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FAO: come ridurre le emissioni nel settore zootecnico

Come si possono ridurre ulteriormente le emissioni nel settore zootecnico? La FAO prova a indicare la via, con sfide e opportunità per un futuro sostenibile.

Il settore zootecnico svolge un ruolo cruciale nell’economia globale, fornendo prodotti essenziali per l’alimentazione di miliardi di persone. Con la crescita della popolazione mondiale, l’aumento dei livelli di reddito e l’urbanizzazione, si ritiene che la domanda di prodotti alimentari di origine animale sia destinata, nei prossimi anni, ad aumentare significativamente.Tuttavia questa crescente domanda pone una sfida rilevante per la sostenibilità ambientale: ridurre le emissioni di gas serra nei sistemi di allevamento, mentre la domanda di prodotti animali continua a crescere.

In questo contesto, ai margini della COP28 di Dubai, la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) ha presentato il rapporto Pathways towards lower emissions – A global assessment of the greenhouse gas emissions and mitigation options from livestock agrifood systems. Il documento traccia un percorso per affrontare questa complessa sfida e offre una panoramica dettagliata delle opzioni di mitigazione disponibili affinché anche il comparto zootecnico possa contribuire in modo significativo alla lotta contro la crisi climatica.

Emissioni del settore zootecnico e proiezioni future

Secondo il rapporto FAO, nel 2015, i sistemi zootecnici e agroalimentari – comprese le attività di produzione agricola e alcuni processi chiave della catena di approvvigionamento come ad esempio il cambiamento dell’uso del suolo correlato ai mangimi e ai trasporti – hanno prodotto circa 6,2 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno, pari al 12% di tutte le emissioni antropogeniche di gas serra.

La crescente domanda globale di prodotti alimentari di origine animale, prevista in aumento del 20% entro il 2050, potrebbe aggravare la situazione. Ma come si distribuisce questo aumento di richiesta a livello globale?

Cambiamenti nella domanda di alimenti di origine animale

L’aumento relativo più significativo della domanda di prodotti di origine animale è previsto in Africa, mentre in Europa la domanda dovrebbe rimanere stagnante o addirittura diminuire. In Asia, invece, si prevede l’aumento assoluto più significativo per soddisfare le esigenze della sua crescente popolazione. In uno scenario di business-as-usual e senza interventi mirati, questa crescente richiesta comporterebbe un aumento proporzionale delle emissioni dai sistemi zootecnici, contravvenendo agli impegni per la riduzione dei gas serra (GHG) e contribuendo ulteriormente all’aumento delle temperature globali.

Le emissioni potrebbero raggiungere, secondo lo studio, i 9,1 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2050, uno scenario che comporterebbe anche alcuni cambiamenti nella composizione delle emissioni totali per gas, con circa il 54% sotto forma di CH4, il 15% come N2O e il 31% come CO2.

Il Modello GLEAM

I dati presentati nello studio sono stati elaborati utilizzando il modello globale di valutazione ambientale del bestiame (GLEAM) della FAO, uno strumento innovativo che permette di analizzare in dettaglio le emissioni e le possibili strategie di mitigazione. Basato sui dati più recenti disponibili, il GLEAM impiega un approccio di valutazione del ciclo di vita (LCA), quantificando le emissioni associate all’allevamento degli animali, inclusa la fermentazione enterica. Considera anche le emissioni indirette delle attività a monte, come la produzione di mangimi e altri input, e parte dei processi a valle, tra cui il trasporto post-fattoria, la lavorazione e l’imballaggio dei prodotti grezzi. Tuttavia, non copre le fasi della vendita al dettaglio e del consumo domestico.

Un piano di azione per il futuro

Con l’impiego di questo modello e alla luce dei dati raccolti, il rapporto della FAO non solo valuta le emissioni attuali e fornisce stime future in scenari di produzione aumentata, ma propone anche soluzioni di mitigazione per permettere al settore dell’allevamento di contribuire agli sforzi globali per limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale. Come dichiarato da Maria Helena Semedo, Vice Direttore Generale della FAOQuesto documento dimostra chiaramente che programmi ambiziosi e innovativi, insieme a interventi su vasta scala, possono mitigare le emissioni anche in un contesto di crescita della produzione“.

Tra le soluzioni proposte ci sono il miglioramento della salute degli animali, pratiche di allevamento più efficienti, la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari, e interventi diretti sulle emissioni di gas serra. Tuttavia, per mettere in pratica queste soluzioni, sono necessari investimenti significativi nel settore per colmare i divari di efficienza e soddisfare la crescente domanda globale di proteine animali. Lo studio stima che, se implementati collettivamente, questi miglioramenti hanno il potenziale per ridurre significativamente le emissioni del settore zootecnico, soddisfacendo al contempo l’aumento del 20% della domanda di proteine animali previsto entro il 2050.

In cosa consistono questi miglioramenti?

Secondo lo studio, uno degli approcci più efficaci per aumentare l’efficienza della produzione zootecnica e contenere l’intensità delle emissioni è il miglioramento della salute degli animali. Animali sani hanno rendimenti più elevati, il che riduce la necessità di mantenere grandi mandrie o greggi per soddisfare la domanda di proteine animali. Migliorare la loro salute può includere la vaccinazione, il trattamento delle malattie e il miglioramento delle condizioni di allevamento.

Anche l’adozione di pratiche come l’agroforestazione e il pascolo rotativo può aumentare la capacità di sequestro del carbonio delle terre agricole. Ad esempio, implementare pratiche di agroforestazione su tutte le terre a pascolo a livello globale potrebbe ridurre di quasi un terzo le emissioni annuali attuali del settore zootecnico. Tuttavia, l’economia di tali cambiamenti potrebbe non essere sostenibile nel breve-medio termine senza adeguati investimenti e incentivi politici.

Tagliare le perdite e gli sprechi alimentari lungo la catena di approvvigionamento è un’altra strategia efficace per mitigare le emissioni. Questo può includere miglioramenti nelle pratiche di raccolta, stoccaggio, trasporto e lavorazione, nonché campagne di sensibilizzazione per diminuire gli sprechi alimentari a livello di consumo. Riducendo le perdite e gli sprechi, si può limitare la quantità di produzione necessaria per soddisfare la domanda, riducendo così le emissioni complessive.

Il rapporto della FAO mette quindi in luce l’importanza cruciale di adottare strategie per contenere le emissioni nel settore zootecnico, mantenendo al contempo la capacità di soddisfare la crescente domanda globale di prodotti animali. Le soluzioni proposte richiedono investimenti significativi. Tuttavia, il potenziale di queste misure è fondamentale: se implementate correttamente, possono ridurre le emissioni, contribuendo in modo sostanziale alla lotta contro il cambiamento climatico. Solo attraverso azioni concertate e investimenti mirati si potrà garantire un approvvigionamento alimentare sicuro e sostenibile per le generazioni future.

Letizia Palmisano è una giornalista freelance specializzata su temi ambientali e sui new media, quali i social network. La sua attività professionale spazia dal giornalismo alla consulenza nel mondo della comunicazione 2.0. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Il suo blog è www.letiziapalmisano.it