“La carne fa bene, solo con una buona informazione si combatte il calo dei consumi”
Insistere sulla regolarizzazione degli accordi commerciali con i Paesi extracomunitari e tutelare e valorizzare le eccellenze del settore agroalimentare italiano. Sono questi gli obiettivi che Paolo De Castro, neo presidente per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha indicato a Eurocarne Post come prioritari della nuova legislatura 2014-2019. Già nei cinque anni precedenti, il deputato italiano aveva ricoperto il ruolo di presidente della Comagri, ma da questo momento potrà contare sull’appoggio di tre vice presidenti provenienti da Francia, Spagna e Romania per stabilizzare gli equilibri mediterranei contro l’asse degli Stati del Nord all’interno del gruppo.
Onorevole De Castro, cosa significa per Lei questa elezione all’interno della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo?
“Di fatto abbiamo mantenuto un ruolo importante all’interno del Comagri, che ci consentirà di avere il controllo dei voti per evitare derive nord-europee. Il nostro è un blocco mediterraneo forte. Possiamo dire che questa legislatura 2014-2019 si baserà sui rapporti opposti degli assi Nord, Sud, Ovest ed Est, come anche in quella precedente. Ciò significa che potremo portare avanti il nostro progetto di difesa e tutela degli interessi italiani in Europa per quel che concerne il settore agroalimentare”.
Cosa rappresenta questo incarico per il nostro Paese?
“In generale, il settore dell’agricoltura interessa più del 40% del bilancio europeo. Nonostante la crisi economica ha saputo creare occupazione e sviluppo. Al suo interno una parte importante è rappresentata dal comparto zootecnico. Questo ci investe di una grande responsabilità, anche come Italia: quella cioè di tutelare la qualità ed il legame con il territorio di provenienza dei singoli prodotti, che danno all’intero mercato continentale un valore aggiunto fondamentale”.
Quali saranno le linee guida di questo suo mandato, soprattutto per quel che riguarda il settore della carne?
“Prima di tutto, bisogna fare molta attenzione agli accordi commerciali, soprattutto con gli Stati Uniti, con il Giappone e con l’India. Creare dei mercati di scambio con questi soggetti rappresenta una prerogativa per la Commissione. In questa operazione, i nostri sistemi di controllo e gli standard di qualità non devono essere messi in discussione: deve essere una opportunità per i nostri prodotti di circolare nei paesi extraeuropei, cercando prima di risolvere una serie di problemi. Se pensiamo alla carne, ad esempio, sappiamo che negli Usa ci sono delle limitazioni all’introduzione della carne suina che dobbiamo cercare di mitigare. Non vogliamo essere conservatori, il Parlamento si sta impegnando a fondo in questa battaglia”.
Secondo dati dell’Istat, il consumo della carne in Italia ha subito un calo importante. Quali le azioni che l’Europa può mettere in campo per invertire questo trend negativo?
“Bisogna far capire ai consumatori che molte informazioni sulla carne sono false. Non è vero che fa male, anzi: è una proteina nobile, essenziale soprattutto nei giovani per il loro sviluppo, che non può essere sostituita da nessun altro elemento simile ma di origine differente. Grazie ad approfondite analisi scientifiche siamo riusciti ad avere la certezza dell’importanza di questo prodotto nella catena alimentare di ciascuno. Questo è di sicuro un aspetto che ha influito sul calo dei consumi tanto quanto gli aspetti congiunturali ed economici. Ma siamo fiduciosi in una ripresa nel breve periodo”.
In ambito comunitario l’Ue ha già fatto molto per combattere la contraffazione del Made in Italy nell’ambito del settore agroalimentare. Siamo al sicuro oppure ci sono ancora aspetti da approfondire?
“In Europa la tutela dei prodotti di qualità è già stata rafforzata dal cosiddetto Pacchetto Qualità, una norma ex officio del 2012 che garantisce un controllo più in profondità, con la modifica della disciplina comunitaria su Doc, Dop e Ipg. Per cui, credo che Bruxelles abbia fatto già grossi passi in avanti contro la contraffazione e di sicuro continueremo su questa strada. Un tema diverso è quello, invece, della salvaguardia dei nostri prodotti fuori dai confini europei”.
Quali allora le misure da mettere in campo per combattere il fenomeno nei paesi extraeuropei?
“Sul versante delle esportazione c’è una battaglia continua. Ricordo un episodio di qualche anno fa di cui fu protagonista il Prosciutto di Parma. In Canada venne registrato un marchio uguale, nonostante questo fosse riconosciuto un prodotto Dop a livello europeo. Grazie agli accordi di libero scambio Ue-Canada dello scorso ottobre, il Prosciutto di Parma può finalmente essere commercializzato e può godere di tutela anche in quel paese. Ecco, gli accordi commerciali dovrebbero essere sempre bilanciati e bisognerebbe far valere le rigide regole comunitarie anche al di fuori dei nostri confini. In poche parole, bisogna trovare accordi che difendano le nostre eccellenze e non fare inutili guerre in punta di diritto”.
Fonte: Osservatorio Eurocarne