Commissione UE: orientamento ideologico
La Commissione europea sembra avere un approccio sempre più ideologico e sempre meno scientifico, quando si tratta di produzione e consumo di carne. La triste conferma arriva da un suo ultimo paper sul “cibo sostenibile”.
La Commissione europea ha pubblicato di recente il paper “Towards sustainable food consumption”- “Verso il consumo di cibo sostenibile” – in cui viene incaricato il suo gruppo di consulenti di sviluppare un’opinione scientifica e delle linee guida al fine di superare gli ostacoli che impediscono ai consumatori di adottare diete salutari e sostenibili. In realtà, leggendo lo scoping paper in dettaglio, emergono non poche e preoccupanti contraddizioni che fanno presagire un orientamento ideologico più che scientifico.
Nel paper infatti si legge che “Le tendenze socio-economiche stanno portando a un consumo di cibo malsano e insostenibile con cibi ricchi di calorie, poveri in nutrienti e ultra-lavorati, bevande zuccherate e una maggiore domanda globale di pesce, carne e altri prodotti animali, contribuendo al consumo eccessivo, obesità e altri determinanti sanitari strettamente correlati a un aumento del rischio di malattie non trasmissibili”. In pratica, la carne, il pesce e i prodotti animali vengono catalogati come “cibo malsano e insostenibile” senza alcun fondamento scientifico. Vengono di fatto completamente ignorati il pregio nutrizionale di questi alimenti e i concetti di “equilibrio” e di “dieta bilanciata”, fatta di quantità precise, che sono alla base di qualunque regime alimentare salutare e sostenibile.
Quindi più che una posizione di studio, sembra una scelta preconcetta, in cui si è già deciso quali siano i cibi sostenibili e salutari e quali no, seguendo il pregiudizio verso certi cibi anziché la scienza. Tutta la comunità scientifica in ambito nutrizionale è infatti concorde nel sostenere il grande valore nutrizionale dei cibi di origine animale ed il fatto che perfino i cibi con l’apporto nutrizionale peggiore possono essere inseriti in adeguate quantità in regimi alimentari e stili di vita che risultino comunque equilibrati. Invece la Commissione omette completamente che l’abuso e lo stile di vita nel suo complesso contribuiscono all’insorgenza di problemi di salute. Una grave mancanza che non viene mai tralasciata dagli esperti in nutrizione, proprio perché ben consapevoli della correlazione tra quantità assunta dell’alimento, stile di vita e condizioni di salute.
Nel paper #TowardsSustainableFoodConsumption, la #CommissioneEuropea sembra avere un #ApproccioIdeologico e poco scientifico, sulla produzione e il consumo di #carne. Condividi il TweetAnche in tema di sostenibilità nel paper si legge che “La produzione di bestiame è associata alle emissioni di gas serra, ai problemi di benessere degli animali, all’impatto sull’uso del suolo, all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, nonché allo sviluppo e alla diffusione di zoonosi e batteri multi resistenti. I dati EUROSTAT indicano che un terzo della popolazione dell’UE non consuma frutta e verdura ogni giorno. Nel complesso, se le diete europee fossero in linea con le raccomandazioni dietetiche (ad esempio riducendo il consumo di carne e adeguando le porzioni di cibo), l’impronta ambientale di i sistemi alimentari sarebbero significativamente ridotti, anche se le raccomandazioni dietetiche nazionali non tengono necessariamente conto della sostenibilità”.
Anche qui la carne e i cibi animali vengono classificati come insostenibili a priori, non fornendo alcuna spiegazione scientifica del perché dovrebbero essere considerati tali in senso assoluto o relativo. Sarebbe opportuno che venisse reso noto il termine di paragone con cui vengono confrontati e fornita anche una valutazione sui benefici nutrizionali e non solo sui costi ambientali di produzione. Anche in questo caso la Commissione non lascia aperta alcuna possibilità di valutazione sulla sostenibilità dei cibi in base al loro effettivo metodo di produzione. Vengono categorizzati come insostenibili in modo definitivo, senza contestualizzazione e senza menzionare che l’intera agricoltura impatta in termini di gas serra appena per il 10%, di cui l’allevamento rappresenta solo una parte.
La Commissione non considera minimamente il fondamentale ruolo nutrizionale delle proteine animali, né le funzioni insostituibili che l’allevamento ricopre, come la tutela della biodiversità, del paesaggio e della fertilità dei terreni. L’allevamento animale viene indicato in modo assoluto come unico responsabile dell’impatto ambientale, tralasciando altri settori produttivi dell’alimentare, valutati come sostenibili a prescindere dal loro metodo produttivo. Viene sostenuto in modo dogmatico che la riduzione del consumo di carne diminuirebbe significativamente l’impronta ambientale dei sistemi di produzione alimentare, senza fornire alcuna prova scientifica di queste affermazioni. II pareri scientifici dei consulenti del gruppo di lavoro contribuiranno alla futura revisione e all’attuazione della strategia Farm to Fork, sostenendo il piano europeo per combattere il cancro e favorire il cambiamento verso la sostenibilità. Vista la loro importanza, la questione dovrebbe essere analizzata esaminando le prove scientifiche, mentre invece sono evidenti allarmanti pregiudizi contro la zootecnia, la carne e le produzioni animali.
Nel paper #TowardsSustainableFoodConsumption, la #CommissioneEuropea non considera il fondamentale ruolo nutrizionale delle #ProteineAnimali, né le funzioni insostituibili che l’#allevamento ricopre. Condividi il TweetPertanto si suggerisce che la Commissione possa essere richiamata ad una maggiore oggettività per ottenere valutazioni basate su evidenze scientifiche, eliminando dallo scoping paper esempi fuorvianti e preconcetti. La Commissione dovrebbe tenere conto che l’eccesso nel consumo di qualsiasi alimento genera disturbi, disfunzioni e malattie e non la loro corretta assunzione in quantità adeguate. Si chiede che l’orientamento verso abitudini alimentari più sane abbiano sempre come principio guida l’autonomo equilibrio dei regimi alimentari, senza necessità di integrazioni o supplementazioni. Sarebbe opportuno che la Commissione abbandoni l’approccio preconcetto sulla sostenibilità degli alimenti, rispettando il principio secondo cui ogni cibo è sostenibile in base al suo effettivo metodo di produzione. Infine, le considerazioni espresse dalla Commissione in materia di impatti ambientali dovrebbero essere d’ora in avanti sempre accompagnate dalle corrispondenti evidenze quantitative che ne valutano l’effettiva dimensione assoluta e relativa ed esplicitandone le condizioni di riferimento.
L’Europa è considerata dalla letteratura scientifica il luogo in cui le produzioni zootecniche hanno il minore impatto ambientale al mondo. Consumi consapevoli e poco o nullo impatto sono due ricette che devono essere conservate, e non sconvolte.