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Non è il caso di strumentalizzare anche la guerra

Circola in questi giorni l’invito da parte di Greenpeace a firmare una petizione contro gli allevamenti intensivi utilizzando in modo strumentale la guerra in Ucraina.

Circola in questi giorni l’invito da parte di Greenpeace a firmare una petizione contro gli allevamenti intensivi utilizzando in modo strumentale la guerra in Ucraina. Nel messaggio, infatti, Greenpeace evidenzia in modo negativo la decisione della Commissione europea di poter far coltivare i Paesi membri sui terreni che sarebbero dovuti restare a riposo. Si tratta di 4 milioni di ettari di terreni in Europa e 200 mila in Italia, che Greenpeace denuncia saranno utilizzati per produrre alimenti per gli animali e non per le persone. La loro posizione dalla visione parziale e ideologica non tiene conto di diversi aspetti importanti, arrivando perfino a strumentalizzare la guerra pur di andare contro gli allevamenti “intensivi”.

Innanzitutto, la possibilità di riammettere nella filiera produttiva terreni a riposo, incolti o abbandonati, come anche la deroga alla diversificazione delle colture sono frutto di provvedimenti molto importanti per far fronte all’emergenza di food security. In questo modo sarà possibile sopperire alla mancanza di approvvigionamento di colture cerealicole a causa del conflitto e rispondere al caro materie prime, contribuendo ad aumentare il potenziale di produzione agricola destinata all’alimentazione umana e del bestiame. Quindi niente di negativo come Greenpeace vorrebbe far credere, anzi. Sono passi fondamentali al fine di raggiungere l’autosufficienza produttiva e scongiurare il rischio che venga a mancare il cibo sugli scaffali in questo momento così critico.

Circola in questi giorni l’invito da parte di #Greenpeace a firmare una #petizione contro gli #AllevamentiIntensivi, utilizzando in modo strumentale (anche) la #GuerraInUcraina. Condividi il Tweet

Purtroppo, però, sono deroghe che attualmente sono previste solo per un anno, andando a vanificare questa grande opportunità. Allo stato attuale infatti non conviene a nessuno affrontare i lavori ed i costi per produrre in un terreno che è stato per molti anni improduttivo, solo per un utilizzo previsto di un anno. Si auspica quindi che le deroghe vengano prorogate sin da subito per un numero maggiore di anni, necessari per permettere agli agricoltori la messa in produzione del terreno in pieno regime.

Ricordiamo a #Greenpeace che l'86% di ciò che mangiano gli #animali da #allevamento è #MateriaVegetale (come la #cellulosa) non digeribile dall'uomo (dati #FAO) e che quindi non c’è nessuna #CompetizioneAlimentare tra umani e animali. Condividi il Tweet

Bisognerebbe forse anche ricordare a Greenpeace che l’86% di ciò che mangiano gli animali è materia vegetale (come la cellulosa) non digeribile dall’uomo (dati FAO), e che quindi non c’è alcuna competizione tra uomo e animali per il cibo. Anzi, gli animali hanno la grande facoltà di trasformare la cellulosa in alimenti dall’alto valore nutrizionale, rappresentando un’importante fonte proteica e di nutrienti altamente biodisponibili per tutta l’umanità. Andrebbe poi ricordato a Greenpeace che la filiera agro-alimentare e zootecnica procura il cibo per tutti, l’unica che per fortuna non si è mai fermata nemmeno in tempo di pandemia. E che sarebbe meglio proteggerla, anziché attaccarla, se si vuole tra l’altro continuare a sfamare in modo sicuro la popolazione, anche in tempi di guerra.

Insomma, Greenpeace non sembra occuparsi della sicurezza degli approvvigionamenti, la cui catena sta uscendo a pezzi dalle tre crisi in atto (Covid-19, guerra in Ucraina e crisi climatica), per cui non mettere al primo posto la riserva strategica nazionale (che non è l’autarchia, ovviamente) significa infiammare l’inflazione e gettare nell’indigenza milioni di famiglie italiane ed europee. In nome di una ideologia sterile (e portatrice di consensi ai fautori della dipendenza energetica da Ucraina e Russia) che vuole distruggere l’ideale del diritto a un cibo sano e accessibile per tutti, bandiera della FAO.

 

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.