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Attenzione alla “fame nascosta”

Nel mondo, la metà dei bambini in età prescolare e due donne su tre in età riproduttiva soffrono di “fame nascosta”, una forma di malnutrizione dovuta alla carenza di micronutrienti e vitamine. Quelle contenute nei cibi di origine animale.

Nel mondo, la metà dei bambini in età prescolare e due donne su tre in età riproduttiva soffrono di “fame nascosta“. Di cosa si tratta? In pratica, di una forma di malnutrizione dovuta alla carenza di micronutrienti e vitamine, come ferro, iodio, zinco, folato e vitamina A. Lo rivela uno studio pubblicato su The Lancet Global Health.

Le carenze sono molte, e sono dovute a un’assunzione insufficiente o a basso livello di assorbimento che influenzano negativamente la salute e le funzioni fisiche e cognitive del corpo. In particolare, compromettono il buon funzionamento del sistema immunitario, ostacolano la normale crescita e lo sviluppo dei bambini e pregiudicano il potenziale umano in tutto il mondo.

Tra gli effetti negativi più gravi, spiccano scarsa crescita e limitato sviluppo cognitivo, anemia, cecità notturna, osteoporosi, malattie cardiovascolari e persino tumori. Queste conseguenze possono essere inizialmente impercettibili, per poi diventare sempre più significative e perfino irreversibili. Specialmente in bambini, adolescenti e donne in gravidanza, dove i fabbisogni sono più alti e c’è necessità di una dieta nutrizionalmente densa.

Gli autori dello studio hanno fornito per la prima volta un aggiornamento dello stato delle carenze di micronutrienti nella popolazione a livello globale, in quanto le stime precedenti risalivano a 30 anni fa e si basavano esclusivamente sull’anemia. In questa nuovissima analisi congiunta, gli studiosi hanno analizzato nuovamente i dati a livello individuale per lo stato dei micronutrienti provenienti da 24 indagini rappresentative a livello nazionale effettuate tra il 2003 e il 2019.

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I risultati stimano che, globalmente, il 56% dei bambini in età prescolare (6-59 mesi) e il 69% delle donne non gravide in età riproduttiva (15-49 anni) sono carenti di almeno un micronutriente. Ciò equivale a circa 372 milioni di bambini in età prescolare e 1,2 miliardi di donne non gravide in età fertile carenti di uno dei micronutrienti chiave, che sono ferro, zinco e vitamina A nei bambini in età prescolare, e ferro, zinco e folato nelle donne in età riproduttiva.

Queste stime drammatiche toccano principalmente i Paesi in via di sviluppo che non hanno accesso ad alimenti ad alta densità nutrizionale, come la carne e i cibi di origine animale. Come commenta Ty Beal, tra gli autori dello studio e consulente di ricerca presso la Global Alliance for Improved Nutrition (GAIN): “Le donne in età riproduttiva hanno un fabbisogno aumentato di ferro e la carenza di folato durante questo periodo può aumentare il rischio di difetti del tubo neurale nel feto, compromettendone lo sviluppo se una donna rimane incinta. Le donne in gravidanza e in allattamento, i neonati e i bambini tra i 6 e i 23 mesi sono potenzialmente più colpiti a causa del sostanziale aumento del fabbisogno di nutrienti in queste fasi”.

Le diete che non forniscono i giusti livelli di vitamine e minerali possono compromettere il sistema immunitario, la cognizione e le prestazioni scolastiche, ridurre la produttività lavorativa e contribuire ai rischi di malattie non trasmissibili come i problemi cardiaci,” aggiunge Lynnette Neufeld, direttore della divisione alimentare e nutrizionale presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura: “Si tratta di un problema diffuso, che colpisce individui, famiglie e comunità in tutto il mondo, in particolare nei Paesi a basso reddito“.

Le carenze di micronutrienti sono più alte nei Paesi in via di sviluppo, dove vengono consumati principalmente riso, grano e mais, alimenti amidacei che pur fornendo livelli di calorie sufficienti, sono nutrizionalmente poveri. Ecco perché nove donne su dieci in Asia meridionale e nell’Africa subsahariana sono affette da carenza di vitamine o minerali essenziali.

Il fatto è che, sorprendentemente, anche nei Paesi ad alto reddito il numero di donne che soffrono di “fame nascosta” è significativo. Come Stati Uniti e Regno Unito, dove da un terzo fino alla metà delle donne in età riproduttiva è carente di almeno un nutriente. “Nei Paesi ad alto reddito la fame nascosta può essere provocata dalla diffusione e consumo eccessivo di alimenti iper-processati, prodotti a livello industriale dalla trasformazione ed elaborazione di cibi che sono poveri di nutrienti”, spiega Ty Beal: “Dobbiamo incentivare il consumo di alimenti semplici ad alto valore nutrizionale, sostenere le imprese alimentari locali e nazionali che producono questi alimenti, rafforzare i mercati, migliorare l’accessibilità e generare domanda di questi alimenti. Il focus dovrebbe essere sul passaggio ad alimenti freschi e ad alimenti minimamente trasformati per soddisfare il fabbisogno di vitamine e minerali essenziali”.

Nei Paesi ad alto reddito la #FameNascosta può essere provocata dal consumo eccessivo di #AlimentiIperProcessati, prodotti dalla trasformazione di #cibi poveri di nutrienti. Condividi il Tweet

Come osserva anche Saskia Osendarp, direttore esecutivo del Micronutrient Forum: “La soluzione è molto chiara: deve aumentare l’accesso a cibi semplici naturalmente densi di micronutrienti, come la carne e gli alimenti di origine animale, ma anche verdure a foglia verde scuro, fagioli, lenticchie e piselli. La fortificazione alimentare è uno strumento utile per fare la differenza quando questi alimenti non sono disponibili o inaccessibili”.

Si presume che questi risultati siano addirittura sottostimati, in quanto lo studio non ha valutato le carenze di tutti i micronutrienti chiave e in tutti i gruppi di popolazione. Ecco perché si rende necessario effettuare altre indagini più approfondite per comprendere meglio il contesto delle carenze di micronutrienti. Obiettivo: trovare soluzioni specifiche e strategie efficaci per una buona nutrizione e ricorrere alla fortificazione e integrazione laddove gli alimenti animali ad alta densità nutritiva non fossero disponibili.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.