Denominazioni, in Ue persa l’occasione di tutelare la trasparenza
“Si è persa l’occasione di promuovere la trasparenza verso i consumatori” così Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili, commenta la decisione appena presa a Bruxelles sull’uso delle denominazioni della carne. “Non ha trovato una tutela chiara il grande patrimonio culturale e il know how di produzione che caratterizza l’intero settore delle carni”, prosegue il professore: “Nessun divieto a chi per strizzare l’occhio a logiche di marketing userà la parola “bistecca” per definire qualcosa che nella sua lista di ingredienti ha tutto (anche troppo) fuorché la carne”. E, conclude Pulina: “La partita comunque resta aperta, tutto torna nelle mani dei singoli stati, e quindi dell’Italia che con decreti nazionali potrà continuare a portare avanti una battaglia che prima di tutto è a favore della scelta consapevole del consumatore”.
“Una non scelta che va innanzitutto contro i consumatori“: così Luigi Scordamaglia, Presidente di ASSOCARNI, commenta la votazione di Bruxelles. “Ma attenzione – prosegue Scordamaglia – non è un via libera all’uso sconsiderato delle denominazioni, resta sempre possibile ottenerne il divieto a livello nazionale, bypassando la perdurante paralisi decisionale a cui l’Europa ci ha abituati”. Il riferimento è alla possibilità di procedere attraverso pronunciamenti da parte della Corte di Giustizia, così come già accaduto con il latte, o con l’iniziativa di singoli stati membri così come già fatto da Spagna e Francia.
“Il voto di oggi non fa altro che avvantaggiare le grandi multinazionali del food e della chimica, estranee alla tradizione e cultura alimentare italiana, le quali hanno scoperto che il mercato dei prodotti alternativi alla carne è molto redditizio ed ora hanno ottenuto dei vantaggi competitivi impropri per immettere sul mercato, sfruttando la nostra notorietà e tradizione, prodotti ultra-processati di cui non conosciamo nemmeno l’origine degli ingredienti visto che l’UE importa ogni anno tonnellate di materie prime vegetali da tutto il mondo”, sottolineano i Presidenti di ASSICA, Nicola Levoni ed UNAITALIA, Antonio Forlini. Il Parlamento europeo ha inflitto un duro colpo alle nostre denominazioni tradizionali che nel tempo sono state plasmate dal duro lavoro di allevatori, macellatori e trasformatori, con grandi differenze tra le regioni, rendendole così uniche”.