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Dolci mediterranei: bontà a base di carne

La carne è l’ingrediente che non ci si aspetta di trovare in alcuni dolci della tradizione italiana e non.

Dalla Sicilia alla Sardegna, passando dalla Campania per poi arrivare in Turchia, la tradizione gastronomica locale porta sulle tavole bontà dolci a base di un ingrediente segreto: la carne. Si tratta di prelibatezze che resistono da secoli, tramandate di generazione in generazione, e che fanno la felicità dei palati di bambini e adulti.

Nella inimitabile Sicilia si possono gustare dei dolcetti chiamati ‘mpanatigghi o impanatigghi, che vantano pasta frolla con un ripieno di cioccolato fondente, mandorle tostate, zucchero, chiodi di garofano e inaspettata carne di manzo. Sono tipici soprattutto nell’area di Modica e hanno la forma dei panzerotti o meglio delle empanadas, ossia dei fagottini di pasta ripieni di carne molto famosi in Argentina e Spagna.

Probabilmente questi dolcetti sono nati durante il periodo della dominazione spagnola del Regno di Sicilia, nel XVI secolo, il che spiegherebbe sia la similitudine linguistica con le classiche empanadas salate, sia con le empanadillas, dolci spagnoli di pasta frolla tipici del periodo quaresimale sempre a forma di mezzaluna.

Secondo alcune ricostruzioni storiche, a creare gli impanatigghi furono i pasticcieri siciliani durante la dominazione spagnola ricorrendo all’abbondante carne di selvaggina, mentre in un secondo momento si è iniziata a usare quella di manzo. Attorno a questi dolcetti sono sorte molte leggende. Si racconta che nacquero per mano delle suore Benedettine di Modica, impietosite per le fatiche fisiche dei monaci predicatori che giravano fra i vari conventi in periodo quaresimale, così nascosero dei pezzettini di carne tritata tra il pesto di mandorle e il dolce di cioccolato per fargli recuperare le forze.

Secondo altri racconti, invece, le stesse suore vollero boicottare la quaresima di un abate severo con della carne nascosta nei dolcetti al cioccolato per vendicarsi.
Comunque siano nati, di certo gli impanatigghi hanno un gusto unico: il ripieno soffice a base di cioccolato è intenso, quello della mandorla è delicato mentre il sapore della carne non si sente quasi, ma serve a dare sofficità.

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Spostandoci in Campania, tra le ricette tipiche c’è il sanguinaccio, una crema a base di cioccolato, latte e sangue di maiale. Nacque per recuperare il sangue del suino durante la sua macellazione, a cui venivano aggiunti zucchero, tuorli d’uovo, farina, latte, cioccolato fondente e cacao, amalgamati e cotti in pentola.

Oggi è quasi impossibile gustare il sanguinaccio della tradizione contadina a base di sangue di maiale, considerando che la versione moderna è solo con cioccolato fondente, perché la vendita al pubblico del sangue di maiale è stata vietata per motivi sanitari nel 1992. Questo dolce al cucchiaio rivisitato, si serve freddo, guarnito con canditi di frutta e praline di cioccolato e di solito si accompagna con le chiacchiere di Carnevale o con biscotti tipo savoiardi.

In Sardegna, in particolare a Pozzomaggiore in provincia di Sassari, sono tipiche le sa cogonelda, delle focaccine dolci con i ciccioli, ottenuti dalla lavorazione del grasso del maiale nella preparazione dello strutto, maiale di cui il detto dice “non si butta via niente”. Si preparano per lo più nel periodo invernale quando c’è disponibilità delle parti grasse interne del suino, che vengono aggiunte all’impasto soffice del pane, insieme allo zucchero, all’uvetta, alle scorze di arancia essiccate e al liquore.

La sa cogonelda viene cotta al forno, preferibilmente a legna, e la superficie cosparsa ancora calda con abbondante zucchero. Il risultato è una focaccia molto morbida e schiacciata, dolce al palato che rientra a pieno titolo tra le ricette della tradizione sarda, che le nonne hanno tramandato di generazione in generazione.

Anche in Turchia la tradizione dolciaria sorprende nell’accostamento carne-dolce con lo storico tavuk göğsü, a base di latte e petto di pollo sfilettato. Si tratta di una sorta di budino alla vaniglia, simile al Biancomangiare siciliano, ripieno di petto di cappone. La carne è prima ammorbidita con la cottura in acqua e poi ridotta in filamenti molto sottili a cui vengono aggiunti latte, zucchero, riso sbriciolato per amalgamare e cuocere il tutto per una decina di minuti. Viene servito in coppette spolverizzando con della cannella.

Gli amanti delle cose buone dovrebbero provare questi dolci originali della tradizione mediterranea, che hanno resistito nei secoli per arrivare ad allietare le pause rigeneranti o i fine pasto moderni.

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.