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La Clessidra Ambientale italiana sbarca in Europa

Presentato al Parlamento europeo di Bruxelles il Rapporto 2016 “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia”, il cui fulcro è rappresentato dalla Clessidra Ambientale, che graficamente descrive l’impatto ambientale del consumo di cibo per una settimana. La presentazione del Rapporto è stata introdotta dagli Onn. Giovanni La Via e Paolo De Castro, e ha offerto ai parlamentari europei l’occasione di una riflessione più ampia sul modello delle filiere zootecniche che, nel nostro Paese, generano un fatturato di ben 30 miliardi di euro l’anno, rispetto ai circa 180 dell’intero settore alimentare e ai 1.500 miliardi del PIL nazionale.

Il modello italiano

Lo studio analizza in profondità i punti di forza e i progressi alla base del modello produttivo delle carni italiane – bovine, suine ed avicole -, orientato sempre più ai temi della sostenibilità – in primis nutrizionale e ambientale – grazie all’applicazione di moderne tecnologie lungo tutta la filiera e all’aumentata sensibilità degli operatori nel rispondere alla domanda di un consumatore sempre più esigente.

“La Clessidra Ambientale è espressione di un approccio ampio alla visione della sostenibilità della dieta, che mira a valutare l’impatto ambientale reale del cibo che si consuma: se si segue modello alimentare corretto, come quello mediterraneo tipico della dieta italiana, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori” – ha dichiarato Aldo Radice, Segretario Generale dell’Associazione Carni Sostenibili. “Questo lavoro si è sviluppato in occasione di Expo Milano 2015 e proprio dalla ricchezza di riflessioni, di spunti e di contenuti emersi nel corso dell’Esposizione universale si è arricchito di nuove prospettive e ha ulteriormente affinato la sua visione, accogliendo le istanze di tutti gli stakeholder del settore”.

Il consumo di carni e salumi è infatti da sempre parte della Dieta Mediterranea e della cultura alimentare italiana. L’Italia si caratterizza infatti per una estrema attenzione al cibo, alla sua produzione, al suo gusto, al suo legame con la cultura e la storia. Varietà degli alimenti, equilibrio nutrizionale, moderazione, tradizione e cultura enogastronomica: sono questi i capisaldi di un modello alimentare studiato in tutto il mondo.

Sicurezza, sostenibilità, equilibrio nutrizionale sono le caratteristiche distintive del modello italiano della produzione di carni e salumi, perfettamente rappresentate dalla Clessidra Ambientale.

Sicurezza

La sicurezza dei prodotti alimentari di origine animale comporta una lunga serie di controlli che interessano l’intera filiera produttiva, dalla fattoria alla tavola, volti a garantire la qualità e l’assenza di sostanze vietate (per esempio gli ormoni e gli antibiotici usati come promotori di crescita). Inoltre, particolarmente rilevante è oggi l’impegno degli allevatori per l’uso responsabile dei farmaci veterinari il cui utilizzo, a solo scopo terapeutico, è diminuito del 29% dal 2010 al 2013.

“Nel nostro Paese il controllo delle applicazioni delle stringenti normative europee dipende dal Ministero della Salute, che vanta un sistema sanitario tra i più strutturati a livello internazionale, con 4.500 veterinari ufficiali“, afferma Giorgio Poli, Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili e Professore all’Università di Milano – Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria. “I numerosi controlli e ispezionicirca 800.000 solo nel 2014 – svolte dalle autorità competenti (ASL e Istituti Zooprofilattici territoriali) sul prodotto finito e sull’intera filiera, garantiscono la qualità e la sicurezza dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. In Italia i farmaci antibiotici possono essere impiegati solo a scopo terapeutico e a seguito di una prescrizione medico veterinaria, con tempi e modalità di trattamento che impediscono la presenza di eventuali residui nella carne destinata al consumatore finale”.

Sostenibilità

“Il crescente interesse verso la sostenibilità del cibo ha portato i consumatori a prestare una sempre maggiore attenzione agli impatti ambientali generati dalle filiere alimentari, compresa quella della carne. Quest’ultima in Italia si è dimostrata virtuosa, intraprendendo politiche e azioni volte a migliorare la sostenibilità dell’intero settore, in primis riducendo gli impatti relativi all’utilizzo di acqua, inferiori rispetto alla media mondiale, e dell’energia ricorrendo a produzioni da fonti rinnovabili” – afferma Ettore Capri, Professore Ordinario in Chimica agraria ambientale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

Un esempio concreto riguarda l’utilizzo di energia solare: le grandi disponibilità di spazio come i tetti delle stalle, infatti, hanno reso possibile lo sfruttamento del sole come fonte di energia rinnovabile, poi riutilizzata per usi termici e per la produzione di elettricità. Inoltre, attraverso una gestione efficiente delle modalità di stoccaggio delle deiezioni degli animali, particolarmente impattanti, è possibile trasformare il problema in una risorsa: il letame può essere utilizzato per la produzione di biogas, così da creare energia da fonti non fossili e generare un vantaggio ambientale. Grazie agli impianti realizzati nel settore agricolo, oggi l’Italia è tra i primi produttori al mondo di biogas.

Equilibrio nutrizionale

La carne è un’importante fonte di proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita e per questo, in quantità moderate, non deve mancare nella dieta degli individui, in ogni fascia d’età, in particolare bambini e anziani. “È importante ricordare che un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo, è quello più indicato per la salute dell’organismo e questo modello include anche il consumo moderato di carne – afferma Giorgio Calabrese, Presidente CNSA (Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare) e docente di Dietetica e Nutrizione Umana.- Dopo l’allerta lanciata dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) alcuni mesi fa, bisogna sottolineare che l’insorgenza dei tumori deriva da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari, e che l’eventuale effetto cancerogeno delle carni è condizionato da quantità consumate, abitudini di cottura e trasformazione”.

Seguendo il principio della moderazione e adottando i giusti metodi di cottura la carne non dovrebbe quindi mancare a tavola, da due a tre volte alla settimana. “Consumare tagli di carne magra evitando la cottura a fiamma diretta è il modo migliore per assumere questo alimento che, durante la settimana, deve essere alternato a quantità più abbondanti di frutta e verdura, proprio come previsto dalla Dieta Mediterranea – conclude Calabrese. Un regime dietetico adeguato ed equilibrato non solo garantisce un apporto ottimale di nutrienti, ma permette anche di ricevere sostanze che svolgono un ruolo preventivo o protettivo nei confronti di determinate patologie”.

Qui il Rapporto 2016 “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia”, oppure la sua sintesi.

Redazione Carni Sostenibili

Professore Ordinario di Chimica Agraria e Ambientale, Università Cattolica del Sacro Cuore. È membro del gruppo di lavoro PROMETHEUS dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Dal 2009 è direttore del centro di ricerca sullo sviluppo sostenibile OPERA, con sede a Bruxelles e a Piacenza. Dall’inizio della sua carriera databile 1987 ha svolto ricerche sugli impatti dei contaminanti nell’ambiente e nei prodotti alimentare, sugli organismi animali e sull’uomo, studi che oggi integra nelle sue indagini di valutazione del rischio.