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Brodo: elisir contro l’influenza e per la convalescenza

Dicevano le nonne che un brodo caldo tiene a bada la febbre. E aggiungevano che la convalescenza è l’anticamera della ricaduta. Il brodo, oltre che un potente idratante, contiene tutte le sostanze attive coadiuvanti le sindromi febbrili e il successivo decorso di guarigione. Caratterizzato da altissima digeribilità e assimilabilità, è gradevole anche per l’inappetenza che accompagna queste situazioni.

Secondo il National Institutes of Health, l’idea del brodo caldo come rimedio contro raffreddore e influenza risale al 12° secolo. La sua assunzione in questi stati aiuta ad aprire i seni nasali congestionati, a eliminare il muco, contribuendo a scongiurare la disidratazione che può insorgere durante una malattia, grazie all’acqua e ai numerosi sali minerali ad alta biodisponibilità, importanti per combattere le infezioni.

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Fra i componenti, particolarmente utile è la gelatina: secondo uno studio pubblicato su Gastroenterologia clinica e sperimentale [Frasca, G., Cardile, V., Puglia, C., Bonina, C., & Bonina, F. (2012). Gelatin tannate reduces the proinflammatory effects of lipopolysaccharide in human intestinal epithelial cells. Clinical and Experimental Gastroenterology, 5, 61–67.]: “Questi risultati suggeriscono che il tannato di gelatina esercita effetti anti-infiammatori inibendo le citochine specifiche e le molecole di adesione coinvolte in diversi disturbi infiammatori”.

Tutti i brodi sono benefici, ma quello di pollo è considerato dalla tradizione popolare il più adeguato per queste eventualità. Riproponiamo qui quanto già scritto in un precedente post: repetita iuvant, soprattutto quando si ha un brutto raffreddore. Secondo alcuni studi il brodo di pollo non è solo un semplice rimedio della nonna, ma ha un vero e proprio potere curativo, grazie ad una serie di sostanze dotate di attività medicinale benefica, tra cui un meccanismo antinfiammatorio che potrebbe alleviare i sintomi dell’influenza e delle infezioni del tratto respiratorio.

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In uno studio pubblicato su CHEST, la rivista peer-reviewed dell’American College of Chest Physicians, i ricercatori della sezione di medicina polmonare e di terapia intensiva del Medical Center di Omaha, in Nebraska, hanno valutato la capacità del brodo di pollo di ridurre la risposta infiammatoria associata a raffreddore e influenza, fornendo così un po’ di sollievo dai sintomi. Il brodo, che hanno chiamato “zuppa della nonna”, non includeva solo pollo, ma anche cipolle, patate dolci, rape, carote, gambi di sedano e prezzemolo, con l’aggiunta di sale e pepe, le quali si sono però dimostrate ininfluenti circa l’azione positiva del brodo stesso.

Secondo il dottor Rennard questo studio può avere rilevanza clinica e non fa altro che confermare ciò che l’esperienza ci insegna da sempre: ai primi sintomi di raffreddore e influenza, un bel brodo fumante di pollo aiuta effettivamente a stare meglio. Questo può essere dovuto alle numerose sostanze nutritive implicate nell’aumento delle difese immunitarie, che si disciolgono in acqua durante la cottura del pollo in brodo, tra cui amminoacidi essenziali, vitamine idrosolubili del gruppo B, minerali come ferro, selenio, zinco, calcio, magnesio, potassio, che non solo dalla carne, ma anche dalle ossa, pelle e cartilagini passano al brodo, oltre a numerosi altri elementi che vanno a nutrire il microbiota, aumentando il potere difensivo della microflora batterica intestinale e la guarigione dalle malattie infettive.

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Ad esempio, in cottura il pollo scioglie nell’acqua anche la sua gelatina, il grasso ricco di sostanze nutraceutiche antiossidanti, vitamine liposolubili, la condroitina, la glucosamina e l’acido ialuronico, sostanze funzionali del collagene che si trovano nelle cartilagini e che si sono rivelate utili per ricostruire le cartilagini rovinate degli anziani, e vengono impiegate nella pratica clinica per impedire l’osteoartrite e trattare l’artrosi.

 

 

Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali, Professore Ordinario di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e Presidente dell’Associazione Carni Sostenibili. Fra i migliori esperti globali in scienze animali, è incluso nel 2% di scienziati maggiormente citati al mondo.