Fake News di Greenpeace: risponde la UC Davis
Frank Mitloehner, docente e specialista in qualità dell’aria della UC Davis, Università della California, chiede risposte via Twitter a Greenpeace sulle sue recenti affermazioni riguardanti gli allevamenti, secondo l’Ong più elevate di quelle delle auto.
“Paragonare le mele con le arance” (o le pere con le banane, come si diceva anche noi negli scorsi giorni) non porta da nessuna parte, anzi in alcune situazioni contribuisce a creare confusione. È il caso dei dati legati al recente report di Greenpeace “Farming for failure”, in cui si attribuisce alla produzione europea di carne e derivati animali più emissioni di gas serra rispetto a quelli legati alll’intera circolazione di veicoli. Frank Mitloehner, docente e specialista in qualità dell’aria presso il dipartimento di Scienze Animali della UC Davis, Università della California, alla chiarezza ci tiene. Così chiede risposte su Twitter all’associazione ambientalista. Anticipiamo che arriveranno in minima parte.
Il Guardian, quotidiano britannico di cui si sono recentemente svelati gli interessi legati ai produttori di cibi #PlantBased, rilancia le #FakeNews sulle #emissioni di #Greenpeace. Risponde la #UCDavis! Condividi il TweetTutto inizia dalla lettura di un articolo sul The Guardian, rilevante quotidiano britannico di cui si sono recentemente svelati gli interessi legati ai produttori di cibi “Plant-Based”, che riprende il rapporto di Greenpeace sulla zootecnia europea accusata di alimentare l’emergenza climatica, intitolato “Farming for failure”. In sintesi, gli allevamenti intensivi rappresenterebbero il 17% delle emissioni totali di gas serra nel territorio della Ue, un valore superiore a quello di tutte le auto e i furgoni in circolazione, responsabili per il 14%.
Falso. Lo ribadisce il professor Mitloehner che, nei 17 tweet scritti per avere risposte, fa notare che nel rapporto si fa leva su dati indicati come scientifici, ma che tali non sono. Infatti, il quantitativo di emissioni di CO2 attribuito alla zootecnia, nello studio in questione, è legato all’analisi del ciclo di vita (LCA, Life-Cycle Assessment) e quest’ultimo considera l’intero impatto ambientale di un prodotto, in tutte le fasi. Nel caso specifico, il dato aggrega la fermentazione enterica dei ruminanti, il letame lasciato sui pascoli, la gestione del letame, il letame applicato al suolo, le attività in azienda, la lavorazione, il trasporto, il confezionamento, insomma conteggia tutte le emissioni dirette e indirette.
#Greenpeace non ha fatto riferimento all’analisi del ciclo di vita anche per calcolare le #emissioni del settore automobilistico, ma ha solo conteggiato quelle dirette. Condividi il TweetIl problema sorge perché Greenpeace non ha fatto riferimento all’analisi del ciclo di vita anche per calcolare le emissioni del settore automobilistico, ma ha solo conteggiato quelle dirette, quindi avendo utilizzato “due pesi e due misure” ha ottenuto risultati che non è corretto confrontare scientificamente. “A livello globale, secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’agricoltura – si legge in “Farming for failure” – rappresenta circa un quarto delle emissioni antropiche totali (23% in media), con un trend in crescita, mentre si stima che il sistema agroalimentare complessivamente contribuisce per il 21% – 37%. […] Le emissioni globali derivanti dall’allevamento sono paragonabili a quelle dell’intero settore dei trasporti (14,5% delle emissioni complessive di gas serra)”.
#Greenpeace ha utilizzato le #EmissioniDirette solo per le #automobili, omettendo del tutto gli #ImpattiAmbientali indiretti dei singoli #veicoli. Condividi il Tweet“Greenpeace ha utilizzato le emissioni dirette solo per le automobili, omettendo del tutto gli impatti ambientali indiretti dei singoli veicoli, ad esempio la costruzione di strade, la produzione di metallo, l’uso dei carburanti e così via. Non solo la Ong non ha utilizzato la stessa metodologia per confrontare i due settori, ma sul calcolo dell’impatto ambientale non ha tenuto conto delle pratiche di mitigazione e sostenibilità applicate dagli allevatori europei fin dal 2004”, scrive sul social network Mitloehner.
Uno studio dell'Agenzia Europea dell'Ambiente dimostra che #bestiame e #trasporti sono rispettivamente responsabili del 6% e 20% delle #emissioni di #GasSerra. Condividi il TweetE, infine, il docente della UC Davis, dopo aver riportato dei grafici di uno studio dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) di comparazione tra le emissioni del bestiame e quelle dei trasporti, rispettivamente responsabili del 6% e 20% dei gas a effetto serra, sottolinea come Greenpeace nei calcoli abbia utilizzato la CO2 equivalente, pur considerando emissioni di gas serra diversi, che di fatto hanno differenti effetti climalteranti. Ad esempio, una tonnellata di metano ha un potenziale climalterante 28 volte superiore rispetto alla CO2, ma non resta come quest’ultima in atmosfera per ben mille anni, ma solo per una decina.
Di contro Greenpeace si è limitata a rispondere, sempre via Twitter, che per misurare l’impatto degli allevamenti di bestiame è stata fatta un’analisi del ciclo di vita, ma che un confronto tra le valutazioni del ciclo di vita dei diversi settori non era l’obiettivo del report. Se questa è scienza…