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L’indipendenza dalla Russia passa anche da biogas e concimi naturali

Il mix energetico green insieme ai concimi naturali derivanti dal digestato ci allontanano dalla dipendenza dalla Russia e ci avvicinano all’economia circolare.

Con la guerra tra Russia e Ucraina in molti hanno aperto gli occhi sulla necessità di investire per garantire l’indipendenza energetica dal gas russo. I prezzi già in crescita hanno visto un’impennata inimmaginabile fino all’estate scorsa, un aumento purtroppo non evitabile fintantoché una gran quota del combustibile, peraltro fossile, che consumiamo proviene oltre i confini del nostro continente.

Tutto ciò potrebbe oggi finalmente portare ad investire in maniera più incisiva sulle rinnovabili incluso il biogas, misure che sono oltretutto fondamentali per la lotta ai cambiamenti climatici. All’interno delle strategie che si stanno delineando emergono punti di forza relativi al connubio della zootecnia e dell’economia circolare.

Di fronte alla necessità di un’azione rapida, la Commissione Europea ha recentemente presentato REPowerEU che ha l’obiettivo di sostenere la diversificazione degli approvvigionamenti energetici accelerando – come ha sottolineato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – la transizione energetica verso fonti pulite e al contempo di puntare ancor di più all’efficienza energetica nel minor tempo possibile. Verrebbe così nei fatti quanto stabilito per il 2030 dalla disciplina stabilita con il “Fit for 55”. Secondo gli obiettivi delineati da Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, l’UE vuol dare un taglio al gas russo importato di ben i due terzi entro il 2022

#REPowerEU ha l’obiettivo di sostenere la diversificazione degli approvvigionamenti, accelerando la #TransizioneEnergetica verso fonti pulite in modo efficiente. Condividi il Tweet

Bisognerà quindi spingere sulle rinnovabili: eolico, solare, interventi di efficientamento energetico, progressiva introduzione delle pompe di calore al posto delle caldaie, ma non solo.

Nel mix energetico green necessario a tale ambizioso obiettivo non potranno non trovar spazio le accelerazioni verso l’utilizzo di fonti quali il biometano e il cosiddetto idrogeno verde, che può essere prodotto dal biogas.

Anche nel report IPCC uscito ad aprile 2022 si fa più volte riferimento a biogas e biometano. A riguardo si sottolinea come “Rifiuti e scarti (ad es. provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura, dalla lavorazione del letame animale) o dalla biomassa coltivata su terreni degradati, eccedentari e marginali possono offrire opportunità per una bioenergia economicamente vantaggiosa e sostenibile su scala significativa” anche se ad oggi limitata (…). Lo stesso importante documento sottolinea come invece trarre bioenergia da coltivazioni nate specificamente per scopo energetico aprirebbe problemi di concorrenza con terreni ad uso alimentare, per la silvicoltura e in relazione al consumo di risorse primarie come l’acqua, oltre che ad avere un impatto sugli ecosistemi.

Sul #biometano l'#UE prevede di passare da 3,5 miliardi di m3 a 35 mld di m3 entro la fine del decennio, decuplicando la produzione nel giro di pochi anni. Condividi il Tweet

Tornando agli obiettivi europei in merito al biometano, il piano delineato dalla nuova strategia energetica prevede di decuplicarne la produzione nel giro di pochi anni. Come si può leggere nel documento UE, si prevede di passare da 3,5 miliardi di m3 a non più i 18 stimati per il 2030 con FF55, bensì di incrementare la produzione di biometano a 35 mld di m3 entro la fine del decennio.

Non solo biogas: puntare sui fertilizzanti naturali approvando il digestato

Per ottenere il biogas e quindi il biometano, si utilizzano biodigestori nei quali vengono conferite le sostanze organiche. Da questi, oltre che al gas prodotto in maniera rinnovabile, si possono anche ricavare preziosi fertilizzanti che però faticano ad oggi ad essere autorizzati.

Quel che non tutti sanno è che ad oggi uno dei più grandi produttori di fertilizzanti è proprio la Russia e tutto questo è diventato oggi un problema anche a seguito delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale.

Produrre concime naturale e nel territorio europeo consentirebbe di ridurre la dipendenza da importatori stranieri. Proprio per questo nei giorni scorsi si è tornato a parlare dell’importanza del digestato.

L’equiparazione del digestato al fertilizzante può consentire quindi di introdurre una alternativa valida ed ecosostenibile ai fertilizzanti di sintesi di fonte russa, accelerando la transizione ecologica e lavorando verso un sistema che un giorno possa essere autosufficiente. Il legislatore è intervenuto in tal ambito con la norma sul digestato equiparato inserita nel DL Taglia prezzi ne riconosce il valore fertilizzante

Su questo il consorzio italiano biogas Cib ha sottolineato come “il decreto attuativo nello stabilire i criteri per garantire l’equiparabilità potrà consentire così l’effettiva sostituzione dei concimi chimici di sintesi grazie a modalità di distribuzione in campo innovative che garantiscano l’alta efficienza di riciclo dei nutrienti”.

L’equiparazione del #digestato al #fertilizzante consentirebbe di introdurre una alternativa ecosostenibile ai #fertilizzanti di sintesi dalla #Russia, accelerando la #TransizioneEcologica. Condividi il Tweet

“Questo decreto legge segna un primo passo importante a sostegno del settore primario per fronteggiare le ripercussioni che la guerra sta avendo sul sistema Paese.”, ha spiegato Piero Gattoni, Presidente del CIB – . La possibilità di sostituire fertilizzanti chimici con digestato equiparato, un digestato agricolo utilizzato in modo ottimale, consente di ridurre i costi a carico delle molte aziende agricole già fortemente provate dalla crisi economica in corso, di tutelare la fertilità dei suoli e di favorire davvero l’economia circolare in agricoltura, su cui il settore biogas e biometano è impegnato da oltre un decennio. Auspichiamo un’approvazione in tempi brevi del decreto attuativo che dovrà disciplinare i dettagli applicativi che permetteranno alle nostre aziende di utilizzare meno risorse, rendersi sempre più indipendenti dal punto di vista energetico e più sostenibili”.

 

 

Letizia Palmisano è una giornalista freelance specializzata su temi ambientali e sui new media, quali i social network. La sua attività professionale spazia dal giornalismo alla consulenza nel mondo della comunicazione 2.0. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Il suo blog è www.letiziapalmisano.it