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I servizi ecosistemici della zootecnia italiana

La zootecnia italiana include sia l’allevamento intensivo che quello estensivo. Ma quali sono le loro caratteristiche a livello di servizi ecosistemici? E cosa sono questi ultimi? Ce lo spiega brevemente il professor Maurizo Ramanzin dell’Università di Padova.

I servizi ecosistemici sono un approccio concettuale che cerca di collegare l’economia all’ecologia e quindi alle risorse naturali. Sostanzialmente, classificano i benefici che l’umanità ottiene dagli ecosistemi, compresi ovviamente quelli agrari.

Questi benefici sono quelli di approvvigionamento, come la produzione di alimenti, ma anche di regolazione, come la mitigazione dei cambiamenti climatici o la protezione dagli incendi in determinate zone e la regimazione dei flussi idrici attraverso la gestione del territorio. O ancora benefici culturali, come tutti quegli aspetti legati alla conservazione del paesaggio e delle tradizioni, che poi vanno a vantaggio anche delle attività turistiche, oltre che della conoscenza e appunto della cultura delle popolazioni, Infine, vanno ricordati i benefici legati alla conservazione della biodiversità degli ecosistemi agro-pastorali.

L’agricoltura e la zootecnia possono creare questi benefici, ma possono anche impattare negativamente su di essi, e questo dipende anche dal tipo di allevamento. Che, ovviamente, cambia moltissimo nelle diverse aree del Paese e nelle varie realtà geografiche in esso presenti.

La domanda è quindi: come si può rendere la zootecnia italiana ancora più sostenibile? Partendo sempre dall’approccio di cui sopra, i sistemi di tipo intensivo sono fondamentali per il servizio ecosistemico di approvvigionamento e sono più efficienti per unità di prodotto fornito,ma rispetto ai sistemi di allevamento estensivo tendono ad essere meno importanti, o anche rischiosi, per altri tipi di servizi e benefici ecosistemici, come ad esempio quelli culturali, alcuni fra quelli di regolazione, e quelli di conservazione della biodiversità.

Di conseguenza è molto importante che in futuro gli allevamenti di tipo intensivo puntino verso una maggiore “intensivizzazione sostenibile, cercando quindi di adottare il più possibile anche approcci di agroecologia, ossia l’applicazione dei concetti dell’ecologia ai sistemi di produzione agricola, per meglio associarli alla salvaguardia degli ecosistemi.

Per quanto riguarda gli allevamenti estensivi, invece, è fondamentale conservare e valorizzare tutti i benefici che forniscono e individuare, anche utilizzando una corretta classificazione e comunicazione di questi stessi benefici, le strategie pubbliche e di mercato per migliorare la sostenibilità anche economica dei prodotti che si ottengono da questo tipo di allevamenti, spesso di alta qualità ma di nicchia. La qualità del prodotto si collega quindi a quella del processo, che però deve essere misurata e comunicata per essere valorizzata.

Maurizio Ramanzin

Professore ordinario presso il Dipartimento di Agronomia, Animali e Risorse Naturali e Ambiente dell’Università di Padova.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.