Francia: nuovo decreto contro il Meat Sounding
Non si ferma la battaglia francese contro il Meat Sounding, commercializzazione di prodotti vegetali che si presentano assumendo una definizione commerciale che richiama invece prodotti carnei.
Gli interessi delle start-up che producono sostituti della carne finanziate con investimenti pluri-millionari (magari dai giganti del Web, come rivelato dal recente libro-inchiesta francese “Steak Barbare”) possono anche far gola ad investitori in borsa, ma Istituzioni e governi difendono ancora il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Con un decreto legge approvato di recente, ad esempio, il governo francese ha vietato di usare i nomi dei prodotti carnei per descrivere, commercializzare e promuovere alimenti contenenti proteine vegetali. In poche parole, Parigi ribadisce il suo Stop al Meat Sounding.
Non si ferma la battaglia francese contro il #MeatSounding, commercializzazione di prodotti #vegetali con una definizione commerciale che richiama i prodotti di #carne. Condividi il TweetUna battaglia sacrosanta, quella contro le denominazioni ingannevoli dei prodotti che si pongono come sostituti della carne, arrivata anche nel Parlamento europeo che, l’anno scorso, aveva avviato un esame approfondito sul marketing delle alternative vegetali alla carne. In Francia però si fa più sul serio: lo scorso 27 maggio il governo ha approvato il disegno di legge “relativo alla trasparenza delle informazioni sui prodotti e alimentari”, scrive Les Echos, a tutto vantaggio delle corrette informazioni a consumatori potenzialmente tratti in inganno da nomi fasulli come ad esempio salsicce vegane, bistecche di tofu, spezzatino di soia, veggie burger ecc. In particolare, è proibito usare nomi di alimenti di origine animale per commercializzare alimenti a base di proteine vegetali, con tanto di sanzioni in caso di non conformità.
La Francia, paese notoriamente geloso delle sue eccellenze e tipicità agroalimentari, non è nuova a questo tipo di tutele dei prodotti di qualità. Già due anni fa, infatti, con un chiaro emendamento ha voluto “informare meglio il consumatore sulla sua alimentazione”, applicando il divieto di rubare il nome ai prodotti carnei dandolo a prodotti vegani e vegetariani. E non solo a parole: le pene previste per i trasgressori comprendono sanzioni fino a 300.000 euro.
I prodotti di origine vegetale che richiamano alla mente quelli carnei sono sempre più diffusi, ma anche se le nuove e aggressive frontiere del marketing vegan vogliono sfruttare al massimo l’abbinamento tra nomi di prodotti tipici e cibi ultra-processati, questi ultimi, già noti per le lunghe liste di ingredienti ed i costi particolarmente elevati, si potranno presto dover trovare un nome loro. Del resto, con il Meat Sounding appare doveroso porsi una domanda: è giusto orientare l’acquisto dei consumatori verso questi prodotti, aventi determinate caratteristiche (nutrizionali e non solo) ben diverse dagli originali, denominandoli in modo improprio?
La #Francia si schiera contro il #MeatSounding ed applica il divieto di rubare il nome ai prodotti di #carne dandolo a prodotti #vegani e #vegetariani Condividi il TweetIn Francia la risposta è un sonoro “no”. Ci auguriamo che possa essere presto così anche Italia e nel resto dell’Unione europea. Sia per la tutela dei consumatori che di prodotti agroalimentari del vecchio continente legati a secoli di tradizioni, alle tipicità dei territori e a proprietà nutrizionali che le loro imitazioni vegetali non possono avere.