Lara Sanfrancesco: “C’è voglia di conoscere e di capire”
In occasione del primo compleanno di Carni Sostenibili, abbiamo fatto qualche domanda ai direttori delle tre Associazioni di categoria che si sono unite in questo innovativo ed unico Progetto. Ecco che cosa ci ha risposto Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, l’associazione di categoria che tutela e promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova, e rappresenta oltre il 90% dell’intera filiera avicunicola italiana.
Carni Sostenibili è nato dalla collaborazione delle tre principali associazioni di categoria italiane nel settore delle carni. Cosa vi ha portato ad unirvi?
La consapevolezza che alcuni temi di carattere trasversale che riguardano il mondo delle carni potessero essere valutati e gestiti insieme per portare su un tavolo comune le rispettive esperienze ed essere più efficaci nei risultati.
Il Progetto Carni Sostenibili sta festeggiando in questi giorni il suo primo compleanno di attività. Come è stato questo primo anno insieme?
Sicuramente molto positivo. Abbiamo realizzato importanti iniziative che hanno avuto grande riscontro mediatico e non solo tra gli addetti ai lavori. La Clessidra Ambientale è il tema principale su cui si è basato il Progetto e ruota intorno ad un messaggio centrale, quello dell’equilibrio e della consapevolezza delle proprie scelte alimentari che possono generare risvolti virtuosi sul piano ambientale, ma non solo.
Il rafforzamento di questo messaggio, insieme alla diffusione di corrette informazioni sulle filiere che rappresentiamo, sarà anche oggetto della nostre iniziative future. C’è molto da fare per rafforzare la reputazione del settore, soprattutto su temi molto cari al consumatore, quello della sicurezza alimentare e dei profili nutrizionali, con un occhio doveroso anche al tema del benessere animale che è sempre più sentito nella società.
Troppe volte il nostro settore è oggetto di attacchi violenti e indiscriminati che ne ledono l’immagine e confondono il consumatore. Bisogna riportare il dibattito su canali corretti, con informazioni scientifiche e veritiere, che conducano il confronto, di per sé giusto, tra diversi approcci alimentari su temi concreti e presupposti scientifici.
Quali sono i punti forti di questo vostro progetto comune? E i punti su cui c’è ancora da lavorare?
La forza del Progetto è il progetto stesso. Il fatto che finalmente si parli di questo mondo con trasparenza e serietà e in chiave divulgativa. C’è molto ancora da fare per rafforzare il legame con il consumatore attraverso i media e gli influencer, aprirsi al confronto e partecipare al dibattito. Altrimenti si rischia di dare spazio solo ad un pezzetto della società che numericamente conta poco, ma che è molto presente sui media.
Come è stata la risposta del pubblico agli eventi che avete organizzato durante l’anno appena trascorso?
La risposta è stata molto positiva perché c’è voglia di conoscere e di capire. Purtroppo sul tema del consumo di carne si leggono spesso le notizie più disparate e contraddittorie, e c’è desiderio di capire e approfondire. Una comunicazione seria, autorevole e basata su elementi reali ed assunti scientifici è essenziale per riportare il dibattito su canali costruttivi. E serve anche al settore per confrontarsi e migliorarsi dove necessario, recependo anche le istanze che derivano dalla società e dai nuovi modelli di consumo.
Un punto importante di questo Progetto, oltre alla sostenibilità e alla Clessidra Ambientale, è l’italianità. Pensate che il modello zootecnico italiano, esempio europeo di sostenibilità, possa essere esportato anche nel resto del mondo?
Ne siamo certi. Il modello italiano è innanzitutto una storia di famiglie a tradizioni legate ai territori. Tradizione che troviamo anche oggi, nelle mille ricette e abitudini di consumo di queste carni. Mi viene in mente ad esempio il fatto che al centro e al sud si consuma per lo più pollo e pelle bianca mentre al nord è più diffuso quello a pelle gialla (gli si dà da mangiare più mais), perché storicamente i mangimi avevano composizioni diverse in base alla disponibilità di cereali presenti sul territorio.
Grazie a queste famiglie, il settore si è evoluto ed è cresciuto da una dimensione rurale e poco organizzata a realtà agroalimentari di primo piano, all’avanguardia nei processi e con degli standard molto alti in termini di sicurezza e sostenibilità.
Quali novità avete per il prossimo anno?
Le idee sono molte ed ancora in fase di definizione. Lavoreremo senz’altro ad aggiornare e ampliare il rapporto sulle sostenibilità delle carni raccogliendo spunti e suggerimenti da esperti autorevoli. Non dobbiamo dimenticare che l’approccio al cibo e la cultura italiane sono tra le più valide al mondo ed il modello della dieta mediterranea resta quello migliore in assoluto. Partiremo da lì, da un messaggio di equilibrio e varietà nelle scelte alimentari.