TOP
natale piatti tipici montanari

Il Natale con i piatti tipici di montagna

A Natale, cosa c’è di più buono di un piatto a base di carne, magari nel tepore di un bel rifugio di montagna? Vediamo le migliori ricette di piatti tipici di montagna.

Non c’è Natale senza una tavola imbandita a dovere, con cibi preparati con maestria e vino da abbinare alle varie portate: un tripudio di primi e secondi piatti a base di carne che nutrono in modo completo, facendoci sentire anche più appagati.

Protagonista indiscussa è l’arte culinaria della tradizione, che da nord a sud del Paese privilegia antiche ricette e ingredienti legati al territorio. Una ricchezza territoriale ancora più sentita nei luoghi di montagna dove nelle preparazioni culinarie la carne la fa da padrona. Ricette antiche, che venivano preparate al caldo di una cucina con la legna ardente nel caminetto.

Piatti tipici di montagna: Alpi e Dolomiti

Cosa c’è di meglio che assaporare il giorno di Natale, magari ammirando il Monte Bianco innevato, la seupa à la vapelenentse? Una ricetta a base di ingredienti che raccontano la storia della Valle d’Aosta e che, se prima erano i componenti essenziali di un piatto povero, oggi creano una pietanza preziosa e destinata per lo più ai giorni di festa. Servono pane, fontina dop e un buon brodo di carne con carote, cipolle e cavolo verza bianco. Si affetta il pane raffermo di un paio di giorni e si dispone in una teglia imburrata ricoprendolo di fontina a fettine, poi si ripete l’operazione per un altro paio di strati di pane. Infine, si versa il brodo di carne e il burro fuso, il tutto andrà infornato per 40 minuti a circa 200 gradi fino a quando la superficie diventa dorata.

Altrettanto irresistibile è la soça di Cogne, un piatto unico valdostano a base di carne di vitello, patate e fontina, l’ideale per affrontare le rigide temperature invernali. Tutti gli ingredienti vengono prima lessati e poi gratinati in forno, con l’aggiunta di fontina dop e burro, una doppa cottura che contribuisce al gusto unico.

Sulle Alpi piemontesi, invece, è tipica la Soupe grasse, una ricetta povera della Val di Susa, a base di pane raffermo, toma di alpeggio e brodo in cui è stato cotto il bollito.

Sempre in tema di prelibatezze, sono immancabili gli agnolotti del plin, una specialità culinaria tipica delle Langhe: sono piccoli ravioli ripieni che prendono il nome dalla tecnica di chiusura perchè vengono pizzicati tra due dita per sigillare il ripieno all’interno dell’impasto, il che crea una sorta di piccola piega al centro di ogni agnolotto. Il ripieno è a base di carne macinata, di manzo o maiale, aglio, prezzemolo, noce moscata e formaggio, conditi con burro fuso e salvia o con sughi a base di pomodoro.

In Valtellina, le tavole si riempiranno di fricando, un piatto della tradizione della cucina di montagna, dove la carne viene spesso cucinata lentamente per ottenere un sapore ricco e avvolgente. Viene preparato con carne di manzo cotta per ore a fuco basso con cipolla, vino rosso e aromi come rosmarino e alloro e di solito è servito con purè di patate o polenta.

Sulle Dolimiti sono centinaia i piatti a base di carne, ma il fil rouge è senz’altro lo speck, un tipo di prosciutto affumicato consumato da solo o in ricette più elaborate. Tra queste ultime spiccano: i canederli, una specie di gnocchi di pane, arricchiti con cubetti di speck; la polenta servita con uno stufato di speck e formaggio; gli spätzle preparati con l’aggiunta di speck per un piatto saporito e nutriente.

Sugli Appennini

Si chiama basotti (in dialetto bazòtt) il piatto tipico delle Feste dell’area dell’Appennino Tosco-Romagnolo, in particolare della Valle dell’Alto Savio. La ricetta prevede la cottura di tagliolini in un brodo di ossa di maiale, disposti in seguito all’interno di una teglia posta sulla brace con strati con strutto, pecorino e pangrattato.Una volta che il brodo viene completamente assorbito dalla pasta, il risultato finale sono dei quadrati di tagliolini croccanti e saporiti. Non mancano poi le ricette a base di selvaggina, come le pappardelle al ragù di cervo, il cinghiale con la polenta, il capriolo all’arancia, il peposo di cervo, che a dispetto del nome è anche preparato con carne di manzo cotta lentamente in un sugo ricco di pepe nero e vino rosso.

Nel Lazio, sul monte Terminillo, una vetta situata sull’Appennino centrale, gusto e olfatto saranno inebriati dalla pasta alla norcina, condita con un sugo a base di salsiccia, funghi, aglio, olio d’oliva e pepe nero. Ma non è da meno la polenta con salsicce e funghi, a base di farina di mais e servita appunto con salsicce e funghi locali.

In Abruzzo, invece, tra i piatti tipici spiccano i maccheroni alla chitarra, serviti con ragù di carne di agnello e maiale. Ma un posto di tutto rispetto spetta anche alle Fregnacce, dei ravioloni giganti, imbottiti di carne tritata e salsicce e conditi con salsa e infornati. E ancora altri tipi di pasta fatta a mano, come i papicci, i piringhilli e i tacconelli, accompagnati da sughi della tradizione realizzati con pancetta, soffritto e pecorino.

In Calabria, sulle vette silane, il trend è sempre quello di piatti sostanziosi come la pasta “mparrettati”, ossia i tipici maccheroni al ferretto calabresi, serviti con sugo di capra, di maiale o di cinghiale. Tra i secondi sono tipici il capretto al forno alle erbe selvatiche con patate.

Non dimentichiamo le carni bianche

A Natale, in montagna o meno, sono molti anche i piatti tipici a base di carni bianche. Ad esempio, il brodo di cardi e volarelle è il re della tavola abruzzese, piatto che gode di una certa sacralità: la ricetta originale, oltre alla carne di pollo o di tacchino per realizzare il brodo, vuole pane a dadini oppure le volarelle, caratteristici quadrucci di pasta all’uovo fritti, assieme a cardi, polpettine e formaggio pecorino.

I tajarin con i fegatini di pollo, anch’essi nativi delle colline delle Langhe, sono un primo piatto tipicamente piemontese. Dopo aver preparato un impasto con farina 00 e uova, dopo un giusto riposo, si tira la pasta, la si arrotola su sé stessa e si taglia a mano, come da tradizione, ottenendo i tajarin, o taglierini. Per il condimento che li accompagna, si fanno rosolare i fegatini di pollo tagliati a piccoli pezzi con cipolla, burro e rosmarino, ai quali si aggiungono il brodo e poi il pomodoro.

Allora, vi è venuta un po’ di acquolina? Se sì, ricordate che, sia durante le Feste natalizie che durante il resto dell’inverno, queste ricette sono riproducibili ad ogni occasione di convivialità. E mentre scegliete quale preparare per famiglia o amici, l’augurio è quello di passare delle Feste serene e di avere un buon anno nuovo.

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.