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Perché la carne impatta sull’ambiente più di altri alimenti?

La carne è generalmente collocata tra gli alimenti con il più alto impatto ambientale per chilogrammo. Ciò è dovuto al fatto che la sua filiera di produzione è piuttosto articolata. A differenza dei prodotti di origine agricola, infatti, per produrre carne è necessario un “doppio passaggio”: prima si producono gli alimenti per gli animali, poi si avvia il processo di conversione proteica durante l’allevamento degli stessi.

Un secondo aspetto, particolarmente valido per le filiere bovine, è rappresentato dagli impatti della fattrice (la mamma dei vitelli), che viene allevata unicamente allo scopo di partorire vitelli con un ritmo medio di 1 all’anno. Ultimo aspetto è quello legato alla gestione delle deiezioni e alle fermentazioni enteriche che comportano un impatto significativo, soprattutto nei confronti dell’effetto serra.

Questi aspetti sono innegabili e fanno parte delle caratteristiche naturali delle filiere: una corretta conoscenza dei processi e una trasparente informazione di come sono organizzati permette però di comprendere come si possa puntare a una produzione il più sostenibile possibile valorizzando, ad esempio, le caratteristiche del modello produttivo adottato in Italia.

Vale la pena sottolineare poi che se si seguono i consigli di consumo moderato propri della Dieta mediterranea, si può evidenziare come l’impatto settimanale sia allineato a quello degli alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori ma le quantità consumate sono maggiori. Un concetto bene espresso dalla Clessidra Ambientale, che in questo sito abbiamo presentato in anteprima.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.