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Ha senso diventare vegani?

Sembra la moda del momento, tanto che c’è chi arriva ad affermare che l’Italia è il paese col più alto numero di vegetariani e vegani dopo l’India. Ma, al netto dell’attendibilità di questi dati, cosa spinge alcune persone a eliminare la carne o addirittura ogni prodotto di derivazione animale dalla propria dieta? E soprattutto, ha senso farlo?

I motivi sono tra i più svariati, primi fra tutti quelli etici e di salute. Si è infatti diffusa la convinzione che una dieta basata esclusivamente su prodotti vegetali sia più salutare di un’alimentazione onnivora. Ma è davvero così? Cosa dice la scienza a riguardo?

Secondo l’ADA, l’American Dietetic Association, le diete vegetariane e vegane possono funzionare, purché correttamente pianificate e in taluni casi, è necessaria l’assunzione di integratori o cibi fortificati. Le principali preoccupazioni di questi regimi sono infatti le carenze di importanti nutrienti, quali gli acidi grassi omega-3, il ferro, lo zinco, lo iodio, il selenio, il calcio, e le vitamine D e B12, che negli alimenti di origine vegetale scarseggiano o non sono biodisponibili.

Condizioni aggravate anche dalla forte presenza di fibre, dei veri e propri “spazzini” dell’intestino, che oltre a liberarlo dai grassi, dal colesterolo e dalle sostanze tossiche, come rovescio della medaglia impediscono l’assorbimento di nutrienti che invece servono.

Diversi studi descrivono le patologie a cui possono andare incontro proprio i vegetariani e ancora di più i vegani, a causa dell’insufficiente apporto di questi nutrienti. Ad esempio la carenza di vitamina B12, che si trova in quantità significative solamente nei cibi di origine animale, causa pericolose anemie, atassia, gravi depressioni e disturbi neuropsichiatrici, nonché danni permanenti del sistema nervoso e malattie cardiovascolari.

Non va meglio riguardo l’insufficienza degli altri nutrienti, che possono portare scompensi ossei e fratture, mancanza di ovulazione, peggior qualità dello sperma e problemi di fertilità, abbassamento delle difese immunitarie e delle performance fisiche.

Anche la deficienza di iodio è frequente nelle diete vegane, visto che questo si trova soprattutto nella carne e nel pesce, non nelle piante. La carenza di iodio altera lo sviluppo mentale nei bambini, che mostrano meno intelligenza degli altri. Inoltre è stato dimostrato che i vegetariani e i vegani non sono più longevi, ma si ammalano e muoiono per le stesse patologie degli onnivori, senza alcun vantaggio nel rinunciare alla carne e alle proteine animali.

Riguardo alla carne, la fiducia nella sua salubrità sembra essere diminuita soprattutto in seguito alla decisione dell’OMS, in merito alla quale si sono scatenate notizie prive di fondamento che condannano in modo totalitario il suo consumo. In realtà l’insorgenza dei tumori deriva da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari. L’eventuale effetto cancerogeno delle carni è condizionato da quantità consumate e abitudini di cottura. Le abitudini censite dallo studio OMS appaiono molto lontane dalle quantità e modalità di cottura italiane.

Per le carni rosse lavorate invece il problema sembra imputato ai trattamenti che subisce la carne e ai conservanti aggiunti, come nitriti e nitrati. Ma anche qui sono stati sollevati dubbi, in quanto gli studi presi in considerazione analizzano carni che vengono processate usando metodi e tecnologie che in Italia non vengono impiegati.

Le famose “sausages” prese in esame sono emulsioni di carne trattata con conservanti, che non hanno niente a che vedere con i salami. Ma qualora si acquistasse un prodotto contenente nitriti e nitrati (che sono indispensabili nei prodotti a breve stagionatura e nei prodotti cotti per la sicurezza dei consumatori), è più che sufficiente consumarlo con alimenti ricchi in vitamina C per poter neutralizzarne gli effetti (e molti prodotti in Italia sono direttamente arricchiti con acido ascorbico – che è il “nome” ufficiale della vitamina C).

Parlando poi di probabilità, fa sorridere sapere che è più probabile essere morsi da un serpente, anziché morire di cancro a causa dell’abuso di carni trasformate. La stima più pessimistica infatti è di 34.000 possibili decessi l’anno in tutto il mondo, contro 1 milione di morti causati dal fumo, 600.000 causati dall’alcool, 200.000 causati dall’inquinamento e 50.000 causati dal morso di serpenti velenosi.

Quindi le ragioni salutistiche di una dieta vegana hanno un valore fino ad un certo punto, sia perché attualmente non esistono studi che indichino una relazione convincente tra rischio di malattie e un consumo equilibrato di proteine animali, sia perché una dieta vegana ristretta presenta serie problematiche, quando non correttamente pianificata ed integrata.

Inoltre non vi sono dimostrazioni scientifiche sulla pericolosità della carne rossa, e nessuna patologia è causata soltanto dal suo consumo, che anzi è consigliato nel limite dei 500 grammi alla settimana, nell’ambito della Dieta Mediterranea, in quanto offre nutrienti preziosi, essenziali per il benessere del nostro organismo.

Quindi, prima di modificare in modo drastico e con troppa leggerezza il proprio stile di vita, bisognerebbe prendere in considerazione tutti i pro e i contro, valutarne gli effetti e le conseguenze, non solo fisiche ma anche psicologiche, sulla propria persona nella sua globalità, perché sembra che troppo spesso invece si decida dall’oggi al domani di seguire la moda vegan con troppa superficialità.

 

Susanna Bramante

 

Susanna Bramante è agronomo e divulgatrice scientifica. Autrice e coautrice di 11 pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli riguardanti l’alimentazione umana e gli impatti della stessa sulla salute e sull’ambiente, nel 2010 ha conseguito il titolo di DoctorEuropaeus e Ph. Doctor in Produzioni Animali, Sanità e Igiene degli Alimenti nei Paesi a Clima Mediterraneo. Cura GenBioAgroNutrition, “un blog a sostegno dell’Agroalimentare Italiano, della Dieta Mediterranea e della Ricerca Biomedica, contro la disinformazione pseudoscientifica”, che aggiorna quotidianamente.

Agronomo e divulgatrice scientifica. Autrice e coautrice di 11 pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli riguardanti l’alimentazione umana e gli impatti della stessa sulla salute e sull’ambiente, nel 2010 ha conseguito il titolo di DoctorEuropaeus e Ph. Doctor in Produzioni Animali, Sanità e Igiene degli Alimenti nei Paesi a Clima Mediterraneo. Cura GenBioAgroNutrition, “un blog a sostegno dell’Agroalimentare Italiano, della Dieta Mediterranea e della Ricerca Biomedica, contro la disinformazione pseudoscientifica”, che aggiorna quotidianamente.