. Il tutto sfatando i miti per cui la carne viene fatta passare come nemico dell’ambiente.