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Dieta mediterranea: amica di salute e ambiente

Ispirata ai paesi con affaccio sul Mare Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Marocco), grazie alla qualità e alla varietà di alimenti che la caratterizzano da consumare nelle quantità consigliate, la Dieta mediterranea è un modello alimentare e uno stile di vita riconosciuto come ideale per prevenire le malattie non trasmissibili, con effetti positivi sui fattori di rischio cardiovascolare: per questo, nel 2010, è stata iscritta nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

“La sfida della sostenibilità alimentare è la sfida della nostra Expo 2015 e per noi è prioritaria, così come è prioritario il benessere raggiungibile con una dieta adeguata. La dieta Mediterranea è universalmente riconosciuta come un vero e proprio elisir di lunga vita e come stile alimentare bilanciato e completo”, afferma Andrea Mascaretti, presidente del Salone Internazionale della Ricerca Innovazione e Sicurezza Alimentare, dove domani si parlerà anche di Carni Sostenibili:La Dieta mediterranea con alimenti animali e vegetali sostenibili rappresenta una soluzione ideale per raggiungere il benessere della persona rispettando l’ambiente. Come Salone della Sicurezza Alimentare abbiamo l’obiettivo di sostenere la diffusione di una cultura della corretta alimentazione e della sostenibilità ambientale entrambe racchiuse in questa dieta”.

La Dieta mediterranea può dirsi anche sostenibile per l’ambiente, come viene mostrato dalla Clessidra Ambientale, che rappresenta graficamente l’impatto ambientale del consumo di cibo per una settimana. Questa rappresentazione permette di superare il limite evidenziato dai dati di impatto ambientale degli alimenti che fino ad ora sono sempre stati valutati in termini assoluti (ad esempio emissioni di CO2 per kg di carne): la moltiplicazione degli impatti dei singoli alimenti per le quantità settimanali suggerite dai nutrizionisti, ad esempio per mezzo della piramide alimentare proposta dal CRA-NUT (oggi CREA), porta a far osservare come mangiare carne in giusta quantità non comporti un aumento significativo dell’impatto ambientale.

Per quanto riguarda uno dei principali indicatori di impatto, l’acqua, l’approfondimento dei dati permette di mostrare come solo il 10% dell’acqua necessaria a produrre un chilogrammo di carne venga effettivamente “consumata”: la restante quota (90%) fa parte del naturale ciclo dell’acqua (green water), come acqua piovana.

“Per un alimento il contributo più rilevante nel calcolo della water footprint è fornito proprio dalla green water in quanto fonte rinnovabile e tra le più sostenibili spiega Ettore Capri, Direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera – UCSC).Quindi, per qualsiasi coltivazione agricola, comprese quelle finalizzate a produrre alimenti per animali, maggiore è il contributo di acqua piovana (green water) rispetto alle altre sorgenti idriche, minore sarà il valore di impronta idrica e quindi l’impatto ambientale, proprio come nel caso delle produzioni di carne.

La Clessidra Ambientale è il fulcro del progetto Carni Sostenibili promossa dalle tre associazioni che rappresentano tutte le filiere delle carni in Italia (bovino, suino e avicolo), che ha l’obiettivo di trattare in modo trasversale tutti gli argomenti legati al mondo delle carni: un progetto senza precedenti in Italia che, con un approccio formativo e informativo, vuole contribuire ad una informazione equilibrata su salute, alimentazione e sostenibilità.

 

Professore Ordinario di Chimica Agraria e Ambientale, Università Cattolica del Sacro Cuore. È membro del gruppo di lavoro PROMETHEUS dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Dal 2009 è direttore del centro di ricerca sullo sviluppo sostenibile OPERA, con sede a Bruxelles e a Piacenza. Dall’inizio della sua carriera databile 1987 ha svolto ricerche sugli impatti dei contaminanti nell’ambiente e nei prodotti alimentare, sugli organismi animali e sull’uomo, studi che oggi integra nelle sue indagini di valutazione del rischio.