TOP

Neuromed, cibi ultra-processati: ischemie e infarti

Consumare troppo spesso cibi ultra-processati può aumentare il rischio di morte per infarto, ischemie o ictus. Una conferma di quanto già rivelato tempo fa dal fondatore del Nutriscore.

Consumare troppo spesso cibi ultra-processati può aumentare il rischio di morte per infarto, ischemie o ictus nella popolazione in generale e soprattutto in chi soffre già di patologie cardiovascolari. È quanto emerge da un nuovo studio dell’Irccs Neuromed, che rivela quanto già evidenziato dal fondatore dell’etichettatura Nutriscore nel 2019.

Lo studio pubblicato sull’European Heart Journal, rivista scientifica della Società europea di cardiologia, mostra che anche chi segue correttamente la dieta mediterranea può incorrere nel pericolo di un consumo eccessivo di alimenti ultra-processati, essendo ormai molto diffusi sugli scaffali dei nostri supermercati. In particolar modo, se chi ha già malattie cardiovascolari segue una dieta troppo ricca di questi cibi iper-trasformati vede un rischio aumentato di due terzi di incorrere in un secondo infarto o ictus, questa volta mortale, con una probabilità di morire per tutte le cause più alta del 40% rispetto a chi non ne fa uso.

Consumare troppo spesso #CibiUltraprocessati può aumentare il rischio prematuro di morte per #infarto, #ischemie o #ictus. Condividi il Tweet

Gli autori dello studio hanno seguito l’alimentazione di 1.171 persone affette da patologie cardiovascolari per oltre 10 anni, partecipanti alla ricerca “Moli-sani”, concentrandosi sul consumo di cibi iper-processati. Questi comprendono alimenti che subiscono una serie di trasformazioni industriali, quali l’idrogenazione, l’idrolisi, l’estrusione, lo stampaggio, il rimodellamento, la pre-lavorazione tramite frittura.

Questi processi portano alla formazione di composti che non si trovano abitualmente nei cibi semplici e freschi, alterandone la struttura, come ad esempio proteine idrolizzate, isolati proteici, maltodestrine, oli e grassi idrogenati, zucchero e amidi modificati. L’aggiunta di agenti aromatizzanti, coloranti, conservanti, emulsionanti, umettanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità, dolcificanti e altri additivi servono poi per imitare le proprietà sensoriali di altri alimenti o per mascherare le qualità indesiderabili del prodotto finale.

Appartengono a questa categoria le bevande zuccherate e gassate, i prodotti da forno preconfezionati, snack confezionati dolci o salati, le creme spalmabili, dolci e dessert industriali, zuppe istantanee, pasti pronti ma anche alimenti apparentemente insospettabili o venduti come “sani”, come ad esempio fette biscottate, cereali per la colazione, cracker, yogurt alla frutta, surrogati vegetali della carne e veg burger. Questi cibi vengono individuati dalla classificazione internazionale NOVA, che caratterizza gli alimenti in base al grado di trasformazione industriale, quindi in base al numero e al tipo di processi subiti per la loro preparazione e conservazione.

I #CibiIperprocessati sono venduti come sani: fette biscottate, #cereali per la colazione, cracker, yogurt alla frutta, #surrogativegetali della #carne e #vegburger. Eppure... Condividi il Tweet

Per questo motivo l’indicazione in etichetta del semplice contenuto nutrizionale non è più sufficiente per distinguere il cibo sano dal non sano, ma è necessario conoscere come sono stati preparati gli alimenti e far sapere in etichetta al consumatore il livello di lavorazione industriale al quale quel cibo è stato sottoposto. L’equazione “cibo semplice equivale a cibo sano” sta ormai prendendo sempre più forza alla luce delle recenti evidenze, tanto che è stato presentato ai parlamentari francesi il SIGA-CARE, un sistema simile al NOVA per individuare i cibi sani e quelli ultra trasformati e rimpiazzare il Nutriscore, che come è stato dimostrato anche con l’italiana Nutrinform Battery è pieno di lacune.

La semplice #etichetta alimentare è insufficiente. Serve un indicatore che mostri anche il tipo di #lavorazione. Il #Nutriscore va rimpiazzato con un indicatore più affidabile. Condividi il Tweet

Punto debole del punteggio nutrizionale è quello di promuovere con un bollino verde i cibi ultra-lavorati e bocciare col rosso i cibi genuini come l’olio d’oliva. Già nel 2019 l’ideatore stesso del Nutriscore, Serge Hercberg, pubblicò uno studio sulla pericolosità dei cibi iper-processati nel provocare il cancro, malattie cardiovascolari, coronariche e cerebrovascolari. Ma proprio il suo sistema Nutriscore non si è rivelato in grado di distinguerli dai cibi salutari. Per questo Hercberg sembra essersi reso conto solo adesso della necessità di integrare il Nutriscore da lui creato con una “black label”, un’etichetta nera per bandire gli alimenti ultra-processati al fine di una dieta sana.

Alla luce di questi risultati, le autorità sanitarie pubbliche di diversi Paesi hanno già iniziato a raccomandare di limitare fortemente il consumo di alimenti iper-processati e a promuovere quelli meno lavorati possibile. Il consiglio è di prediligere un’alimentazione basata sul consumo di prodotti freschi e naturali e di diffidare dalle imitazioni.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.