Cos’è un “allevamento intensivo”?
Ormai leggiamo sentiamo parlare ovunque di “allevamento intensivo”. Ma che cosa significa questa espressione? E ha senso applicarla nel contesto zootecnico europeo? E ha senso demonizzarla a priori?
Il termine “intensivo” è utilizzato nei dibattiti pubblici per classificare o descrivere determinate pratiche agricole. Spesso implica aziende con un elevato numero di animali e pratiche che massimizzano la produzione riducendo al minimo i costi. Viene anche spesso accusato di avere un alto impatto ambientale, di causare perdita di biodiversità e di scarso benessere degli animali. Tuttavia, l’”intensificazione” non è così semplice quando si considera il dibattito scientifico. Quindi, prima di addentrarsi in conversazioni sull’intensificazione dell’allevamento del bestiame, è fondamentale capire cosa significa davvero questo termine.
Esso può comprendere molti aspetti: l’uso intensivo del suolo, l’uso intensivo di fattori di produzione chimici o macchinari agricoli, l’uso intensivo di manodopera, l’uso intensivo di tecnologie; l’uso di risorse idriche e di mangimi; e così via. Questi fattori hanno un impatto diverso sull’ambiente, sulla biodiversità e sul quadro sociale. I sistemi idroponici o l’agricoltura urbana, spesso visti come pratiche positive nei media in generale, sono esempi avanzati di sistemi di agricoltura intensiva. Al contrario, il sistema agricolo tradizionale funziona anche con concetti come “intensificazione sostenibile o ecologica” ad alta intensità ecologica, con l’obiettivo di utilizzare i processi naturali e i servizi ecosistemici in modo efficiente.
L'#AllevamentoIntensivo nell'UE è diverso da quello di molte altre parti del mondo, ed implica una migliore cura per gli #animali e una maggiore #efficienza nell'uso delle #risorse. Condividi il TweetI meriti e le sfide delle diverse pratiche agricole, comprese quelle classificate come intensive, sono molto complessi e, nel caso dell’Europa, più diversificati. Consideriamo le basi di ciò che può essere classificato come “intensificazione“. Si tratta di un aumento dell’intensità degli apporti agricoli, compreso l’uso di fertilizzanti, pesticidi e mangimi acquistati. Possiamo osservare una chiara tendenza all’intensificazione del bestiame in Europa?
Eurostat, l’Agenzia europea per le statistiche, ha elaborato una metodologia che potrebbe fornire le prime risposte a questa domanda. L’intensità degli input aziendali è stata utilizzata come approssimazione dell’intensificazione agricola ed è stata definita come il livello degli input utilizzati da un’azienda agricola per unità di produzione (in un territorio generale).
Nell’UE27, gli ultimi dati aggiornati a giugno 2022 hanno mostrato che le quote della superficie agricola gestite da aziende ad alta intensità nel 2020 erano il 37,5% della SAU totale, la Superficie Agricola Utilizzata, mentre la SAU gestita da aziende con bassa intensità di input per ettaro è il 25,3%. La quota della superficie agricola gestita da aziende con media intensità di produzione per ettaro era pari al 37,2% della SAU totale.
L’allevamento intensivo nell’UE è diverso da quello di molte altre parti del mondo. E soprattutto, non è necessariamente negativo per il benessere degli animali o per l’ambiente. Al contrario, le pratiche intensive spesso comprendono una migliore cura per gli animali e una maggiore efficienza nell’uso delle risorse.
Fonte: European Livestock Voice