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Evitiamo di applicare ideologie dietistiche ai nostri figli

Ottenere ogni giorno i nutrienti necessari al nostro organismo è abbastanza facile. Basta scegliere uno o più alimenti appartenenti a ogni gruppo ed il gioco è fatto. I gruppi di alimenti sono “frutta e ortaggi”, “carne, pesce uova e legumi”, “latte e derivati”, “cereali” e “grassi da condimento”. Gli alimenti sono stati suddivisi in gruppi perché ogni gruppo apporta nutrienti specifici. Ma cosa succede se si decide di eliminare dalla propria dieta interi gruppi di alimenti? Non si assumono tutti i nutrienti a noi necessari e ciò comporta gravi conseguenze.

Quando un adulto decide, per seguire una sua convinzione, di essere per esempio vegano, forse non si accorgerà mai delle conseguenze nutrizionali di questa scelta, soprattutto se ben pianifica la sua dieta e ricorre ad un’integrazione per i nutrienti mancanti. Ma imporre i propri stili di vita a un bambino in crescita o peggio ancora a un bambino ancora nel ventre materno può essere oltre che immorale anche molto pericoloso, perché può esporlo a gravi rischi per la salute e per il suo sviluppo psico-fisico.

Per alcuni nutrienti legati non soltanto alla crescita, ma anche allo sviluppo cognitivo come la vitamina B12, l’attenzione deve essere ai massimi livelli. La vitamina B12 si trova solo negli alimenti di origine animale; per i vegani è quindi generalmente consigliata una supplementazione in pillole soprattutto durante la crescita, la gravidanza e l’allattamento, fasi in cui molti specialisti suggeriscono di abbandonare i regimi troppo restrittivi per salvaguardare la salute.

Oggi, gli esperti dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’ospedale Meyer di Firenze hanno osservato che sono triplicati i casi di deficit di vitamina B12 in gravidanza con il rischio di danni neurologici permanenti per il neonato. Ciò è stato possibile grazie all’introduzione di uno screening neonatale esteso, che ha individuato nei regimi alimentari sbagliati della madre uno dei motivi del deficit dell’importante vitamina.

L’OMS già diversi anni fa ha pubblicato le linee guida per l’alimentazione dei bambini, che raccomandano l’assunzione giornaliera di alimenti di origine animale, a partire dai sei mesi di età, evidenziando come le diete a base di vegetali non siano in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino (in particolare per gli apporti di Fe, Zn e vit. B12) a meno che non si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati.

E’ come dire “sostituite la natura con prodotti di sintesi”! Recentemente con un position paper anche la Sipps (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), insieme alla Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri) e alla Società italiana di medicina perinatale ha deciso di fare chiarezza sull’adeguatezza delle diete vegetariane relativamente alla crescita ed allo sviluppo neurocognitivo dei bambini. Ecco un piccolo estratto: “Lo sviluppo neuro-cognitivo è diverso nei bambini a dieta vegetariana da quelli che seguono una dieta con prodotti animali? […] Le evidenze scientifiche sono costituite da studi e revisioni sistematiche con metanalisi sui deficit dei singoli nutrienti, tutte coerenti nel dimostrare importanti esiti a breve ed a lungo termine sul neurosviluppo. Le diete vegetariane sono carenti in ferro, zinco e vitamina B12 e la carenza è tanto maggiore quanto più la dieta è restrittiva, massima quindi nelle diete vegane e macrobiotiche (qualità delle evidenze alta).”

Dunque i genitori vegani (e in minor misura quelli vegetariani), prima di applicare l’ideologia dietistica ai loro figli, devono pensarci bene: eliminare i prodotti di origine animale quali latte, carne, pesce e uova può comportare effetti molto gravi nei bambini.

Elisabetta Bernardi

Nutrizionista, Biologa con Specializzazione in Scienza dell’alimentazione, ha un’esperienza ventennale nella comunicazione scientifica, nonché nella ricerca scientifica applicata alla nutrizione per lo sport. È impegnata in progetti di Educazione Alimentare. Dal 2008 è membro dell’EFSA (European Food Safety Authority)’s expert database, del SIO (Società Italiana Obesità) e del comitato scientifico di Assalzoo.

Qui un breve servizio del TG4 sui recenti fatti di cronaca e su quanto osservato dagli esperti degli ospedali Bambino Gesù di Roma e Meyer di Firenze.

Nutrizionista, Biologa con Specializzazione in Scienza dell’alimentazione, ha un’esperienza ventennale nella comunicazione scientifica, nonché nella ricerca scientifica applicata alla nutrizione per lo sport. È impegnata in progetti di Educazione Alimentare. Dal 2008 è membro dell’EFSA (European Food Safety Authority)’s expert database, del SIO (Società Italiana Obesità) e del comitato scientifico di Assalzoo.