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I successi della scottona rivelano molto

Dalle carni di scottona arrivano segnali precisi. A dispetto delle continue campagne denigratorie che ne vorrebbero scoraggiare l’acquisto, la carne continua a godere la fiducia dei consumatori.

Troppo vecchia per essere definita vitella. Troppo giovane per meritare il nome di vacca, definizione appannaggio solo delle bovine che hanno partorito. È la scottona, un bovino femmina di età compresa fra i 15 e i 22 mesi, che non ha mai partorito. Una categoria che gli addetti ai lavori chiamano anche manza, nome sempre più legato ad animali destinati a proseguire la loro carriera e a produrre vitelli.

La scottona si ferma prima, per regalare carni mature al punto giusto, con una adeguata infiltrazione di grasso (si chiama marezzatura ed è caratteristica nelle bovine di questa età) e dunque con un apprezzabile mix di tenerezza e succosità. Sarà anche per le caratteristiche di queste carni che la dicitura scottona da qualche tempo si incontra con sempre maggiore frequenza nei punti vendita.

Dalle #carni di #scottona arrivano segnali precisi. A dispetto delle continue #CampagneDenigratorie che ne vorrebbero scoraggiare l’acquisto, la #carne (inclusa la #CarneRossa) continua a godere la fiducia dei consumatori. Condividi il Tweet

Una presenza che il consumatore ha dimostrato di apprezzare, visto che le carni di scottona gareggiano con quelle di vitellone nelle preferenze degli italiani. Un consumo, questo della carne bovina, che nemmeno l’emergenza sanitaria ha modificato, se non nel diverso valore dei canali di vendita.

La quota che prima si consumava nel settore Horeca (acronimo di hotel, restaurant e catering), si è semplicemente trasferito nei consumi domestici. Segnando persino un aumento. Così nel 2020 il consumo di carne bovina in Italia è persino aumentato del 6,2%, come si legge nel report di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare) dedicato alla filiera delle carni bovine.

Nonostante il #COVID19, nel 2020 il consumo di #carne bovina in Italia è aumentato del 6,2%. Lo rivela il report di #Ismea dedicato alla filiera delle #CarniBovine. Condividi il Tweet 

Entrando nel dettaglio di queste analisi, si evidenzia come nel 2020, dopo una prima fase di incertezza, legata agli esordi della pandemia, il consumo di carni bovine abbia poi recuperato, concludendo l’anno con un aumento in volume del 6,2% e del 7,8% in valore.

Con l’inizio del 2021 i consumi hanno ceduto l’1,7%, ma il bilancio resta in area positiva, confermando il bovino (43%) come il settore più rilevante nel complesso delle carni. Una tendenza che sembra sconfessare nei fatti le tante campagne denigratorie nei confronti delle carni rosse e di quelle bovine in particolare. Si accresce invece nel consumatore la ricerca della qualità offerta da talune categorie di bovini.

I consumi di #carne in Italia sembrano sconfessare nei fatti le tante campagne denigratorie nei confronti delle #CarniRosse. Condividi il Tweet 

Si spiega così la crescita registrata dalle carni di scottona. Reduci da un aumento del 17% nel corso del 2020, hanno iniziato il 2021 al galoppo, segnando un più 12% già nel primo quadrimestre. Confrontando l’andamento dei consumi fra il primo quadrimestre del 2019, quando ancora la crisi sanitaria era lontana, con il primo quadrimestre di questo anno, la scottona può vantare una crescita del 33%. Numeri che salgono al 47% se il confronto avviene in termini di valore, confermando una crescita dei prezzi che non ha tuttavia scoraggiato i consumi.

Dalle carni di scottona arrivano segnali precisi. A dispetto della continua disinformazione che ne vorrebbe scoraggiare l’acquisto, la carne continua a godere la fiducia dei consumatori, disposti a spendere anche qualcosa in più laddove si percepisca una maggiore qualità. Una tendenza che trova conferma laddove la situazione economica è migliore, come dimostra l’aumento degli acquisti in alcune aree, fra queste il Nord Est.

A dispetto della continua #disinformazione che ne vorrebbe scoraggiare l’acquisto, la #carne continua a godere la fiducia dei #consumatori. Condividi il Tweet

Partendo da queste evidenze, per le carni bovine potrebbero aprirsi due diversi scenari produttivi. Uno di questi cercherà di dare risposta a un consumatore con minore disponibilità di spesa e dunque attento al prezzo e alla convenienza.

L’altro canale, peraltro in crescita, risponderà alle richieste di un consumatore attento non solo alla qualità intrinseca del prodotto, ma al valore aggiunto che ne deriva da percorsi di sostenibilità, identità territoriale, rispetto del benessere animale. Al contempo, la carne dovrà però uscire dall’”anonimato” che ancora la affligge. E non basterà aggiungere all’etichetta qualche informazione in più, ma serviranno comunicazione e promozione che sappiano dare garanzia identitaria. La scottona lo insegna.

 

Giornalista professionista, laureato in medicina veterinaria, già direttore responsabile di riviste dedicate alla zootecnia e redattore capo di periodici del settore agricolo, ha ricoperto incarichi di coordinamento in imprese editoriali. Autore di libri sull'allevamento degli animali, è impegnato nella divulgazione di temi tecnici, politici ed economici di interesse per il settore zootecnico.