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Il settore zootecnico: “Basta attacchi mediatici!”

In un momento delicato come questo, in cui l’emergenza da coronavirus in Italia sta colpendo più che altrove una popolazione sempre più smarrita e provata, il settore agro-alimentare sta facendo enormi sforzi per farci trovare anche in piena pandemia gli scaffali e i frigoriferi dei supermercati pieni e riforniti. Ciononostante non mancano attacchi mediatici allarmistici e in gran parte basati su informazioni scorrette o approssimative, soprattutto alle produzioni animali, e in particolare da parte di alcune trasmissioni televisive del servizio pubblico. Desiderosi di dare un freno a una situazione oggettivamente intollerabile, i presidenti delle principali associazioni di categoria del settore zootecnico hanno indirizzato una lettera congiunta ai vertici RAI. Ne condividiamo qui sotto il testo.

 

Lettera congiunta delle Associazioni del mondo zootecnico italiano.

Scriviamo in rappresentanza delle associazioni della filiera agroalimentare italiana dei prodotti di origine animale, per segnalare l’inaccettabile atteggiamento che sta prendendo piede in numerose trasmissioni della televisione pubblica, volto a creare un pericoloso quanto insussistente collegamento fra la zootecnia come causa all’origine dell’epidemia di coronavirus, oltre che a screditare i produttori italiani di alimenti di origine animale.

Il settore agro-alimentare italiano – in particolare quello legato alla zootecnia – sta facendo un enorme sforzo per far sì che, nonostante le difficoltà oggettive e le limitazioni, sugli scaffali e nei frigoriferi di negozi e supermercati si possano continuare a trovare alimenti e prodotti sicuri e di qualità. L’urgenza con cui ci appelliamo a Voi, sottolineando l’inaudita gravità di quanto denunciamo, è legata al fatto che puntare il dito contro allevatori, lavoratori e imprese di trasformazione che nel mezzo della più terribile pandemia dell’epoca contemporanea continuano a lavorare per garantire a tutti alimenti nobili, è scorretto ed intollerabile.

Parliamo di oltre 250.000 lavoratori addetti al mondo delle produzioni zootecniche, 270.000 aziende agricole e di trasformazione, che generano un fatturato per il nostro Paese di oltre 40 Miliardi di Euro, che con profonda assunzione di responsabilità sono al servizio del Paese e dei consumatori, per garantire sicurezza e, almeno a tavola, un po’ di serenità.

Se guardiamo solo alla programmazione della scorsa settimana, rinveniamo almeno due trasmissioni che additano il sistema zootecnico come maggiore responsabile dell’inquinamento terrestre, che stigmatizzano l’allevamento facendo intendere che il cattivo allevatore non sia l’eccezione, ma la regola, fino ad arrivare a suggerire pericolose ed insensate associazioni fra coronavirus e produzione e consumo di carne, mai dimostrate. E non stiamo parlando solo di talk show, dove le opinioni volano sull’onda emotiva e dove queste cose accadono e non sono certo meno gravi, ma di programmi che si dicono di inchiesta o di approfondimento: nello specifico ci riferiamo alla puntata di “Sapiens” di Mario Tozzi andata in onda il 28/03/2020 e alla puntata di “Indovina chi viene a cena”, condotta da Sabrina Giannini del 29/03/2020.

Il collegamento tra la pandemia in corso e gli allevamenti occidentali è stato al centro dell’ultima puntata di “Indovina chi viene a cena”. Una correlazione falsa, grave e fuorviante, che Sabrina Giannini ha annunciato di voler proseguire nelle prossime puntate – e che associa l’epidemia da coronavirus con il sistema produttivo agroalimentare occidentale e porta i telespettatori – già spaventati dall’attuale situazione – a un atteggiamento di sospetto e paura verso il proprio modello alimentare.

Alla luce delle anticipazioni della prossima puntata di “Indovina chi viene a cena”, abbiamo il fondato timore che l’autrice, proseguendo nel suo errato sillogismo iniziale, continuerà a indurre i telespettatori nel convincimento scientificamente scorretto che pandemia da Coronavirus e allevamenti convenzionali siano in qualche modo collegati.

Il danno, amplificato dall’attuale situazione emergenziale, potrebbe essere irreparabile per i settori che, in questo momento, tengono in piedi l’economia italiana e consentono agli italiani di continuare ad approvvigionarsi di beni alimentari primari.

Tali trasmissioni, spesso animate dalla personalistica volontà di propagandare un modello di vita alternativo a quello comunemente diffuso, producono un enorme danno a carico dei principali settori del Made in Italy e dei consumatori.

Saturare i telespettatori con informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate, suggerendo la presunta pericolosità del sistema alimentare o l’esclusione di un cibo a prescindere dalle reali necessità di ciascuno, non solo è sbagliato, ma è pericoloso perché minaccia la salute.

È essenziale che la RAI, consapevole del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste, in particolare in momenti come questo che stiamo vivendo, presti molta attenzione a quei messaggi che, privi di fondamento scientifico, puntano a destabilizzare ulteriormente il fragile equilibrio che regna all’interno delle famiglie italiane.

Speriamo davvero che vogliate prendere in considerazione il nostro appello per un’informazione più distesa, equa ed imparziale, che non cerchi a tutti i costi improponibili capri espiatori, quando tutti stiamo cercando di uscire compatti da una pandemia globale.

Distinti saluti.

Nicola Levoni – Presidente ASSICA

Antonio Forlini – Presidente UNAITALIA

Luigi Cremonini- Presidente ASSOCARNI

Marcello Veronesi – Presidente ASSALZOO

Giuseppe Ambrosi –Presidente ASSOLATTE

Giuseppe Pulina – Presidente CARNI SOSTENIBILI

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.