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Malattie cardiovascolari e cibi vegani ultra-processati

Uno studio pubblicato su The Lancet ha analizzato il legame tra alimenti ultra-processati di origine vegetale e il rischio di malattie cardiocircolatorie. A fare la differenza, più che l’origine delle proteine, è il processo di lavorazione.

Alcuni burger vegani o sostituti industriali dei latticini non sono benefici. Al contrario, se ultra-processati, possono aumentare il rischio di malattie cardiocircolatorie. A riconfermarlo è uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet “Implications of food ultra-processing on cardiovascular risk considering plant origin foods: an analysis of the UK Biobank cohort“, condotto dall’Università di San Paolo e dall’Imperial College di Londra e finanziato dal World Cancer Research Fund (il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro).

A essere messi sotto accusa sono tutti quei prodotti “plant-based” ottenuti attraverso numerose procedure industriali e con l’aggiunta di ingredienti potenzialmente dannosi per la salute, che potrebbero causare stress ossidativo e infiammazione, aggravando ulteriormente i rischi di sviluppare malattie cardiovascolari.

Patologie cardiovascolari e diete vegetali

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità prematura in tutto il mondo – si legge nello studio – e hanno contribuito a 18,6 milioni di decessi nel 2019. Alcuni sostengono che le diete alimentari vegetali, caratterizzate da un basso consumo o dalla completa eliminazione di uova, latticini, pesce e carne, siano spesso associate a un rischio ridotto di numerose malattie croniche, ma queste diete restrittive sono davvero così benefiche?

Le moderne diete a base vegetale – evidenziano gli autori dello studio – possono includere numerosi alimenti ultra-processati, come salsicce, crocchette e hamburger vegan, realizzati con ingredienti provenienti da vegetali e commercializzati come sostituti della carne e dei latticini. Si tratta di alimenti che di naturale hanno poco: sono infatti formulazioni industriali realizzate denaturando i principi attivi dei vegetali, estraendoli cioè dalla loro matrice organica e privandoli della loro funzione biologica per poi ricombinarli con additivi in ​​prodotti alternativi, con dei rischi per la salute dell’uomo.

Una recente revisione scientifica sistematica e globale (“Ultra-processed food exposure and adverse health outcomes: umbrella review of epidemiological meta-analyses”), che includeva dati provenienti da 45 analisi aggregate di 10 milioni di partecipanti, ha rilevato che una maggiore esposizione agli alimenti ultra-processati era associata a un rischio più elevato di 32 patologie, tra cui disturbi cardiometabolici, disturbi mentali e comuni disturbi della salute, nonché mortalità prematura.

Lo studio sul Lancet

Qual è il potenziale rischio di andare incontro a patologie cardiovascolari correlato a uno stile alimentare esclusivamente vegetale? La ricerca è stata condotta su 118mila cittadini britannici di mezza età e anziani, sottoponendo loro dei questionari ripetuti nel tempo e intrecciando i dati con quelli ospedalieri per quasi un decennio. Secondo gli studiosi, le diete a base vegetale, se proprio le si vuole seguire, dovrebbero essere basate su cibi integrali, davvero vegetali, e solo se il cibo non viene iper-trasformato.

Nonostante siano di origine vegetale, gli alimenti ultra-processati possono contribuire a fattori di rischio come la dislipidemia e l’ipertensione a causa della loro composizione e dei metodi di lavorazione”, ha commentato la ricercatrice Fernanda Rauber, prima autrice del rapporto: “Gli additivi alimentari e i contaminanti industriali presenti in questi alimenti possono causare stress ossidativo e infiammazione, aggravando ulteriormente i rischi”.

“Ora ci sono molti dati scientifici su cui lavorare. Ricerche come questa sono essenziali per orientare le politiche pubbliche”, ha concluso la professoressa Renata Levy, coautrice dello studio: “In questo caso abbiamo un’altra forte argomentazione per incoraggiare la riduzione del consumo di alimenti ultra-processati, indipendentemente dal fatto che siano di origine animale o vegetale”.

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.