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La dieta vegana non è naturale: nuovi studi rivelano più svantaggi che benefici

Le diete vegane vengono promosse come protettive contro le malattie cardiovascolari, nonostante l’assenza di dati randomizzati controllati che ne dimostrino davvero la sicurezza e l’efficacia a lungo termine.

Diete vegane, più o meno di tendenza, ma sempre spacciate per salvifiche. Per la scienza, se serve ancora ribadirlo, non è così. Studi nuovi e più rigorosi infatti mostrano più svantaggi che benefici da questi modelli alimentari restrittivi che evitano completamente la carne e tutti gli alimenti di origine animale. Questo a causa delle prevedibili carenze nutrizionali che portano a gravi problemi di salute, in quanto il veganismo è un modello dietetico innaturale che non ha precedenti evolutivi nella specie Homo sapiens.

Prove archeologiche dimostrano che i nostri antenati preistorici hanno iniziato a consumare carne, pesce, frutti di mare e uova da almeno 2,6 milioni di anni fa, cioè alle origini del nostro genere Homo sapiens. Di conseguenza, gli esseri umani si sono geneticamente adattati per ottenere nutrienti sia da fonti vegetali che animali. La carne in particolare con la sua densità di nutrienti ha dato un significativo contributo allo sviluppo del nostro cervello e della nostra intelligenza, dandoci un forte slancio evolutivo e migliorando col tempo la nostra salute e longevità.

La #dieta #vegan è innaturale e non ha precedenti nell'#evoluzione della specie #HomoSapiens. Condividi il Tweet

Siamo quindi scientificamente classificati come onnivori e di fatto la maggior parte delle persone che provano il vegetarismo o il veganismo, ne avvertono subito l’innaturalità e i primi malesseri, ritornando quindi a seguire una dieta onnivora. Gli ultimi sondaggi in merito registrano che gli ex vegetariani/vegani pentiti sono aumentati addirittura di 5 volte rispetto al passato. Le affermazioni che reputano le diete vegane adeguate alla salute, come quelle dell’American College of Cardiology/American Heart Association mancano del supporto scientifico di studi di alta qualità. Infatti studi più nuovi e accurati mostrano sempre più l’esatto contrario.

Allora da dove derivano tutte le affermazioni a favore di una dieta vegana? La risposta è semplice: da studi osservazionali di bassa qualità scientifica che confrontano la dieta americana standard piena di bevande gassate zuccherate, di cibi iper-processati, ad alto contenuto calorico, a basso contenuto di fibre e ad alto contenuto di carboidrati raffinati. Questo tipo di alimentazione sbilanciata è così dannosa che qualsiasi altra dieta restrittiva al confronto migliorerà almeno temporaneamente la salute. Inoltre i vegetariani e i vegani tendono ad essere generalmente più attenti rispetto alla popolazione generale, più attivi fisicamente e con un uso più basso di tabacco, alcol e droghe. Quindi i vantaggi possono essere dovuti a questi fattori, sopravvalutando i reali benefici dovuti propriamente alla dieta.

La #carne con la sua densità di nutrienti ha dato un significativo contributo allo sviluppo del nostro #cervello e della nostra #intelligenza. Condividi il Tweet

La realtà è che seguire una dieta contro la nostra natura, che elimina totalmente la carne e tutti gli alimenti animali, può provocare danni irreversibili all’organismo. È ormai dimostrato che la stretta aderenza a una dieta vegana causa carenze di nutrienti fondamentali, tra cui vitamine B12, B2, D, niacina, ferro, iodio, zinco, proteine di alta qualità, omega-3 e calcio, le cui fonti davvero affidabili sono quasi esclusivamente carne e alimenti di origine animale. La mancanza di vitamina B12 è particolarmente critica nei vegani ed è stata collegata di recente non solo a problemi neurologici ed ematologici, ma anche ad un aumento del rischio di tumori del seno, della cervice, del tratto gastrointestinale e del fegato in chi segue una dieta vegana.

Basandosi prevalentemente su cereali e legumi, le diete vegane e vegetariane spesso provocano carenze di minerali, per l’alto contenuto in fitati, anti-nutrienti che interferiscono con l’assorbimento dei minerali essenziali compreso il calcio, lo zinco, il ferro, lo iodio ed il magnesio. Ecco perché vegani e vegetariani sono a maggior rischio di carenza di ferro nonostante la presenza di notevoli quantità di questo minerale in molti vegetali, mostrando livelli di ferritina ed emoglobina significativamente più bassi. La carenza di ferro in gravidanza aumenta il rischio di parti prematuri, basso peso alla nascita e sviluppo cerebrale compromesso del bambino. La carenza di zinco è associata a depressione, dermatite, diarrea e alopecia, che sono infatti disturbi molto comuni proprio tra i vegani.

Uno studio europeo riporta che l’80% dei vegani e il 25% dei vegetariani hanno una carenza di iodio e ipotiroidismo. Lo iodio è un nutriente particolarmente vitale, soprattutto per le donne in gravidanza e i bambini, in quanto una sua deficienza aumenta il rischio di compromissione dello sviluppo mentale durante l’infanzia. Studi multipli hanno riportato un aumento della fragilità ossea nei vegetariani e vegani, per ridotta densità minerale al collo femorale e alle vertebre lombari. Questo a causa del loro insufficiente introito di calcio e vitamina D che ostacola la formazione dell’osso, compromettendo così la salute scheletrica.

Una meta-analisi ha concluso che i vegani consumano significativamente meno proteine, meno aminoacidi essenziali e meno taurina, che li può predisporre a una miriade di problemi di salute. Per tutti questi motivi il veganismo prolungato aumenta il rischio di fratture ossee, sarcopenia, anemia, depressione e ansia, con disfunzione dei sistemi neurologici, psicologici, muscolo-scheletrici, ematologici, immunologici, e quindi disturbi neuro-cognitivi e compromissione immunitaria.

La mancanza di #vitaminaB12 è collegata a problemi neurologici ed ematologici, e a un aumento del rischio di #tumori del seno, della cervice, del tratto gastrointestinale. Condividi il Tweet

Inoltre la carenza di carne potrebbe aver contribuito all’alta mortalità cerebrovascolare del Giappone. Infatti nella popolazione giapponese, tra il 1960 e il 2013, il tasso di mortalità da ictus è diminuito drasticamente in proporzione all’aumento del consumo annuale di carne, confermando ancora una volta il suo ruolo attivo nel migliorare la salute in generale e la longevità. Non a caso tutte le raccomandazioni nutrizionali includono costantemente carne e cibi animali come componenti essenziali di una dieta sana e bilanciata.

La supposizione che la salute sia ottimizzata eliminando tutti gli alimenti animali dalla dieta non ha un rigoroso supporto scientifico. Anzi al contrario, mantenere uno stato di salute ideale con le diete vegane richiede una comprensione sofisticata di tutte le potenziali insidie, un’attenzione maniacale all’integrazione e costanti controlli medici. Un approccio più logico ed evolutivamente congruente è quello di includere semplicemente adeguate quantità di carne e di alimenti di origine animale ad alta densità nutrizionale. La dieta più intelligente è quindi il modello alimentare onnivoro, più compatibile con la biologia umana evolutiva.

 

Flic Everett: “La dieta vegana mi ha rovinato la salute”

“Diventare vegana ha rovinato la mia salute”: così rivela Flic Everett, l’ex direttrice di una famosa rivista vegan, raccontando come smettere di mangiare carne per tre anni le abbia portato diverse e serie problematiche, tra cui dolori alla vescica, eruzione cutanea e gengive sanguinanti. E a quanto pare non è l’unica.

Flic Everett, giornalista nota per essere stata per alcuni anni la direttrice di quella che fu la rivista Vegan Living Magazine (da tempo non più in stampa per il calo delle vendite), come tante celebrità seguite dai migliori nutrizionisti, ha smesso di essere vegana. Le ragioni sembrano essere sempre le stesse: i problemi di salute che l’adozione di un regime così stringente comporta. L’attrice Anne Hathaway ad esempio, ha recentemente ammesso di aver ricominciato a mangiare pesce perché le riprese erano impegnative e come vegana “non si sentiva bene o in salute”; mentre altre attrici come Kristen Bell e Natalie Portman sono tornate entrambe almeno a bere latte e a mangiare latticini in gravidanza. Persino l’attrice vegana attivista Zooey Deschanel ha ceduto e ora dice: “Ho molte sensibilità alimentari – non posso mangiare più grano o soia – ed è stato molto difficile assumere abbastanza calorie”. Tra le ragioni, spiccano lo sviluppo di calcoli renali a causa degli alti livelli di ossalati presenti nelle verdure della dieta.

Così la Everett testimonia la sua brutta esperienza in una lunga intervista sul Daily Mail: “I miei problemi sono iniziati nell’ottobre 2016: nel giugno di quell’anno ho pubblicato la rivista Vegan Living Magazine che mi ha dato l’impulso di diventare vegana”, racconta: “Adoro cucinare, e il mio nuovo lavoro mi ha permesso di provare piatti che non avevo mai preso in considerazione, come paté di carote e anacardi, curry di ceci, arrosto di barbabietole e pistacchi e mousse al cioccolato a base di “aquafaba” – l’acqua di una lattina di ceci. Era un nuovo modo eccitante di mangiare e pubblicavo su Instagram le mie creazioni”.

E così ceci, latte di soia, lenticchie, fritture di tofu, tempeh, gelato a base di soia, torte fatte con semi di lino anziché uova, cavolo, avena, muesli, hummus, noci, anacardi e semi erano diventati la base della sua alimentazione e delle sue ricette: “Sapevo che una dieta vegana rigorosa significava però una mancanza di vitamina B12 – che i medici avvertono può causare problemi di memoria, affanno e, in casi estremi, persino paralisi – e carenze di omega 3 e 6, ma ho sempre preso tutte le vitamine religiosamente, compresi gli integratori di alghe”.

Stando poi a contatto a tempo pieno con nutrizionisti, dietisti ed esperti vegani, non le era per niente venuto in mente che i suoi problemi di salute potessero essere correlati alla dieta, iniziati con un dolore pungente alla vescica, come una forma di cistite, mal di testa mattutino, l’apparizione di una strana chiazza sulla pelle vicino alla bocca e gengive sanguinanti: “A 48 anni, mi sentivo come se stessi cadendo a pezzi. Ho subito esami del sangue e visite infinite, sottoponendomi perfino ad un test per il cancro, a causa dei fastidiosi sintomi che avevo, finché la causa della mia misteriosa malattia si è rivelata ciò che mai avrei immaginato: la mia scelta di seguire la dieta vegana”.

Ho subito #esami del sangue e #visite infinite, perfino un test per il #cancro, finché la causa della mia misteriosa #malattia si è rivelata: la mia scelta di seguire la #dieta #vegana. Condividi il Tweet

Le diagnosi mediche parlavano chiaro: l’alimentazione totalmente veg aveva peggiorato la sua lieve allergia al nichel, in quanto la maggior parte di questo elemento chimico si trova proprio negli alimenti vegetali, specialmente nella soia – un pilastro della dieta vegana nonostante le controindicazioni – nei legumi, nelle noci e semi, nel cavolo, nel cioccolato fondente, nel tofu, nei semi di pomodoro e nell’avena, mentre gli alimenti che non contengono nichel sono pesce, carne, uova e latticini: “Praticamente il nichel era diventato la mia intera dieta e avevo drammaticamente peggiorato una lieve allergia. Il mio compagno, Andy, ha subito sottolineato: ‘Non puoi più essere vegana’. Mi sono rifiutata di crederci. Ero impegnata nel mio regime cruelty free – e poi, se non fossi stata vegana, come avrei potuto pubblicare una rivista vegan?”

“Ero costantemente stanca, pallida e depressa”, continua Flic Everett: “Non mi piaceva più mangiare. Così ho chiamato di nuovo il mio medico di famiglia: ‘Devi almeno mangiare pesce‘, mi disse. ‘Semplicemente non stai mangiando abbastanza proteine. Per l’amor del cielo, si tratta della tua salute e ciò che stai seguendo non è una dieta sensata”. E così, nonostante la sua iniziale riluttanza, ha finalmente deciso di ascoltare i consigli del suo medico: “Nel giro di un paio di giorni dalla reintroduzione del pesce mi sentivo significativamente meglio. La mia energia è tornata, la mia pelle è migliorata e il mal di testa è scomparso. Pochi mesi dopo, l’eruzione cutanea e il dolore sono completamente scomparsi e le mie gengive stanno bene. Destino beffardo, quella settimana ho scoperto anche che la mia rivista stava chiudendo”.

Una significativa mancanza di #vitaminaB può portare a problemi cardiaci e nervosi. #NoVegan Condividi il Tweet

“Molti altri vegani hanno avuto carenze di vitamina B, D, calcio e iodio, tutti essenziali per una buona salute”, conclude Flic Everett: “Una significativa mancanza di vitamina B può portare a problemi cardiaci e nervosi. Non suggerisco che il veganismo sia una cattiva scelta, semplicemente so per esperienza che non è una decisione dietetica che dovrebbe essere presa alla leggera, e certamente non senza un consiglio medico. Quest’anno faccio ancora il tifo per chi fa il Veganuary. Ma purtroppo, in futuro, non mi unirò a loro, perché per me la dieta che credevo fosse la migliore si è rivelata la peggiore”.

 

“Più ansia, depressione e allergie”. Essere vegetariani fa male alla salute?

Contrordine: essere vegetariani fa male alla salute. Almeno secondo uno studio dell’Università Medica di Graz, in Austria, pubblicato dalla rivista PLos One, in base a cui chi evita la carne ha il 50% di possibilità in più di ammalarsi di cancro o soffrire un infarto. “Sono parole eretiche, in base a quanto abbiamo sentito ripeterci negli ultimi anni – Spiega Paolo Mastrolilli su La Stampa – che infatti stanno già provocando polemiche.”

La ricerca, intitolata Austrian Health Interview Survey, riconosce che i vegetariani hanno un body mass index inferiore, e abitudini migliori. Ad esempio, in genere fanno più attività fisica, bevono meno alcool e non fumano. In più, hanno pure uno status socioeconomico in media superiore agli altri.

Tutte queste buone cose, però, non si traducono necessariamente in condizioni di salute migliori. Anzi. I vegetariani hanno il doppio delle probabilità di soffrire di allergie, e il 50% in più di ammalarsi di cancro o soffrire un infarto. Se tutto questo non bastasse, le persone che non consumano carni e grassi animali sono anche più esposte alla depressione e all’ansia. In generale, ”i vegetariani godono di una qualità della vita peggiore e hanno più bisogno di assistenza medica”. E tutto questo senza neanche considerare l’effetto positivo che provoca sul nostro umore il semplice piacere di mangiare una bistecca, o un piatto di tagliatelle al ragù, accompagnate da un bicchiere di vino rosso.

Il problema non starebbe nel fatto che frutta e vegetali sono dannosi, ma nella dieta sbilanciata. Infatti anche i grassi animali, assunti in dosi ragionevoli, hanno una missione positiva da compiere per il nostro corpo. Lo studio si conclude con l’invito a continuare i programmi pubblici austriaci per favorire un’alimentazione salutare, che tradotto dal linguaggio scientifico significa via libera ai wurstel, seppure con giudizio.

La polemica è già nei fatti, perché i Centers for Disease Control and Prevention ripetono da anni, e confermano oggi, che le diete ricche di vegetali e frutta riducono il rischio del cancro e di altre malattie croniche in tutti i gruppi demografici. Forse la via migliore sta nel mezzo, scegliendo una dieta varia, senza esagerazioni, ma anche senza divieti drastici.

Agronomo e divulgatrice scientifica. Autrice e coautrice di 11 pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli riguardanti l’alimentazione umana e gli impatti della stessa sulla salute e sull’ambiente, nel 2010 ha conseguito il titolo di DoctorEuropaeus e Ph. Doctor in Produzioni Animali, Sanità e Igiene degli Alimenti nei Paesi a Clima Mediterraneo. Cura GenBioAgroNutrition, “un blog a sostegno dell’Agroalimentare Italiano, della Dieta Mediterranea e della Ricerca Biomedica, contro la disinformazione pseudoscientifica”, che aggiorna quotidianamente.