Carne artificiale e bugie hanno le gambe corte
Siamo sicuri di poter dare per scontato che la carne artificiale prodotta in laboratorio sia più sostenibile per il clima e l’ambiente? Il professor Pulina fa un paio calcoli, smentendo chi sostiene questa ennesima bufala.
La carne sintetica, detta anche carne coltivata, ma anche carne artificiale – denominazione che prediligo in quanto sintetizza al meglio ciò di cui andiamo a parlare, è giustificata dai sostenitori e da diversi autori di paper scientifici. Questi, in gran parte non appartenenti alle comunità di studiosi dell’agricoltura, ne magnificano la maggiore sostenibilità ambientale, in particolare relativa ai gas ad effetto serra, se confrontata con quella delle carni naturali.
La stragrande maggioranza degli articoli e servizi sui media dà per scontato questo assunto, ma ciò che infastidisce maggiormente è che questo pregiudizio permea gli scritti pubblicati su riviste scientifiche, senza che gli autori si pongano il dubbio se i dati da loro riportati siano fuorvianti o semplicemente sbagliati.
Senza entrare nel merito delle metriche su cui si basano tali pregiudizi, ricordando che con modalità di valutazione più recenti gli allevamenti animali (soprattutto di ruminanti) vedono enormemente ridimensionato il loro ruolo nel contributo antropico al riscaldamento globale (ne abbiamo dato conto con un post), ho verificato se queste affermazioni fossero vere impiegando le metriche standard utilizzate dalla FAO. E il risultato che ho ottenuto è realmente sorprendente. Per trasparenza dovrò ripercorrere i calcoli fatti, aspetto piuttosto noioso, mi rendo conto: chi non avesse pazienza, può saltare direttamente alle conclusioni, riportate in grassetto qualche riga più sotto.
Siamo sicuri di poter dare per scontato che la #CarneArtificiale prodotta in laboratorio sia più #sostenibile per #clima e #ambiente? Il professor Pulina fa un paio calcoli, smentendo chi sostiene questa ennesima #bufala. Condividi il TweetL’impatto climalterante della carne sintetica è stato valutato nel 2022 da un gruppo di scienziati di Wageningen e si è basato sulla letteratura più recente che ha effettuato tale valutazione con l’impiego della LCA (Life Clicle Assessment, Valutazione del ciclo di vita di un prodotto).
Gli studiosi hanno concluso che il valore più attendibile varia da 13,6 kg di CO2e, in caso di utilizzo di energia convenzionale, a 2,5 kg di CO2e, in caso di utilizzo di energie rinnovabili, per kg di prodotto sintetico. Tenuto conto che le stime FAO concordano nel ritenere che da oggi al 2030 il consumo planetario di carne aumenterà del 14%, pari a 44 milioni di tonnellate (Mt) arrivando a 373 Mt, se questa domanda aggiuntiva venisse soddisfatta esclusivamente con la produzione di carne artificiale (nell’ipotesi cioè di bloccare la produzione di carne naturale ai 329 Mt ottenuti nel 2021), sarebbe necessario costruire 146.667 bioreattori da 20.000 litri della capacità di 3 t di prodotto/ciclo per 10 cicli/anno.
In altre parole, dovrebbero essere installati circa 16.300 nuovi bioreattori all’anno solo per dare conto della maggiore richiesta di carne a livello planetario. Consideriamo ora la composizione di questa domanda aggiuntiva: dalle proiezioni FAO/OCSE emerge che l’incremento maggiore sarà quello delle carni avicole (+18%), che rappresenteranno nel 2030 il 41% delle proteine di origine carnea consumate nel mondo, seguito dalle carni suine (+13%, con il 34% delle proteine da carne) e dalle carni bovine (+6%, con il 20% delle proteine consumate), mentre ovini e caprini rappresenteranno solo il 5% delle proteine consumate fra 7 anni (anche se cresceranno nel periodo del 15%).
Le stesse proiezioni FAO/OCSE stimano un aumento delle emissioni del settore zootecnico mondiale del 5% su base 2021, crescita di molto inferiore all’aumento della produzione di carne, in quanto quest’ultima è sostenuta in particolare da pollame e suini che hanno impatti climalteranti inferiori (0,55 kg di CO2e il primo e 1,9 kg di CO2e i secondi per kg di prodotto secondo la FAO) ai ruminanti.
Per soddisfare al 2030 la domanda aggiuntiva di #carne solo con #CarneSintetica, servirebbero 150.000 #bioreattori e l’impatto sul #clima sarebbe più del doppio di quello che si avrebbe con l'#allevamento. Condividi il TweetLe emissioni stimate da FAOSTAT per tutta la carne prodotta nel mondo sono state per il 2020 pari a 3 miliardi di tonnellate di CO2e, per cui l’aumento presunto di emissioni al 2030 sarà di 150 Mt di CO2e. Ho considerato che la carne sintetica possa essere prodotta al 50% con energia rinnovabile (valore molto generoso, visto il mix attuale di fonti utilizzate per produrre KWh a livello mondiale in cui le rinnovabili ammontano a meno del 15%): il dato che ho utilizzato è di 8 kg di CO2e per kg di prodotto, per cui l’impatto complessivo per i 44 Mt di carne da produrre in più è di 352 Mt di CO2e.
Questa stima è vieppiù conservativa in quanto non tiene conto né dello stoccaggio della CO2 da parte delle enormi superfici pascolate dai ruminanti, né del fatto che le emissioni per produrre carne sintetica sono esclusivamente costituite da CO2, un gas che permane in atmosfera oltre un millennio, mentre oltre i 2/3 delle emissioni degli allevamenti derivano dal metano che resta in atmosfera meno di 10 anni (e che se le emissioni si riducono concorre a raffreddare l’atmosfera).
In conclusione, se volessimo soddisfare da qui al 2030 la domanda aggiuntiva esclusivamente con carne sintetica, dovremmo costruire quasi 150.000 bioreattori e l’impatto per la produzione di questo prodotto artificiale sarebbe nella migliore delle ipotesi più del doppio (352 milioni di tonnellate di CO2e) di quello che si avrebbe se il consumo fosse soddisfatto con l’allevamento naturale di animali zootecnici (150 milioni di tonnellate di CO2e).