F2F, paradosso numero quattro: l’economia
Il progressivo ridimensionamento del settore zootecnico europeo potrebbe costringerci a importare carne da altri Paesi. E siccome le emissioni non conoscono confini, l’impatto sul clima aumenterebbe e questo sarebbe controproducente, sia dal punto di vista ambientale che economico. Come evidenziato da una ricerca del Dipartimento Agricolo degli Stati Uniti (USDA), l’adozione della strategia Farm to Fork porterà ad un calo della produzione agricola e una riduzione della disponibilità alimentare della popolazione europea, con un aumento dei prezzi delle materie prime ed impatti significativi sul budget pro-capite dei consumatori europei. Secondo lo USDA, lo scenario previsto sarà: calo del 12% della produzione agricola europea, aumento dei prezzi del 17%, calo delle esportazioni del 20%, aumento delle importazioni del 2% con un calo del PIL di circa 58 miliardi di euro.
Il declino nella produzione europea porterebbe anche ad una riduzione degli scambi commerciali e questo causerebbe un impatto negativo soprattutto nelle aree del mondo con carenze alimentari. È stato stimato che ciò limiterebbe la disponibilità di cibo a 22 milioni di individui nel mondo. Il calo della produzione e del commercio, insieme ai previsti aumenti dei prezzi delle materie prime alimentari, sarebbe significativo.
Infine, la Commissione europea suggerisce di mangiare sempre meno carne, ma ridurre il settore zootecnico significa mettere in crisi anche le molteplici filiere ad esso collegate, come ad esempio quella del latte e delle uova, dei prodotti di pelle e cuoio, ma anche dei prodotti per cosmesi o biomedicali, dei fertilizzanti organici, delle biomasse fino agli alimenti per animali di affezione Pet Food.