
Farmaci, antibiotici e residui: promossi gli allevamenti europei
Secondo le analisi di EFSA, si sono rintracciate tracce indesiderate di farmaci veterinari in appena lo 0,11% dei 548mila campioni esaminati.
Prosegue senza sosta l’impegno degli allevatori europei nel garantire ai consumatori prodotti di origine animale sempre più sicuri e di qualità, carne in particolare. La conferma arriva da EFSA, l’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, che ha diffuso i risultati delle analisi condotte in tutta l’Unione europea e non solo. Un ciclopico lavoro su oltre mezzo milione di campioni raccolti nel corso del 2023, che ha riguardato tutte le specie di interesse zootecnico. Per ogni giorno lavorativo una media di 2000 campioni analizzati per rintracciare ogni possibile residuo di farmaci, ogni molecola presente oltre i limiti ammessi.
Incoraggianti i risultati raggiunti. In appena lo 0,11% dei 548mila campioni esaminati sono state rintracciate presenze indesiderate oltre i limiti. Campioni “non conformi”, per dirla con la terminologia utilizzata in questi casi. Precisando che sovente non si tratta di comportamenti illeciti, ma di banali errori nel rispettare i tempi stabiliti per l’interruzione dei trattamenti farmacologici (tempi di sospensione) e altre volte di inquinanti ambientali, la cui presenza non sempre è responsabilità degli allevatori.
Continua la progressiva riduzione dei “campioni non conformi”
Il confronto diretto con i risultati ottenuti negli anni precedenti non è possibile. È cambiato il modello di raccolta dei dati e si è ampliato il numero di Paesi interessati, che ora comprende alcuni fra quelli che aspirano a entrare nell’Unione europea. Una rapida occhiata a quanto avvenuto in passato conferma comunque la progressiva riduzione dei “campioni non conformi”, un percorso che verosimilmente si è accelerato, se si tiene conto del numero di campioni raccolti e delle evidenze di laboratorio.
La carne e l’insieme dei prodotti di origine animale escono “promossi” da queste indagini, che a partire dal 2023 hanno visto un’accelerazione dei metodi di investigazione e una maggiore capillarità nella raccolta dei dati. Tre i piani di controllo: sulle aree a rischio il primo, affidato alla casualità, il secondo e infine il terzo sui prodotti di importazione. Alla maggiore puntualità e precisione dei dati raccolti si è aggiunta una più stretta collaborazione delle singole amministrazioni nazionali. Quasi tutti i Paesi coinvolti nella ricerca hanno soddisfatto i requisiti richiesti per la frequenza e per il numero di campionamenti realizzati.
Italia fra i Paesi più virtuosi nel corretto impiego di farmaci e antibiotici
Spicca l’Italia fra i Paesi più virtuosi nel corretto impiego del farmaco veterinario e degli antibiotici. Ottimi i risultati del comparto avicolo, che a livello nazionale può vantare l’assenza di campioni non conformi sia nel pollame sia nelle uova. Bene anche il comparto suino con due soli casi di non conformità su un totale di 4617 campioni esaminati, appena lo 0,04%. Eccellenti i dati che si riferiscono al comparto bovino, con solo 5 casi in totale (0,05% su 10106 campioni), tre dei quali per la presenza di un insetticida (contaminazione ambientale?). Solo un campione ha presentato tracce residue di un antibiotico. Un’ulteriore conferma della salubrità e della sicurezza di quanto esce dagli allevamenti italiani.
Interessante il dettaglio delle molecole cercate e dei risultati ottenuti. Di sostanze ad azione ormonale, come gli stilbenici, non si è trovata traccia in nessuno dei campioni esaminati. Poi il grande capitolo degli antibiotici, connessi al rischio di un aumento dei fenomeni di antibiotico resistenza che tanto preoccupano per la salute umana, ma anche per quella degli animali. I risultati confermano un uso oculato sia degli antibiotici sia degli antimicrobici in genere. Per la ricerca di queste sostanze sono stati esaminati oltre 140mila campioni, dei quali solo 213 (0,15%) hanno presentato valori superiori ai limiti. Merito dell’impegno della medicina veterinaria, e con essa degli allevatori, nel seguire la strategia “One Health”, dove salute delle persone e degli animali sono fra loro interconnesse.
E la medicina umana?
Preoccupanti invece i dati diffusi da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per l’impennata registrata nei mesi invernali nell’uso di antibiotici in medicina umana. Troppe volte a questi farmaci si fa ricorso per patologie sostenute da virus, come l’influenza stagionale, nei confronti delle quali gli antibiotici non hanno efficacia.
Un comportamento che rischia di compromettere i risultati raggiunti dal mondo degli allevamenti e gli sforzi che ancora proseguono nel ridurre l’impiego degli antibiotici e più in generale dei farmaci veterinari. Un dato per tutti; in meno di dieci anni il settore avicolo ha ridotto del 94% il ricorso agli antibiotici.