Eurostat: le emissioni di gas serra in Europa del settore agricolo continuano a calare
In Europa dal 1990 si registra un calo delle emissioni in diversi settori: tra questi l’agricoltura segna continui tagli. Purtroppo questo non vale in altri campi. Come i trasporti, che vedono addirittura un aumento.
A rivelare questi dati è stato recentemente Eurostat – l’ufficio statistico dell’Unione europea che consente il confronto fra i diversi Paesi e regioni UE – che ha divulgato uno studio dedicato alle emissioni dei gas climalteranti analizzando l’andamento in Europa nel trentennio dal 1990 al 2020.
Il taglio dei gas a effetto serra è uno degli obiettivi europei, ma non solo, per contrastare i cambiamenti climatici derivanti dall’attività antropica. Secondo gli obiettivi UE, nel 2050 il nostro continente dovrà addirittura raggiungere la neutralità climatica e, in ogni caso, una riduzione delle emissioni del 60% (rispetto all’anno base 1990) entro il 2030. Il tutto grazie a un lavoro di riduzione delle stesse e all’eventuale compensazione del rimanente.
Emissioni comparto agricolo: in 30 anni tagliate del 21%
Tra le buone notizie vi è sicuramente quella della conferma dei tagli delle emissioni nel comparto agricolo europeo, anche grazie a tutte quelle realtà che da anni si impegnano per una produzione agroalimentare sempre più sostenibile. Il confronto tra il 1990 e il 2020 segna una riduzione del 21%. L’intero comparto incide nel totale delle emissioni GHG per l’11%.
Gli analisti UE rilevano come la gran parte della riduzione si sia avuta tra il 1990 e il 2015 e che entro il 2030 le proiezioni prevedono però un calo modesto, pari al 2%. Ove venissero attuate misure aggiuntive rispetto a quelle attualmente pianificate, rileva l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), si può prevedere una riduzione del 5% e probabilmente un tale piano dovrà essere preso in considerazione dati gli ambiziosi obiettivi di neutralità carbonica entro il 2050.
Ricordiamo che, a livello globale, la FAO imputa all’agricoltura circa un terzo delle emissioni. Un numero molto alto se paragonato ai dati del comparto italiano. Nel Belpaese – che potrebbe e dovrebbe essere preso a modello – in base alle analisi Ispra, si registra come solo il 7,1% delle emissioni di Gas Serra attribuibili all’agricoltura (guardando al solo settore dell’allevamento si è a poco più del 5% contro il 14,5% a livello globale calcolato dalla FAO.
In base a quanto diffuso dall’istituto europeo, nei tre decenni in questione, nella UE l’agricoltura ha ridotto le emissioni per un totale di 100 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. A contribuire a tale risultato anche il settore dell’allevamento, con una riduzione del 22% (corrispondenti a 47 milioni di tonnellate) del metano, ovvero delle fermentazioni enteriche derivanti dai processi digestivi degli animali. In parallelo si è registrato un taglio netto (sempre -22% corrispondenti a 16 milioni di tonnellate) della quota di GHG relativa ai liquami (voce a cui afferisce il letame animale) ovvero metano e azoto.
Cosa accade nel settore dei trasporti
I trend positivi riguardano quasi tutti gli ambiti economici analizzati, ma non la totalità. I trasporti, infatti, dal 1990 al 2020 hanno registrato un incremento del 7% delle emissioni climalteranti, pari a 50 milioni di tonnellate. A riguardo bisogna considerare che nella distribuzione totale delle emissioni per comparto, le prime due ad oggi sono il settore energetico – che però ha registrato un calo del 46% in trent’anni con un trend in continua discesa – con il 23,3% e proprio il settore dei trasporti (che include l’aviazione internazionale) con il 23,2%.
Non a caso, anche il Global Footprint Network – nell’individuare le buone pratiche idonee a spostare in avanti l’Earth Overshootday – sottolinea quanto sia importante puntare sulle economie locali (a partire dall’alimentazione), considerato che i trasporti rappresentano circa l’11% delle emissioni di carbonio associate alla produzione alimentare.