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Diminuiscono gli investimenti nella carne artificiale

Dopo gli investimenti pluri-miliardari visti in questi ultimi anni, diminuiscono gli investimenti nella carne artificiale e aumentano gli Stati che ne vietano la vendita. Si preannunciano tempi bui per questo discusso comparto.

Dietrofront. È questa la parola che sintetizza cosa sta accadendo nel settore della carne artificiale (spesso definita anche “sintetica“, o “coltivata“): da un lato osannata, dall’altro bistrattata. L’ultima notizia di cronaca è che, negli Stati Uniti, l’Alabama ne ha vietato la vendita con una legge firmata dal governatore Kay Ivey lo scorso 7 maggio: entrerà in vigore a ottobre.

Questo prodotto – realizzato a partire da vere cellule animali coltivate in laboratorio – è stato dichiarato illegale sia nella produzione, sia vendita, sia nella distribuzione e in caso di violazione la sanzione prevede fino a tre mesi di reclusione e una multa di 500 dollari. Fanno eccezione gli istituti di istruzione superiore e i dipartimenti governativi, che potranno continuare a condurre ricerche sulla carne artificiale.

Kay Ivey non è il solo ad aver intrapreso questa strada, qualche giorno prima di lui anche il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha firmato un provvedimento simile per proibire gli alimenti prodotti in laboratorio nel suo Stato. Con queste misure, in pratica, il divieto interesserà circa 28 milioni di americani.

Le proteste ovviamente non sono mancate, e sono state pressoché immediate. In primis dal Good Food Institute, organizzazione non-profit che lavora nel campo delle alternative alle proteine animali, secondo cui queste leggi sono poco lungimiranti, calpestano la libertà di scelta dei consumatori e criminalizzano l’innovazione agricola. Non sono poi mancate le proteste dalle aziende produttrici di carne artificiale, che sostengono che non spetti ai governi statali decidere al posto dei consumatori cosa portare in tavola e accusano la politica di voler reprimere una tecnologia che potrebbe permettere la produzione di carne a basso impatto ambientale (anche se su questo ci sono non pochi dubbi, soprattutto se si parla di clima).

Il precedente dell’Italia

Il governo italiano ha deciso di vietare la carne artificiale nel nostro Paese lo scorso novembre, quando il Parlamento italiano ha approvato il disegno di legge del governo stesso. Al momento c’è però uno stop dell’Unione europea, perché nessun membro Ue può prendere decisioni che vadano ad ostacolare la libera circolazione dei cittadini, delle merci e dei servizi all’interno del territorio europeo.

Esiste in Europa la procedura prevista dalla direttiva Tris: gli Stati membri devono informare la Commissione di qualsiasi progetto di regolamentazione tecnica prima della sua adozione. Una volta informata Bruxelles, devono passare tre mesi di tempo, in modo da consentire alla Commissione e agli altri Stati membri di esaminare il testo notificato.

Il 29 gennaio la Commissione ha fatto sapere al nostro Paese che la procedura di notifica sul portale Tris è stata chiusa perché l’Italia ha promulgato la legge prima della scadenza del periodo sospensivo previsto dall’articolo 6 della direttiva Tris. Con l’entrata in vigore della legge sul divieto della carne artificiale l’Italia potrebbe essere assoggettata a una procedura di infrazione che, però, potrebbe imporre solo delle sanzioni pecuniarie.

La carne artificiale nell’Unione europea

Oggi nel mondo gli unici due Paesi ad aver autorizzato il consumo di carne artificiale sono Singapore e Israele. Nell’Unione europea non è ancora possibile consumare alimenti a base di carne creata in vitro, poiché sono considerati alimenti “nuovi” ai sensi del Regolamento UE n. 2283/2015.

Per circolare nel mercato unico, il nuovo prodotto dovrà essere autorizzato dalla Commissione e inserito nell’elenco dei nuovi alimenti. Finora nell’Unione europea sono stati autorizzati sei alimenti a base di insetti, mentre non è stata ancora presentata nessuna domanda di autorizzazione per i prodotti a base di carne artificiale.

Le startup in crisi

Cattive notizie anche lato startup: sono più di 150 le nuove realtà industriali nel mondo che si occupano di carne artificiale (pollo, manzo, maiale), ma gli investimenti sono in calo da tre anni a questa parte e solo nel 2023 si sono ridotti del 78%. Nello specifico, secondo Agfunder Data, sono scesi dai 989 milioni di dollari del 2021 a 177 milioni di dollari nel 2023. I dati sono emersi dal recente seminario “Carne Coltivata.Tra incertezze ed opportunità” organizzato dall’Università RomaTre.

Il 35% di queste startup ambisce ad arrivare al prodotto finito, il 22% si occupa dei mezzi di coltura per le cellule, il 17% dei bioreattori, il 14% delle impalcature che servono a organizzare le cellule, mentre il restante 12% si occupa di linee cellulari. L’ostacolo principale allo sviluppo del settore è rappresentato dai costi elevati dei fattori di crescita necessari alla coltivazione delle cellule, oltre alle varie sfide tecnologiche da affrontare.

Controcorrente vanno solo i Paesi Bassi. che hanno stanziato 60 milioni di euro per accelerare la ricerca e la commercializzazione delle carni artificiali e di quelle ottenute per fermentazione; e la Spagna, che ha messo sul tavolo sette milioni di euro per scalare la produzione di proteine alternative; e ancora la Germania, che ha deciso di investire sulla transizione verso i prodotti alternativi alla carne (vera) 38 milioni di euro, in parte destinati alla ricerca sulle proteine vegetali e appunto sulla carne sintetica.

Chi vincerà tra sostenitori e detrattori della carne artificiale? Al momento ad avere la meglio sembra lo stop alla maggior parte degli investimenti.

Giornalista ed eco blogger, da sempre si occupa di temi legati alla sostenibilità ambientale e al food. Scrive per testate giornalistiche sia cartacee sia online e per blog aziendali. È laureata in Sociologia, con indirizzo Territorio e ambiente, all'università La Sapienza di Roma.