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Carne in vitro: meno sostenibile di quanto si pensi

La carne coltivata in laboratorio, nota anche come carne in provetta, carne artificiale o carne in vitro, è promossa da coloro che ci stanno investendo ingenti somme come una produzione etica e soprattutto sostenibile, “pulita”. Ma è davvero così? Secondo alcuni studi, no.

La carne coltivata in laboratorio non è sostenibile come si pensa: nuovi e più accurati studi, come quelli citati nell’ultimo Meat Atlas, mostrano che la sua produzione è più dispendiosa in termini di energia e di acqua degli allevamenti tradizionali. In più tutta una serie di problemi legati alla sua coltivazione in laboratorio deludono parecchie aspettative.

È stata presentata dai primi studi a riguardo come una trovata eccezionale ad alta tecnologia, capace di risolvere tutti i problemi legati all’ambiente. In realtà, i suoi presunti benefici sono stati esagerati e i dati spettacolari sulla sua sostenibilità notevolmente gonfiati. Studi recenti più approfonditi ridimensionano il tutto, riportandoci alla realtà dei fatti.

Il primo punto che viene messo in evidenza è l’alta intensità energetica dell’intero ciclo di produzione della carne in vitro: i bioreattori in cui viene prodotta richiedono infatti una quantità di energia di gran lunga superiore a quella necessaria per la carne convenzionale, emettendo addirittura più gas serra degli animali in allevamento.

I #bioreattori in cui viene prodotta la #CarneColtivata richiedono una quantità di #energia di gran lunga superiore alla #carne convenzionale, emettendo addirittura più #GasSerra degli animali in #allevamento. Condividi il Tweet

Infatti, mentre il bestiame emette metano, che è sì un potente gas serra, ma che non rimane nell’atmosfera per molto tempo, la carne in vitro produce un’alta quantità di anidride carbonica, che persiste in atmosfera per centinaia di anni, vanificando praticamente qualsiasi potenziale vantaggio di questa nuova tecnologia in termini di emissioni nell’ambiente.

Un altro problema che emerge sono gli agenti patogeni, come batteri e virus che si possono creare durante la coltivazione della carne in vitro. La contaminazione da microrganismi è infatti un punto cruciale difficile da risolvere, specialmente quando la produzione sarà spostata su larga scala. A questo proposito dovranno essere impiegati antibiotici, proprio quelli che la zootecnia con tanto impegno ha notevolmente ridotto.

Non solo, per stimolare la crescita cellulare in vitro e creare fasci muscolari, dovranno essere utilizzati fattori di crescita come gli ormoni sessuali, vietati in zootecnia dal 1981 a causa dei loro potenziali rischi per la salute. Al contrario, in questo nuovo settore biotecnologico non esiste ancora un limite o una normativa alla quale attenersi.

Mentre il #bestiame emette #metano, che è sì un potente #GasSerra, ma che rimane in atmosfera pochi anni, la #carne #InVitro produce un’alta quantità di #CO2, che persiste in atmosfera per centinaia di anni. Condividi il Tweet

Questi sono solo alcuni esempi dei tanti controsensi che riguardano questa nuova carne artificiale, autoproclamatasi salvatrice del mondo. Come anche il fatto che la crescita cellulare risulti ancora legata al siero fetale bovino, rendendo comunque necessario uno sfruttamento dell’animale che si scontra con i buoni propositi dell’ideologia vegan-animalista.

Se questo non bastasse, non è stato sviluppato ancora nessun metodo che garantisca che la carne artificiale abbia lo stesso potere nutrizionale della vera carne, in termini di contenuto in micronutrienti fondamentali. Come ad esempio la vitamina B12 ed il ferro eme, facendo presagire una pericolosa perdita dal punto di vista nutritivo.

Per fortuna, il passaggio dalla carne convenzionale a quella a base cellulare sembra improbabile nel prossimo futuro, a causa dei costosi investimenti che richiede e per il prezzo proibitivo del prodotto finale. Le proiezioni del settore più ottimistiche presuppongono la parità dei prezzi tra le due carni entro i primi anni del 2030, mentre per essere paragonabili nel gusto e nella consistenza bisognerà aspettare ancora.

Checché ne dicano coloro che gli #animali o la #campagna non li hanno mai visti o conosciuti davvero, un mondo senza #allevamenti sarebbe una vera e propria #TragediaAmbientale. Condividi il Tweet

Se il mercato di questa carne dovesse prendere piede, ci sarà un forte cambiamento in campo occupazionale, con agricoltori e veterinari sostituiti da chimici e bioingegneri e con un’ingente e drammatica perdita di posti di lavoro in tutto il settore dell’allevamento e della lavorazione della carne.

Tra i maggiori investitori che hanno dato un grande supporto economico a queste realtà troviamo miliardari come Bill Gates di Microsoft, Sergey Brin di Google e l’attore attivista Leonardo di Caprio. È davvero un peccato che così tante risorse finanziarie vengano sprecate per sostenere questi artefatti che non portano alcun vantaggio alla salute nostra e del pianeta, ma che al contrario rischiano di peggiorare la situazione.

Bisognerebbe far capire agli investitori che l’allevamento ha un ruolo determinante nelle pratiche agro-ecologiche che proteggono gli ecosistemi, contribuendo ad un equilibrio naturale che consente di fertilizzare la terra, di conservare i paesaggi, la biodiversità e le comunità animali e vegetali del luogo.

Sì, checché ne dicano tutti coloro che gli animali o la campagna non li hanno mai visti o conosciuti davvero, un mondo senza allevamenti sarebbe una vera e propria tragedia ambientale.

Il Progetto “Carni Sostenibili” vuole individuare gli argomenti chiave, lo stato delle conoscenze e le più recenti tendenze e orientamenti tecnico scientifici, con l’intento di mostrare che la produzione e il consumo di carne possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente.