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I mille usi delle pelli bovine

Quando si parla di bovini si tende a considerare esclusivamente la produzione di carne, ma questa rappresenta solo una parte di ciò che si ottiene da questi animali, di cui letteralmente non si butta via niente. Uno dei più importanti esempi di coprodotto della carne bovina è quello delle pelli. Dopo le macellazioni effettuate dall’industria alimentare, infatti, la concia recupera, ricicla e nobilita le pelli grezze.

La destinazione d’uso delle pelli grezze (o semilavorate) dipende dall’animale da cui vengono ricavate: vitello, vitellone o vacca. Dal vitello si ottiene pelle destinata a canali come quello del lusso, per la produzione di calzature e abbigliamento; dal vitellone si ricavano pelli destinate soprattutto al settore automotive e a quello dell’arredamento; la vacca offre invece pelle e cuoio che, in termini quantitativi, rappresentano la maggior parte della produzione conciaria: fra gli innumerevoli prodotti ricavati, ci sono: scarpe e relative suole e tomaie, pelletteria, arredamento e suoi complementi, tappezzerie, divani e imbottiture, cinture, cinturini e portafogli, lampade, portachiavi, selle, bauli, custodie, valige e 24 ore, borselli, zaini, marsupi, orologi, rilegature, fodere, raccoglitori e migliaia di altri prodotti più o meno presenti nella nostra vita quotidiana.

I più importanti utilizzatori delle pelli italiane appartengono alla filiera moda e ai segmenti dell’imbottito. La destinazione d’uso che singolarmente acquista il maggior volume di metri quadri di pelle è tradizionalmente la calzatura, a cui viene attualmente destinato il 43% della produzione conciaria italiana.

Il secondo principale utilizzo è quello della pelletteria, che rappresenta il settore manifatturiero cliente maggiormente cresciuto nel recente periodo. Seguono il settore dell’arredamento e il segmento degli interni auto, quest’ultimo in decisa espansione. Infine l’abbigliamento, in fase calante negli ultimi anni, soprattutto in virtù di tendenze moda poco premianti come l’ampia diffusione di scarpe di gomma, soprattutto in Europa.

Dalle concerie escono anche prodotti alimentari, ottenuti dalla bollitura delle pelli. Il più importante e diffuso è sicuramente la gelatina, che ha a sua volta numerosi modi di utilizzazione. Il più noto è probabilmente quello per la produzione di caramelle gommose e gomme da masticare, dove viene usata in sostituzione della gomma arabica, in quanto non contiene né grassi né carboidrati.

Un altro settore alimentare nel quale le gelatine trovano largo impiego è quello delle bevande alcoliche, come chiarificatore dei vini e delle birre. La gelatina, infatti, precipitando ingloba le parti sospese nei liquidi e, appunto, li chiarifica.

Meno noto è l’uso che si fa delle gelatine in campo farmaceutico per la preparazione di capsule o di supposte, per l’allestimento di preparati solubili in acqua di sostanze iposolubili come, ad esempio, le pastiglie effervescenti di vitamina A ed E. In medicina di pronto intervento si usano le gelatine come espansori di plasma in pazienti con ipovolemia. In odontoiatria e chirurgia si usano spugnette di gelatina ad azione antiemorragica, lasciate poi in situ per essere riassorbite dai tessuti circostanti.

Le gelatine hanno un importante ruolo anche in campo fotografico, incluso quello digitale: per la stampa a getto d’inchiostro le fotografie risultano infatti migliori se stampate su carta rivestita da gelatina. Questo importante prodotto ricavato dalla pelle bovina si trova poi anche in molti altri settori della vita quotidiana, come a esempio nei detersivi e nei detergenti, nelle capocchie dei fiammiferi, nei concimi fogliari, nei bagni elettrolitici. E ancora, è essenziale per effettuare il restauro di edifici o per condurre gli esami balistici, in quanto simula i tessuti umani e permette di valutare meglio l’impatto che un proiettile può avere sul corpo.

L’Italia ha da lungo tempo il primato economico nel settore conciario, sia in termini di qualità e valore della produzione, che sul piano dell’internazionalizzazione. Il Belpaese ha infatti una quota del 66% sul totale europeo e del 17% a livello mondiale, mentre la sua incidenza è del 30% sull’export globale di pelli finite (raggiungiamo ben 123 nazioni). L’industria è formata da imprese che, ad oggi, impiegano quasi ventimila addetti.

Gli esempi fatti di uso della pelle, uno dei circa quattromila coprodotti della carne, dimostrano quanto sia importante valorizzare gli animali da allevamento. A partire appunto dal bovino, animale che accompagna da sempre l’essere umano nella sua evoluzione e, lo vediamo anche oggi, nella sua quotidianità.

 

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.