Essere vegani è meno sostenibile di quanto si pensi
La dieta vegana non è meglio né per l’ambiente, né tanto meno se si vuole ridurre la fame nel mondo. Al contrario, lo sfruttamento del suolo legato all’alimentazione vegana permetterebbe di sfamare meno persone, rispetto alle alimentazioni vegetariane e onnivore in cui si fa un moderato consumo di carne. A rivelarlo è una ricerca della Friedman School of Nutrition Science and Policy pubblicata in questi giorni sulla rivista Elementa – Science of the Anthropocene.
Dieci diete a confronto, dieci modi di interessarsi all’ambiente, dieci modi – forse – di vedere la vita. Fra questi, quelli che escludono a priori gli alimenti di origine animale, convinti generalmente di essere più virtuosi sotto ogni punto di vista. Ma non è così. Lo hanno dimostrato recentemente i ricercatori della Tuft University e di altri istituti di ricerca, che usando dei modelli biofisici hanno appunto simulato 10 diverse abitudini alimentari. Scoprendo, tra le altre cose, che l’eliminazione totale dei prodotti animali non è il modo migliore per massimizzare l’utilizzo sostenibile del suolo.
“Stando ai risultati delle simulazioni, lo sfruttamento del suolo collegato all’alimentazione vegana permetterebbe di sfamare meno persone rispetto a quello collegato alle alimentazioni vegetariane e a due delle alimentazioni onnivore”, scrive il giornalista Sandro Iannacone su Wired Italia: “Ovvero, come spiega Quartz, eliminare completamente e d’improvviso i prodotti a base animale potrebbe non essere la scelta più sostenibile a lungo termine per l’umanità”.
Sorpresi? Noi non più di tanto. Come dimostrato dalla Clessidra Ambientale, infatti, è proprio una dieta equilibrata, che quindi non esclude nessun alimento, l’unica in grado di apportare i maggiori benefici a livello di salute e allo stesso tempo la sola a permettere una maggiore tutela dell’ambiente, oltre che del portafogli.
“La ragione per cui un passaggio improvviso e tout-court a un’alimentazione completamente vegana potrebbe non essere la scelta migliore dipende dal fatto che in tale scenario non si ottimizzerebbe l’uso dei terreni agricoli, riducendone la produttività”, scrive Iannacone: “Questo perché non tutti i terreni agricoli sono uguali: taluni, per esempio, danno il massimo se usati per i cereali, ma non vanno bene per frutta e verdura; altri sono più efficienti se destinati a pascoli e allevamenti”.
Se vi sta a cuore l’ambiente, oltre che la salute, il trucco migliore rimane sempre lo stesso: seguire il modello offerto dalla Dieta mediterranea. Evitando invece rischiosi estremismi e costose mode alimentari.
Redazione Carni Sostenibili