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Le prime verità della ricetta elettronica

A un anno dall’adozione della ricetta elettronica veterinaria, sono stati emessi circa sette milioni di ricette. Di questi, quasi sei milioni si riferiscono a farmaci destinati a cani, gatti e altri “pet”. Le ricette che prescrivono farmaci per gli animali in produzione: meno di novecentomila, scorte comprese. Tempo di cercare le vere cause dell’antibiotico-resistenza?

Quante sorprese dalla ricetta elettronica veterinaria. Ad appena un anno di distanza dalla sua applicazione, già ci conferma che gli allevamenti fanno un uso limitato e controllato di farmaci, come ad esempio gli antibiotici. Eppure ogni volta che si affronta questo tema e quello dei “super batteri” resistenti agli antibiotici, tutti a puntare il dito contro gli allevamenti. Sulla gravità di questa emergenza non ci sono dubbi. Le stime dell’Oms dicono che ogni anno nel mondo 700mila persone muoiono per questo motivo. Se non si farà nulla, nel 2050 questa cifra potrebbe arrivare a 10milioni. Ma il problema va affrontato altrove, non solo in stalla.

Ma andiamo con ordine, ricordando quando è perché è nata la ricetta elettronica veterinaria. Giusto un anno fa, dopo qualche ritardo dovuto alla complessità di organizzare il tutto, i medici veterinari hanno abbandonato la carta per affidare le prescrizioni mediche a computer, tablet e smartphone. Grazie al collegamento con la piattaforma messa a disposizione dal Ministero della Salute (sul portale Vetinfo), ogni ricetta viene raccolta ed elaborata registrando i dettagli sul farmaco da impiegare, sugli animali ai quali è destinato e sull’azienda ove questi sono allevati. Il risultato: carta eliminata, polverosi archivi riposti in soffitta e puntuale conoscenza di tutto il percorso di un farmaco, dall’inizio alla fine. Cosa Impensabile utilizzando gli strumenti del passato. Certo, la trasformazione non è stata semplice e ha richiesto aggiustamenti e messe a punto. Oggi la “macchina” ha superato Il rodaggio, la compilazione della ricetta è semplificata ed è più funzionale l’introduzione dei dati, fruibili anche da altre piattaforme informatiche.

Le #RicetteVeterinarieElettroniche emesse sono state oltre 7 milioni. Di queste, quasi 6 milioni per farmaci destinati a #cani, #gatti e altri #pet. Le ricette per animali in #allevamenti? Meno di 900mila, scorte comprese! Condividi il Tweet

Le fatiche della partenza sono ricompensate e i primi dati offrono un quadro puntuale dell’impiego del farmaco veterinario. Si scopre così che gran parte del lavoro di oltre 22mila medici veterinari è assorbito dalla cura degli animali da affezione. Ma vediamo più in dettaglio i “numeri”. I dati messi a disposizione dal Sistema informativo nazionale della Farmacovigilanza dicono che le ricette emesse sono oltre sette milioni. Sorprende però che quasi sei milioni di queste si riferiscano a farmaci destinati a cani, gatti e altri amici animali che vivono nelle nostre case. A grande distanza troviamo le ricette che prescrivono farmaci per gli animali in produzione: meno di novecentomila, scorte comprese. Fra le prime e le seconde una distanza abissale, il 660% di differenza.

Un risultato che tuttavia non deve stupire. L’Italia, dice il rapporto Assalco-Zoomark, è il paese europeo dove si conta il più alto numero di animali da affezione. Circa 60 milioni di esemplari, se si contano anche i pesci. Ma chi domina la scena sono cani e gatti, seguiti da uccelli e piccoli mammiferi. In totale circa 30 milioni di animali. Il doppio di bovini e suini messi insieme. E quando il beniamino di casa si ammala non si bada a spese (negli allevamenti è invece la prima preoccupazione) e non ci sono tempi di sospensione da rispettare, come accade per gli animali in produzione.

Chi domina la scena sono #cani e #gatti, seguiti da #uccelli e piccoli mammiferi. In totale circa 30 milioni di #animali. Il doppio di #bovini e #suini messi insieme. #FarmaciVeterinari #AntibioticoResistenza Condividi il Tweet

La ricetta elettronica ci svela poi un altro “mistero”. Le ultime analisi di Efsa, l’Ente europeo per la sicurezza alimentare, hanno confermato che nella carne, come nel latte e nelle uova, non ci sono praticamente residui di farmaci, compresi gli antibiotici. Eppure l’Italia viene additata come uno dei paesi dove l’uso dell’antibiotico in campo veterinario è fra i più alti. Una contraddizione che si spiega con l’imponente uso del farmaco veterinario nella cura degli animali da affezione.

Ma siamo solo alle prime evidenze di un percorso destinato a fornire ulteriori sorprese, ora che la ricetta elettronica veterinaria si appresta a completare il mosaico digitale della salute animale in Italia. Ogni ricetta, infatti, è collegata alla banca dati nazionale zootecnica, dove sono censiti tutti gli animali in produzione e gli allevamenti ai quali fanno capo. A loro volta queste informazioni possono confluire nella piattaforma Classyfarm, sistema su base volontaria grazie al quale veterinari e allevatori possono monitorare le condizioni di biosicurezza, i parametri sanitari e produttivi, il consumo di farmaci e ogni altro dettaglio dell’allevamento. L’obiettivo è quello di prevenire le malattie degli animali, ridurre l’impiego di farmaci e di conseguenza contribuire alla lotta all’antibiotico-resistenza.

Dire che negli #allevamenti si fa uso spropositato di #farmaci è una #FakeNews. Lo conferma l’esiguità delle #RicetteElettronicheVeterinarie per #animali da reddito rispetto alla mole, 7 volte più grande, di quelle per #pet. Condividi il Tweet

Ora lo sappiamo. Quando si dice che negli allevamenti si fa un uso spropositato di farmaci, siamo di fronte a una fandonia, una fake news. Lo conferma l’esiguità del numero di ricette elettroniche veterinarie per gli animali da reddito rispetto alla mole, quasi sette volte più grande, di quelle per animali “pet”. E i risultati si vedono nelle analisi dei residui in carne, latte e uova. Gli antibiotici sono praticamente assenti, mentre si moltiplicano gli sforzi per evitarne del tutto l’impiego. Non a caso, negli ultimi cinque anni il consumo è sceso di circa il 30%. Allevatori e veterinari stanno facendo la loro parte per sconfiggere l’antibiotico-resistenza, ma per raggiungere l’obiettivo è indispensabile che tutta la medicina, nell’ottica della filosofia One-Health, si impegni in uguale misura sullo stesso fronte.

 

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.