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Integratori o dieta equilibrata? A voi la scelta

In Italia stiamo assistendo ad un vero e proprio boom degli integratori. Ma a chi servono davvero? Non è sufficiente, per chi non ha particolari problemi di salute, seguire una dieta equilibrata che, in quanto tale, includa anche le giuste dosi di carne?

Di probiotici, multivitaminici e multiminerali gli italiani sembrano particolarmente ghiotti, tanto che siamo al primo posto sul mercato europeo (con il 23%) nel consumo di integratori alimentari, per una spesa complessiva di oltre 3,2 miliardi di euro. Una recente ricerca del Censis conferma che li utilizzano circa 32 milioni di italiani, il cui obiettivo è quello di condurre una vita in salute e in piena efficienza.

Ma chi ha davvero bisogno di assumere questi prodotti per integrare la propria dieta? Chi ad esempio si trova in particolari condizioni fisiologiche, come dimagrimento, gravidanza, allattamento, recupero sportivo. Poi chi ha un’alimentazione di scarsa qualità e chi per scelta rinuncia ad alcune componenti di una dieta equilibrata.

Di #probiotici, #multivitaminici e #multiminerali gli italiani sembrano molto ghiotti: al primo posto sul mercato europeo (con il 23%) nel consumo di #integratori alimentari. Spesa complessiva: oltre 3,2 miliardi di euro. Condividi il Tweet

Un caso tipico è quello dell’esclusione della carne nelle diete vegetariane e vegane, come in altre diete ancora più estreme. Quanto sia dannoso privarsi della carne nelle età estreme, infanzia e vecchiaia, è cosa nota e non mancano purtroppo le conferme che giungono dalla cronaca. Meno gravi le conseguenze per gli adulti in piena salute, che devono tuttavia far ricorso agli integratori, come le vitamine del gruppo B, per supplire a possibili stati carenziali.

Ma la carne è molto più che un’apportatrice di vitamina B. Il suo contributo in ferro assimilabile (quello vegetale lo è in misura ridottissima) e zinco è cosa nota ed è riduttivo fermarsi a ricordarlo. Perché la carne, nelle quantità corrette, può offrirci sostanze nutraceutiche che non sempre si trovano sugli scaffali di farmacie e supermercati.

Prendiamo il caso della “vitamina dell’intelligenza”, la nicotinamide o vitamina B3, che ha importanti funzioni nella crescita dei neuroni, come da tempo ha approfondito “Carni Sostenibili”.

La #carne è molto più che un'apportatrice di #vitaminaB. Il suo contributo in #ferro assimilabile e #zinco è cosa nota. Non solo, la carne nelle quantità corrette può offrirci molte sostanze #nutraceutiche. Condividi il Tweet

Restiamo in tema con un recente studio della  University of Eastern Finland dal quale si evidenzia la correlazione fra la colina (costituente del neurotrasmettitore acetilcolina) e il declino cognitivo dell’età avanzata. La colina, è bene ricordarlo, è presente nella carne e nelle uova, come ricordato sempre da Carni Sostenibili in un recente articolo. Colina, si può obiettare, si trova anche in alcuni vegetali, come la soia o le lattughe. Ancora una volta sono però le quantità e l’effettiva assimilazione dei principi attivi a fare la differenza.

Sarà forse merito di queste sostanze e del loro ruolo nel complicato meccanismo dei neurostrasmettitori se chi mangia carne è meno depresso rispetto a chi segue una dieta vegetariana. Lo conferma un recente studio pubblicato sul British Journal of Nutrition che collega questa maggiore incidenza di stati depressivi alla maggiore assunzione di fitoestrogeni conseguente a una dieta vegetariana.

Un altro studio pubblicato sulla rivista Neuron ha messo in evidenza il rapporto fra la serotonina e la comparsa di alcune patologie motorie come il Parkinson o altri disturbi ossessivo-compulsivi. La serotonina, ricordiamolo, è sintetizzata dall’organismo a partire da un amminoacido essenziale, il triptofano, che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare e che si trova ben rappresentato nelle carni.

Non solo amminoacidi, ma altri peptidi bioattivi si possono incontrare nelle carni, come derivato dell’idrolisi delle proteine. La loro presenza è favorita da una giusta frollatura delle carni, come dalla stagionatura di salumi e insaccati. È dimostrato che questi peptidi, prontamente assorbiti senza “affaticare” i processi digestivi, hanno numerosi effetti postivi, manifestando attività antiossidanti e antipertensive che si aggiungono agli effetti antitrombotici.

Escludere la #carne dalla propria #dieta può condurre a un più elevato rischio di #ictus nel 20% dei casi. Condividi il Tweet

Si spiegano così, almeno in parte, i risultati delle ricerche condotte in Gran Bretagna presso l’Università di Oxford da Tammy Tong e colleghi, che hanno messo a confronto le diete seguite da quasi 50mila persone, divise fra onnivori e vegetariani. Ne è risultato che escludere la carne dalla propria dieta può condurre a un più elevato rischio di ictus nel 20% dei casi. La ricerca ha peraltro evidenziato un più alto numero di cardiopatie fra gli onnivori, le cui cause tuttavia non erano da attribuire del tutto al modello alimentare, ma alla contemporanea presenza di pressione arteriosa elevata, tassi di colesterolo in eccesso e diabete. L’eliminazione di questi fattori predisponenti ha limitato la comparsa delle cardiopatie, mentre nel gruppo di vegetariani il ritorno a valori fisiologici non ha comportato nessuna differenza significativa nell’insorgenza di ictus.

Tornando alla “passione” degli italiani per gli integratori alimentari, non resta che raccomandare che il loro uso sia fatto seguendo le indicazioni del medico o del farmacista e di fronte a reali carenze. Il fai da te, anche in questo campo, è sconsigliabile. Un eccesso di sali minerali o di vitamine non aumenta il loro effetto benefico, ma al contrario può avere conseguenze negative anche importanti. Una alimentazione equilibrata, dove sia presente anche la carne, insieme a tutti gli altri alimenti mirabilmente elencati nella dieta mediterranea, non solo mette al riparo da carenze, ma è la prima garanzia di salute.

Un eccesso di #SaliMinerali o di #vitamine non aumenta l'effetto benefico degli #integratori. Al contrario può avere conseguenze negative. Condividi il Tweet

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.