Gravidanza: dieta vegetariana e onnivora a confronto
La gravidanza è un momento di forte cambiamento fisico e psicologico. In un periodo così delicato, è necessario seguire un’alimentazione equilibrata per permettere un corretto sviluppo del feto.
L’Associazione Dietetica Americana ha espresso un parere favorevole riguardo la sicurezza in gravidanza ed allattamento delle diete vegane, lacto-vegetariane e lacto-ovo-vegetariane, a patto però che queste siano adeguatamente pianificate. Tuttavia, nella pratica, riuscire a bilanciare correttamente l’apporto adeguato di nutrienti può porre alcune difficoltà, specialmente per gli individui senza l’esperienza o la conoscenza necessarie in nutrizione.
Come già riportato sul sito di Carni Sostenibili in un precedente articolo, i nutrienti essenziali alla salute dell’organismo della madre e del feto sono: proteine (aminoacidi essenziali), acidi grassi essenziali Omega-3 (maggiormente presenti nei grassi di origine vegetale e nel pesce), ferro e calcio, nonché vitamine del gruppo D e B. La carne contiene in quantità elevate la maggior parte dei nutrienti elencati, per questo quando la gestante segue una dieta vegetariana è importante e utilel’integrazione perlomeno delle vitamine del gruppo D e B.
Una recente review degli studi in materia non presenta un’evidenza solida riguardo la sicurezza dell’alimentazione vegetariana rispetto a quella onnivora in gravidanza. I risultati dei molti studi analizzati sono particolarmente discordanti: 5 (solo uno di questi studi riporta risultati statisticamente significativi) su 7 degli studi considerati mostrano un ridotto peso alla nascita quando l’alimentazione della madre era vegetariana; i risultati degli studi che invece mostrano il contrario non sono statisticamente significativi.
La stessa review considera inoltre nove studi che hanno valutato i deficit nutrizionali attraverso l’analisi di più variabili: assunzione di magnesio, assunzione di vitamina B12 e deficit di vitamina B12, anemia e stato o assunzione di ferro, assunzione di folati, acidi grassi liberi, e metalli in tracce. Anche in questo caso, non vale una regola fissa che indichi quale dei due pattern alimentari sia meglio: le diete vegetariane migliorano i livelli di magnesio e pertanto è minore la frequenza dei fastidiosi crampi al polpaccio durante la gravidanza; per le donne però che seguono una dieta vegetariana per un lungo periodo (anche prima del concepimento) il rischio di carenza di vitamina B12 è marcato; l’incidenza e il rischio di anemia e carenza di ferro sono maggiori nelle madri vegetariane e anche nei loro neonati; la minore disponibilità di oligoelementi nella dieta vegetariana potrebbe infine portare a carenza di rame e zinco, seppure si ritenga che quest’ultimo sia maggiormente influenzato dallo stato proprio di gravidanza che dalle abitudini alimentari.
In uno studio condotto in Polonia, che confronta la dieta vegetariana e quella onnivora in gravidanza riporta un aumentato rischio di ipospadia (malformazione congenita degli organi genitali, dovuta a un incompleto e anomalo sviluppo dell’uretra, che va risolta chirurgicamente – ndr) nei figli delle gestanti vegetariane. Sono state inoltre registrare delle differenze fra la composizione del latte materno di madri vegetariane e onnivore, nel primo caso il contenuto in acido docosaesaenoico (un Omega-3 che svolge un ruolo essenziale nello sviluppo del sistema nervoso) e un maggiore contenuto di acido linoleico e α-linolenico.
È curioso infine il risultato dello studio pubblicato nel 2017 su Alcoholism Clinical and Experimental Research, che riporta che un ridotto consumo di carne in gravidanza è associato a un maggiore abuso di alcol, tabacco e cannabis nella prole durante il periodo dell’adolescenza. L’inclinazione allo sviluppo di tale dipendenza è attribuito ad una moderata carenza di cobalamina (Vitamina B12) in gravidanza e il conseguente aumento dell’omocisteina e dell’ipermetilazione che potrebbero avere un impatto negativo sui processi dello sviluppo neurologico rilevanti per il rischio di abuso di sostanze.
La dieta in gravidanza deve fornire l’energia e le sostanze nutritive necessarie per mantenere la madre sana e per prevenire alcune patologie tipiche del periodo gestazionale come l’ipertensione gravidica e il diabete. Lo stato nutrizionale della madre nel periodo antecedente al concepimento, e durante la gravidanza, non solo influenza l’esito della gravidanza stessa, ma può anche essere correlato allo sviluppo di alcune patologie come disturbi cardiovascolari, ipertensione e diabete mellito non insulino-dipendente nel figlio una volta adulto; o addirittura, come visto, di alcune dipendenze. Per questo è necessario seguire un’alimentazione controllata e attenta, senza improvvisazioni.
Gloria Luzzani
Svolge attività di studio e ricerca in materia di nutrizione, sostenibilità di filiera e promozione della stessa presso il Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile dell’Università Cattolica. È dietista nutrizionista specializzata nella gestione del sistema agroalimentare.