“L’insostenibile costo della carne”? Presupposti errati, metodo inadeguato, mancata validazione della comunità scientifica
Un detto molto noto nel mondo scientifico secondo cui “elaborazioni sofisticate di dati sbagliati danno risultati sbagliati” sembra attagliarsi perfettamente al report DEMETRA sui costi nascosti delle carni in Italia, recentemente promosso dalla LAV e diffuso dal Fatto Quotidiano.
Metodo ingegneristico inadeguato
Il primo aspetto riguarda il metodo: affrontare con tecniche ingegneristiche sistemi biologici quali quelli delle filiere alimentari non solo è sbagliato, ma può essere pericoloso quando si mette in ballo la salute e il benessere dei cittadini. I modelli ingegneristici, infatti, rispetto a quelli bio-matematici utilizzati dai ricercatori dei sistemi agricoli, zootecnici e forestali hanno il difetto non solo di ignorare la complessità delle realtà che esplorano, tendendo alla semplificazione degli schemi per poterli dominare matematicamente, ma necessitano di assunti certi (in gergo modellistico, il valore iniziale delle variabili di stato del sistema) per poter far funzionare il loro giocattolo logico.
Affrontare con #TecnicheIngegneristiche #SistemiBiologici quali quelli delle #FiliereAlimentari non solo è sbagliato, ma può essere pericoloso quando si mette in ballo la #salute e il #benessere dei cittadini. Condividi il TweetPresupposti errati
E qui passiamo al secondo aspetto: i presupposti su cui è stato costruito il modello di “danno da carne” sono sbagliati, semplicemente perché sommano le pere con le chiavi inglesi – il metano rilasciato dagli allevamenti è biogeno e non si accumula nell’aria, mentre la CO2 rilasciata dai trasporti e dal riscaldamento è fossile e si accumula in atmosfera per secoli – e considerano la carne dannosa per la salute, aspetto che non solo è controverso, ma è palesemente falso: guardiamo i dati del Burden of Disease Study che in una classifica che prende in esame i dati sull’alimentazione di 195 Paesi tra il 1990 e il 2017, relativi a 15 cibi, mette il consumo eccessivo di carne al penultimo posto fra i fattori di rischio connessi all’alimentazione.
Il #metano rilasciato dagli #allevamenti è biogeno e non si accumula nell'aria, mentre la #CO2 rilasciata dai #trasporti e dal #riscaldamento è #fossile e si accumula in atmosfera per secoli. Condividi il TweetAssenza di validazione della comunità scientifica
In terzo luogo, lo studio sembra applicare una difficilissima disciplina, l’estimo ambientale che stima i danni all’ambiente in termini economici derivanti dalla attività umane, senza tenere probabilmente conto che si tratta di un campo di studi nuovissimo e con “buchi” metodologici ancora sotto lo scrutinio della comunità scientifica di riferimento. Inoltre, considerare “scientifico” tutto quello che deriva da un calcolo purchessia eseguito meriterebbe la bocciatura ad un esame universitario del primo anno: la scienza è ben altro di una matrice di numeri e di relazioni algoritmiche fra questi. La scienza è anche il luogo del dibattito e, senza lo scrutinio della comunità scientifica e l’approvazione dei pari (peers in inglese) nessuna affermazione può fregiarsi di questo ambito riconoscimento. L’abnormità dei risultati che ottiene questo modello conferma il gigantesco errore di fondo: è possibile che da oltre un cinquantennio (dal boom economico in poi) produrre e consumare carne abbia creato un danno di dimensioni tali da superare il fatturato del settore stesso, senza che nessun ente preposto alla difesa dell’ambiente e della salute umana abbia mosso un dito? A questo punto la nostra penisola dovrebbe essere un deserto abitato da pochi superstiti, ma a quanto sembra gli italiani continuano a consumare responsabilmente la carne nella loro Dieta Mediterranea e gli allevatori a nutrire i propri concittadini, a difendere il territorio e a tramandare culture millenarie.
Considerare #scientifico tutto quello che deriva da un #calcolo purchessia eseguito meriterebbe la bocciatura ad un esame universitario del primo anno. Il dossier #DEMETRA promosso dalla #LAV lo fa. Condividi il Tweet