Aspetti e impatti ambientali del cibo: che differenza c’è?
Esistono vari metodi per valutare gli impatti ambientali di un alimento. La differenza è che alcuni approfondiscono tutta la filiera e altri solo una parte, alcuni scelgono di utilizzare tutti gli indicatori d’impatto disponibili, altri si concentrano sui più rilevanti.
Di fatto non esiste una metodologia univoca in grado di misurare tutti gli aspetti contemporaneamente e con egual rigore, e soprattutto di pesarli tra loro in una valutazione complessiva. Anche le competenze in gioco possono essere diverse e complementari.
Tra tutte le metodologie utilizzate, l’analisi del ciclo di vita (LCA) è una di quelle più “innovative”, in quanto permette una visione di filiera piuttosto ampia, perdendo però, è doveroso ammetterlo, l’analisi di dettaglio del contesto locale. In pratica tutti gli scambi tra il sistema e l’ambiente vengono quantificati in modo da elaborare indicatori numerici di sintesi.
Poiché le informazioni da conoscere sarebbero pressoché infinite, l’esperienza degli analisti e l’utilizzo di banche dati consente di concentrare le risorse nello studio delle fasi più rilevanti della catena produttiva.
Ma gli impatti sono tutti uguali? Innanzi tutto, è molto importante considerare sempre il contesto. Molto spesso con il termine “impatto ambientale” si confondono due fenomeni che sono, in realtà, nettamente distinti. Sarebbe infatti più corretto dividere tra aspetti e impatti ambientali. Un aspetto ambientale è una qualsiasi interazione tra una attività umana (per esempio un processo produttivo) e l’ambiente, mentre l’impatto ambientale è l’alterazione (positiva o negativa) che l’ambiente subisce.
L’immissione di inquinanti in un fiume è un aspetto ambientale, ma il danno sugli organismi acquatici causato dalle sostanze rilasciate è un impatto ambientale. Quella tra causa ed effetto potrebbe sembrare una distinzione puramente accademica, ma in realtà è molto utile per descrivere meglio i prossimi concetti. In particolare, è bene sottolineare che la relazione tra gli aspetti e gli impatti ambientali non è sempre ovvia e può essere influenzata da diverse questioni.
Una è il tempo: in determinate condizioni l’ambiente ha la capacità di smaltire gli effetti dell’inquinamento subito e di ritornare (quasi) al suo stato iniziale. Questo fenomeno naturale, che può essere definito resilienza, ha però dei limiti: quando gli aspetti ambientali sono eccessivi e troppo incalzanti, la capacità di “autoriparazione” viene meno e si manifesta l’impatto ambientale.
Un po’ come avviene quando si consumano alcoolici: la cosa non crea problemi se le dosi e le frequenze di consumo sono tali da consentire al corpo di eliminare questa forma di “inquinamento”. Quando invece si esagera con il consumo (come nel caso degli aspetti ambientali troppo frequenti o troppo grandi) allora ci si ubriaca (impatto elevato) e a volte il danno è irreversibile.
Poi c’è appunto il contesto, ossia le condizioni locali in cui si manifestano gli aspetti ambientali, che è fondamentale per la quantificazione dei danni (impatti) generati: se un processo produttivo è caratterizzato da una emissione ripetuta in acqua di 10 grammi di inquinante, l’impatto relativo sarà molto diverso se questo accade in un piccolo lago di montagna oppure nel mezzo dell’Oceano Atlantico.
Altri fenomeni che influenzano la differenza tra aspetti e impatti sono i meccanismi chimico-fisici e biologici che avvengono nell’ambiente in seguito al rilascio di un inquinante. Questo è ad esempio il caso dei fertilizzanti azotati: una volta che si apporta azoto al suolo attraverso il loro impiego, le reazioni biochimiche del terreno portano alla formazione e al rilascio in aria di protossido di azoto (N2O), che ha un impatto ben maggiore rispetto al fertilizzante azotato di partenza.
Un’ ulteriore variabile da prendere in considerazione nelle analisi è lo spazio: a seconda di dove vengono generati gli aspetti ambientali, gli effetti possono essere differenti. Se per esempio i macchinari di un grosso stabilimento produttivo generano rumore in luoghi molto distanti tra loro, gli aspetti ambientali difficilmente si sommeranno, come avverrebbe invece nel caso in cui i macchinari fossero vicini. Inoltre, un aspetto ambientale può creare un danno limitato all’ambiente nelle immediate vicinanze del luogo in cui è stato generato, oppure rilevante per il mondo intero.
Tornando allo stabilimento rumoroso, “il fastidio” generato è limitato alle popolazioni locali. Se invece si prende in considerazione un’azienda che utilizza una risorsa naturale, magari sprecandola, il danno colpisce in modo diretto o indiretto tutta la popolazione mondiale. Nel primo caso si parla di impatti locali, nel secondo di impatti globali.
Redazione Carni Sostenibili