Il nuovo allevamento “intensivo”: protetto, sostenibile, high-tech
Benessere animale, efficienza, sostenibilità, tecnologie di precisione e innovazione: un connubio vincente per il moderno allevamento del bovino da carne.
Il settore zootecnico è, attualmente, costantemente al centro dell’attenzione mediatica per la sostenibilità ambientale ed il benessere animale. Non appena si tratta l’argomento cibo ed alimentazione, qualsiasi sia il contesto, la chiacchierata tra amici o il convegno scientifico, il riferimento a queste tematiche non solo è immediato ma anche inevitabile.
Nell’immaginario comune gli allevamenti, specie quelli intensivi di bovini da latte e da carne, vengono spesso visti come qualcosa “che infligge sofferenza”, “innaturale” ed “insostenibile”, a causa di trasmissioni che invece di riportare la realtà degli allevamenti che veramente rappresentano il settore vanno a scovare quelle rarissime situazioni fuorilegge che anche gli stessi comuni allevatori è da anni che lottano perché vengano denunciate e definitivamente chiuse.
Dopotutto è oramai noto e più che mai alle associazioni pseudo-animaliste e ambientaliste, che sono le notizie che allarmano quelle che fanno audience. Piovono quindi immagini, frasi ed epiteti che rappresentano l’allevamento intensivo come la peggiore delle sale di tortura medioevali per gli animali, oltre che la calamità che devasta pianeta e uomo.
Ma è veramente così? La risposta è semplice e chiara: assolutamente no! Sia nel passato che attualmente il non rispetto o peggio il maltrattamento è sempre stato demonizzato, condannato e denunciato dagli allevatori, sia ben chiaro, “comuni” e non solo da quelli “bravi”. In primis perché chi decide di dedicare la sua vita e il suo tempo ad allevare è spinto fin da bambino dall’amore per gli animali e poi perché è da tutti risaputo che è l’unico sistema certo per fallire! Maltrattando gli animali, performance e qualità delle produzioni diventato infatti pessime, inaccettabili e insostenibili.
L’attenzione verso il benessere degli animali ha persino spinto allo sviluppo di tecnologiche e accorgimenti meravigliosi. Un animale in condizioni di benessere ed in armonia con l’ambiente esplica al massimo le sue potenzialità produttive, risultando quindi “più efficiente” e conferendo prodotti di qualità superiore. È quindi l’interazione animale-ambiente (del quale fa parte integrante l’uomo) ad essere la chiave dell’allevamento sostenibile, rispettoso del benessere animale e del pianeta.
A tal riguardo la cura degli aspetti nutrizionali gioca un ruolo essenziale. Nel rumine infatti, si produce uno tra i principali “gas serra” e dal rumine si formano e sintetizzano oltre il 75% dei nutrienti necessari al bovino. Il rumine è quindi il centro fisiologico e metabolico che, se mantenuto “in buona salute”, garantisce sostenibilità, welfare ed elevata efficienza di digestione e trasformazione degli alimenti.
Il rovescio della medaglia è che il suo equilibrio è estremamente delicato. Si tratta infatti di un “organo vivo” costituito da migliaia di popolazioni microbiche che possono essere facilmente compromesse da alterazioni dell’ambiente ruminale (pH, temperatura, tipo di fermentazione, livello di ossigeno, ecc.), conseguenti a imprecisioni nella gestione nutrizionale.
Ma c’è uno specifico “alimento”, un po’ inaspettato, in grado di influenzare notevolmente l’ambiente ruminale: l’acqua. Se l’acqua fresca sembra infatti e agli occhi di tutti più gradita e gradevole, lo stesso non può dirsi per il rumine, caratterizzato da una temperatura (38-40 gradi) che deve mantenersi il più possibile costante al fine di ottimizzare la vita e l’attività delle popolazioni microbiche in esso presenti e fondamentali per il sostentamento e il benessere del bovino.
Sia in inverno che in estate, l’ingresso nel rumine di acqua fredda può alterare notevolmente tale equilibrio e le stabilità delle comunità batteriche ruminali essenziali per una salutare attività digestiva. Proprio con questo intento vi sono attualmente realtà in cui si garantisce la somministrazione di acqua a temperatura costante, tra i 21 e 25°C, in modo da ottimizzare l’ambiente ruminale.
I risultati preliminari di queste indagini appaiono estremamente interessanti, con fermentazioni ruminali più stabili e un maggior appetito, principale e inequivocabile sintomo di elevato benessere negli animali. Ma come è possibile avere tali informazioni, conoscere momento dopo momento le cinetiche dell’attività ruminale senza “infastidire”, addirittura senza disturbare il bovino?
Ecco un altro passo avanti gigantesco nella tecnologia applicata alla zootecnia e mirata a migliorare sia il benessere che la sostenibilità delle produzioni (attraverso la riduzione delle inefficienze e degli sprechi): la telemetria, cioè il passaggio di informazioni via wireless. Attualmente, attraverso piccoli boli ingeriti dall’animale che si posizionano e stazionano naturalmente nei prestomaci, è possibile monitorare temperatura e il livello di acidità nel rumine (il pH ruminale) 24 ore su 24, stabilendo se il processo digestivo è ottimale o critico e riuscendo così ad intervenire con una tempestività inimmaginabile in passato.
La temperatura indica infatti con estrema precocità la presenza di eventuali stati febbrili, favorendo così interventi che non necessariamente richiedono l’utilizzo di antibiotici, condizione invece inevitabile quando il riscontro dello stato di malessere origina dalla comparsa dei sintomi clinici (stanchezza, tosse, scolo nasale e oculare, alterazione del respiro), ma semplicemente l’utilizzo di antiinfiammatori o di sostanze naturali antipiretiche, antiossidanti ed immunostimolanti o chemioterapici.
Il poter evidenziare brusche variazioni del pH ruminale altrimenti impossibili da rilevare e neppure da riconoscere, consente invece di individuare con estrema precocità la presenza di una dieta non adeguatamente bilanciata o di alimenti che hanno subito variazioni qualitative o di imprecisioni nella gestione della mangiatoia degli animali, a partire da un errore nella fabbricazione della razione giornaliera fino alla mancanza di alimento in mangiatoia per diverse ore. E il tutto non viene scaricato solo sul computer di casa o d’ufficio, ma arriva direttamente sullo smartphone con tanto di segnale di allarme.
Il benessere e la sostenibilità nelle aziende zootecniche italiane sono pertanto obiettivi concreti e perseguiti non solo attraverso l’applicazione di ben definite metodologie produttive e di una grande volontà da parte degli allevatori, ma anche attraverso l’ausilio di supporti tecnologici sofisticati seppur di facile ed economica applicazione e l’attenzione verso accorgimenti che sembrano piccoli, ma che invece hanno riflessi importantissimi sul benessere animale. Come ad esempio la temperatura dell’acqua.
Carlo Angelo Sgoifo Rossi e Silvia Grossi
Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare – Università degli Studi di Milano.