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Il futuro distopico di un mondo senza allevamenti? In India è realtà

C’è chi sogna un mondo in cui vacche, polli e maiali scorrazzano per strada incuranti della sicurezza sia loro che di chi gli sta attorno. Ma laddove, come in India, ci sono ad esempio milioni di bovini liberi di vagare senza meta, la realtà è ben diversa dai libri di fiabe o dai film di Walt Disney in cui vivono certi sedicenti animalisti.

Un mondo privo di allevamenti, con vacche, polli e maiali liberi di vagare per le nostre campagne e città? C’è chi lo vede come un futuro auspicabile, anche se generalmente si tratta di persone che non hanno mai visto un allevamento dal vivo in vita loro: un futuro distopico come quello immaginato da certi animalisti, con polli al guinzaglio di ricche signore, maiali in ascensore e mandrie di bovini che occupano un’autostrada o un campo coltivato. Se da noi questo è solo un brutto sogno, in alcune zone del pianeta è una triste realtà. Come in India, dove le “vacche sacrelasciate libere dopo la chiusura dei mattatoi stanno creando enormi danni a livello sia sociale, che ambientale che soprattutto economico.

Credete davvero che se animali come i bovini fossero liberi di andare per il mondo incuranti della sicurezza sia propria che di chi gli sta attorno, invece di stare in una stalla o in un allevamento estensivo ma comunque confinato, ci offrirebbero un mondo migliore di quello che è? Siete sicuri che abbandonarli al proprio destino sarebbe una scelta saggia? Liberi di farlo, ma non lo andate a raccontare in India, dove il movimento fondamentalista indù – per cui la vacca è appunto sacra – sta creando danni enormi sia al tessuto sociale che all’economia nazionale.

Sì, perché oggi come oggi in India le vacche che non danno più latte invece che trasformarsi in hamburger o una delle migliaia di altri prodotti che questo animale può offrire, vengono semplicemente lasciate libere. Avete capito bene: milioni di animali da diversi quintali di stazza lasciati liberi neanche fossero canarini fatti uscire da una gabbia. Gli effetti sono facilmente intuibili, “ed è così che questi animali, da soli, o a volte in mandrie di 40-50 esemplari, vagano liberi per le strade, invadendo i campi alla ricerca di cibo”, scrive Italia Oggi: “Mangiano grano e patate e in una notte sono capaci di divorare un intero raccolto, mandando in rovina gli agricoltori.”

Ma non è tutto, perché come potete immaginare ritrovarsi davanti all’improvviso una o più vacche mentre si sta guidando, magari in autostrada, non è un’esperienza che si spera di fare: “Le vacche erranti invadono le strade rallentando e bloccando il traffico, causando incidenti mortali.” La popolazione, ridotta ad allontanare i bovini mostrando i bastoni e a mettere spaventapasseri nei campi, è costretta ad affrontare le spese delle scelte degli estremisti al governo, con ricadute economiche ed occupazionali a dir poco negative.

Nel 2014, in India, l’arrivo al potere del partito di destra nazionalista Bharatiya Janata Partyl (Bjp), o Partito del Popolo Indiano, che tra le sue priorità ha la protezione delle vacche, ha stravolto tutto. “Dopo l’elezione del primo ministro Narendra Modi, numerosi stati della federazione indiana sono passati sotto il controllo del Bjp. E le nuove amministrazioni locali hanno inasprito la legislazione sull’abbattimento dei bovini, imponendo anche la chiusura dei mattatoi”, scrive sempre il quotidiano: “In questo clima gli agricoltori non possono rivendere le proprie mucche e le abbandonano per evitare di nutrirle in perdita.” E così niente più esportazione di carne, pelli e co-prodotti della carne vari. Con buona pace della lotta alla povertà in uno dei Paesi tra quelli che, ancora oggi, non sono riusciti a sconfiggerla.  

Il numero di questi animali che vagano per l’India non è chiaro. Ma se si considera l’ultimo censimento dei bovini indiani, datato 2012, il Paese conta circa 190 milioni di capi. Le vacche che smettono di essere produttive, secondo un calcolo del quotidiano The Indian Express, ripreso da Le Figaro, sono ogni anno dai 13 ai 15 milioni. Agricoltori ed allevatori sono ridotti in povertà sia dai mancati guadagni che dalle misure e dalle repressioni di polizia e milizie fondamentaliste indù. E chi tocca le mucche, come agognato dai più estremisti (ma “etici”) vegan-animalisti di casa nostra, viene accusato di crudeltà contro gli animali, multato, arrestato e punito.

Oltre alle devastazioni ambientali causate da questi milioni di animali erranti, alle negative ricadute sociali e alla sicurezza dei cittadini sacrificata sull’altare delle ideologie, anche “le conseguenze economiche non si sono fatte attendere. Tra il 2014 e il 2018 l’export indiano di carne bovina è crollato del 20%, a 1,6 milioni di tonnellate, e solo per la carne di bufalo la cifra d’affari è diminuita del 15% rispetto allo stesso periodo”, secondo i dati riportati da Le Figaro: “Cina, Turchia, Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan hanno preso il posto dell’India nelle esportazioni. Le vendite di pellame all’estero sono scese da 6,4 miliardi di dollari nell’esercizio fiscale 2014-2015 a 5,7 miliardi nel 2017-2018. L’industria conciaria impiega 3 milioni di persone con una cifra d’affari di 12 miliardi di dollari”.

Un mondo in cui gli animali da allevamento sono liberi di circolare a milioni su strade e campi coltivati? Piace solo a chi non sa niente di allevamenti e di animali, o a chi mette i propri dogmi davanti al senso della realtà. E forse a qualche sceneggiatore di Hollywood con in mente un bel film sul futuro distopico sognato da certi “animalisti” occidentali. Bravi nel commentare sui social media, un tantino meno nel calcolare o prevedere le conseguenze di ciò che vanno chiedendo a gran voce.

Redazione Carni Sostenibili

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.